Vittorio Sgarbi chiude la sua trilogia del Rinascimento, dopo Leonardo e Raffaello, con il racconto impetuoso della vita e delle opere di Michelangelo Buonarroti.
«Michelangelo evoca fantasmi. Nelle sue opere non c’è soltanto la bellezza e la pienezza della forma, ma anche il tentativo di cogliere uno stato d’animo e uno spirito che sono dentro la scultura e la pittura. Questa è la sua grandezza, la sintesi formidabile del Rinascimento.».
La parabola di un artista predestinato – narrata
da Vasari nelle Vite con l’ammirazione che già suscitava nei
contemporanei – capace di realizzare tra Firenze, Bologna e Roma una
sequenza di capolavori che lo affermano come un maestro assoluto,
venerato, copiato, rispettato per tutti i secoli a venire, fino ai
giorni nostri. Le parole di Sgarbi guidano lo sguardo alla ricerca delle
fonti e delle consonanze che le opere, opportunamente interrogate, ci
suggeriscono: così sentiamo nostro il dolore muto e senza tempo della
Madonna della Pietà vaticana, la forza interiore del David, proviamo la
stessa vertigine provata da Raffaello nella Cappella Sistina, di fronte
al gesto assoluto che unisce e allontana Dio e l’Uomo. Ancora vibriamo
dell’energia che la pietra trasmette ai Prigioni, al Mosè, all’estremo
abbraccio tra la madre e il figlio nella Pietà Rondanini. E in questo
viaggio Michelangelo non ci appare mai solo: egli studia e rivoluziona
la lezione dei maestri del passato – Masaccio, Donatello, Antonello da
Messina –, si confronta con gli artisti coevi – Niccolò dell’Arca,
Bellini, Mantegna –, e dialoga con i pittori e scultori successivi su
cui eserciterà la sua influenza, dai manieristi che ne subiranno il mito
a Tiziano, Caravaggio, Picasso, Pollock, fino all’arte contemporanea.
Vittorio Sgarbi insegue Michelangelo nello stupore della bellezza,
indaga le ombre della sua personalità inquieta, e pagina dopo pagina la
storia del più grande di tutti diventa una storia che ci riguarda, il
racconto del genio che ha mostrato al mondo l’anima dell’uomo.
“Michelangelo evoca fantasmi. Nelle sue opere non c’è soltanto la
bellezza e la pienezza della forma, ma anche il tentativo di cogliere
uno stato d’animo e uno spirito che sono dentro la scultura e la
pittura. Questa è la sua grandezza, la sintesi formidabile del
Rinascimento.
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