Martedì 5 febbraio 2024 alla Rotonda di Talucchi, della Pinacoteca Albertina di Torino, si inaugura la mostra personale “Reborn – Through India To My Soul” della fotografa Ivana Sunjic, docente Nikon School, autrice di libri bestseller, con oltre 20K followers.
La mostra è un percorso che comprende una selezione di 80 scatti fotografici realizzati nell’autunno del 2023 dall’artista fotografa, in un unico piccolo ghetto di Varanasi nel Nord dell'India, considerata la capitale spirituale del paese e lì dove il fiume sacro Gange costituisce l'unico posto della terra in cui gli Dei, secondo l’induismo, permettono agli uomini di sfuggire al Samsara e al Mokcha, un perpetuo ciclo di vita, morte e rinascita, da cui ogni anima è imprigionata.
L’artista, che è stata anche assistente del fotoreporter e ritrattista Steve McCurry, oggi considerato tra i massimi esponenti della fotografia contemporanea, ha finanziato il suo progetto con una campagna di crowdfunding di oltre 100 donatori che dal 2019 hanno mantenuto attiva la loro partecipazione nonostante il suo viaggio fosse stato rimandato a ottobre 2023 a causa della pandemia.
Ivana, con il tema della rinascita, ha incontrato storie, paesaggi, tradizioni e sguardi di un Paese dalla storia millenaria e, con lo stile essenziale e mai ovvio che la caratterizza, ha restituito le suggestioni del suo obiettivo in immagini intitolate «Reborn». In esse vita e morte, inizio e fine, acquistano un sapore unico e inscindibile: una stagione tra le infinite stagioni si consuma tra le strade più affollate del globo, in un Paese dai mille contrasti e in cui l’accentuata componente spirituale è proverbiale.
Sunjic, di origine croata ma italiana d’adozione dal 2001, è specializzata in ritratto d’autore, fotografia di moda e fotografia di viaggio oltre ad insegnare fotografia attraverso un esclusivo metodo personale. Con il maestro statunitense l’artista ha condiviso quella ricerca dell’anima più genuina della gente che, in un momento imprecisabile dell’osservazione, si può manifestare cambiando il corso delle cose. Catturare l’esperienza umana significa infatti attraversare diverse barriere per riuscire a cogliere il vero punto di contatto tra soggetto e autore.
“Il mio viaggio in India è consistito nel trovare una nuova fotografia, la mia” – ha dichiarato Ivana Sunjic - “quella che non somiglia a nessun altro, quella che scava dentro e non ha scuse. Si esprime con un linguaggio riconoscibile e riconducibile a una cosa sola: a me stessa. Per me c’è una sola via d’uscita, buttarmi dentro a una ricerca fotografica travolgente. Affrontare i miei demoni, fotografarli, perdonandoli, uno a uno, chiedendo agli angeli di essermi di supporto e gioiosamente, rinascere”.
Nell’anno in cui Torino si afferma sempre più a livello internazionale come una delle capitali della fotografia, in attesa di “Exposed”, il nuovo Festival Internazionale di Fotografia che si svolgerà nel mese di maggio, la mostra Reborn rappresenta un ulteriore celebrazione del mezzo fotografico che ha indubbiamente trasformato la vita di ognuno di noi.
L a fotografia di Ivana è la ricerca dell’essenza, della verità e dell’eleganza.
Fa della luce il suo alleato più fedele, compone per totale sottrazione di elementi superflui e guarda oltre l’ovvio.
È specializzata in ritratto d’autore, fotografia di moda e fotografia di viaggio, temi che tratta volentieri anche come docente.
Ivana della sua fotografia dice:
“Ho cominciato a fotografare nel 2002 e quasi per errore, con un corso base pieno di tecnicismi e di giudizi negativi e non avevo capito quasi nulla.
Ho passato degli anni a sbagliare e a cercare la risposta alla domanda: che cosa fa diventare una fotografia bella una fotografia straordinaria?
Sono arrivata a questa risposta grazie al duro lavoro e all’insegnamento del mio maestro Steve McCurry, di cui successivamente sono diventata assistente.
È stato un percorso emozionante, faticoso e meraviglioso nello stesso tempo.
Negli anni pubblicato su riviste in Italia e all’estero, fatto numerose mostre e, seguito clienti di prestigio mondiale, ma la cosa che mi ha reso felice di più non sono i miei successi bensì quelli dei miei allievi; mi si apre il cuore quando superano addirittura le mie conoscenze e riescono ad andare oltre i confini fino a quel momento esplorati insieme. Qui si chiude il cerchio e tutto diventa magia.”
Oggi nel curriculum con gioia aggiunge:
Autore bestseller dei libri “La Fotografia Perfetta: Creala con Occhi, Mente e Cuore” e “Lo Scatto Perfetto: Come vederlo prima di scattarlo secondo il Metodo Ivana Porta”;
Ambassador “Manfrotto”
Master “Nikon School”;
Influencer e mentore on-line, con decine di migliaia di followers e contenuti gratuiti più significativi che superano 1.500.000 di visualizzazioni.
Fondatore del marchio IO FOTOGRAFO®, il più completo corso di fotografia in Italia, la cui Community conta un migliaio di allievi ed è una delle più forti e attive community fotografiche oggi presenti sul territorio;
Fondatore del Metodo Ivana, il quale si basa sugli insegnamenti trasmessi da Steve McCurry, perfezionati negli anni da lei. Scardina totalmente le vecchie modalità di insegnamento e produce risultati formidabili, e in breve tempo, in migliaia di allievi, anche se partono da zero;
Vincitrice di molti premi e qualifiche tra cui spiccano l’“Oscar” per la moda: Nikon Award 2013 e qualifica “QEP – Qualified European Photographer” per la categoria ritratto;
Pubblica su riviste in Italia e all’estero; nel 2021 ottiene immagine di copertina e articolo sul prestigioso Master In Fotografia – Corriere della Sera
Autrice di numerose mostre e fotografo di fiducia di clienti di prestigio mondiale
Come docente in fotografia opera in tutto il mondo, in eventi da 15 a 1700 persone, utilizzando il suo esclusivo metodo di insegnamento.
Nel 2017 crea due Master in fotografia ANGELS POWER TRAINING® e “TOP PHOTO ACADEMYTM”. Il primo forma insegnanti di fotografia consentendo di approcciare l’attività professionale, il secondo permette di innalzare il livello fotografico ad alti livelli ed è aperto anche a fotoamatori pur essendo altamente specialistico.
Ivana si presenta al mercato nazionale anche come primo fotografo italiano specializzato in Marketing per Fotografi Professionisti (nel lontano 2008), nonché Business Coach pluricertificato.
Grazie alla precedente esperienza lavorativa come direttore marketing, abbinata alla costante ricerca e formazione di livello mondiale nel campo di Social Marketing, Web Automation, tecniche innovative di Comunicazione, Branding e Programmazione neuro-linguistica ottiene risultati importanti sia come influencer che come Mentore.
Probabilmente avete conosciuto Ivana come Ivana Porta, un brand che non è più in uso ma è sempre lei.
PRIMA DELLA FOTOGRAFIA
Ivana nasce in Croazia nel 1972 e si trasferisce in Italia nel 2001, dopo un regime, una guerra, due lauree (Storia dell’Arte e Lettere) e un dottorato in Architettura; trasferendosi perde completamente la sua identità e la riconquista grazie alla fotografia.
Nella sua vita” precedente” è stata direttore marketing del Teatro nazionale di Croazia nonché direttore del prestigioso Jazz Festival Split di cui era fondatore (Diana Krall, Ray Charles, Michael Brecker, McCoy Tyner...).
Diventa fotografa professionista a 35 anni, ex manager e già mamma, apparentemente senza uno spiccato talento ma con grande impegno e passione.
Varanasi
Varanasi (hindi वाराणसी, Vārāṇasī, nota anche come Benares, o Banaras, Benaras, Kashi e Kasi)
è una città nello stato dell'Uttar Pradesh, nel Nord dell'India, la cui storia risale all'XI secolo a.c.
Considerata la capitale spirituale dell'India, questa città attira ogni anno milioni pellegrini indù che si immergono nelle sacre acque del fiume Gange e vi partecipano a riti funerari.
Il Gange, il più venerato dei sette fiumi sacri dell'India, assume a un ruolo particolare a Varanasi: secondo l'induismo, chi viene cremato lungo lungo il fiume sacro oppure finisce i propri giorni nei pressi (n.b. presso i Death Hostel), viene liberato dal ciclo delle reincarnazioni e raggiunge uno stato di unificazione con il divino.
È l’unico luogo al mondo dove gli dei permettono agli uomini sfuggire al Samsara, ovvero il ciclo eterno di vita, mostre e rinascita (reincarnazione), per raggiungere finalmente il Moksha, la liberazione.
Per questo motivo da secoli milioni di induisti vengono a morire a Varanasi o a far spargere le proprie ceneri.
Per gli indù c'è anche la convinzione che, effettuando il bagno nel fiume (in particolare in talune occasioni), si possa ottenere il perdono dei peccati e un aiuto per raggiungere la salvezza.
Ogni induista infatti deve obbligatoriamente recarsi nella città di Varanasi almeno una volta nella vita, ed immergersi nelle acque del fiume Gange da almeno 5 Ghat differenti, per lavare i peccati e purificare l’anima.
I Ghats sono le tipiche scalinate che scendono dalla strada fino al fiume, e dove avvengono molti riti e cerimonie. Ogni giorno all’alba, gli induisti dai diversi ghats compiono le abluzioni, le pire per la cremazione ardono tutti i giorni e a tutte le ore, ed ogni sera al tramonto, i brahmini danzano tenendo in mano delle sculture di luce, mentre le centinaia di persone che assistono, da terra e dal fiume, affidano alla “madre Ganga” delle fiammelle che rappresentano i propri sogni. Più lontano la corrente porterà la propria fiammella, tanta più prosperità si avrà.
Ci sono circa una novantina di Ghats lungo un percorso di quasi 7km, e tra i più importanti ci sono:
Dashashwamedha Ghat
è l’asse principale del quartiere del Chowk, il quartiere commerciale antico, ed il posto ove bisogna recarsi almeno mezz’ora prima dell’alba per noleggiare una barca. È uno dei Ghat più sacri. Si trova vicino al Tempio Vishwanath, ed è probabilmente il ghat più spettacolare di Varanasi. Un gruppo di sacerdoti in questo ghat celebra tutti i giorni il culto del fuoco Aarti, in cui si fa una dedica a Shiva, al Gange, al Sole, al fuoco e all’intero universo.
Manikarnika Ghat
Il Ghat principale delle cremazioni conserva ancora la fiamma accesa da oltre 3500 anni.
La leggenda associata al Manikarnika Ghat indica questo come il luogo in cui Shiva osservava Vishnu nell’intento di scavare una fossa con il suo Chakra e riempendola con il sudore durante l’esecuzione di varie penitenze. Mentre Shiva osservava Vishnu perse l’orecchino, il “Manikarnika”, che cadde nella fossa. Secondo la leggenda, ogni volta che un corpo viene cremato al Manikarnika Ghat, Shiva chiede all’anima del defunto se abbia visto i suoi orecchini.
Lo Scindia Ghat
È noto per il tempio di Shiva costruito 150 anni fa e che giace parzialmente immerso nel fiume a causa del suo peso eccessivo. Secondo la tradizione, Agni, il dio indù del fuoco è nato qui.