T.A.Z. Weblog Party
lunedì 22 gennaio 2024
domenica 21 gennaio 2024
sabato 20 gennaio 2024
Breviario di architettura Breviario di architettura di Siegfried Giedion (Ghibli)
Considerato ormai un classico della storia dell'architettura, "Breviario di architettura" ha la forma di un diario in cui Siegfried Giedion, uno dei massimi teorici nel campo, esamina gli effetti dello sviluppo tecnologico e sociale sulle tendenze architettoniche e urbanistiche del proprio tempo. Nel volume, l'autore affronta il tema dell'imprescindibilità dello studio del contesto storico-sociale in cui vengono progettate e realizzate le opere architettoniche, suggerisce una nuova forma di "regionalismo" e sottolinea la necessità di recuperare uno spirito monumentale. Giedion volge lo sguardo alla città del futuro, immaginando utopisticamente una realtà capace di ricostituire i rapporti tra l'Io e il Tu: unità abitative a grandezza d'uomo in grado di soddisfare i bisogni estetici e sentimentali della comunità.
MARTEDÌ 23 GENNAIO A CASTRIGNANO DE’ GRECI IL PROGETTO TITOLO COLLETTIVO OSPITA UN INCONTRO PER PARLARE DEI MODELLI DI GOVERNANCE DELLE RETI DI BIBLIOTECHE
Martedì 23 gennaio (dalle 16 alle 20 - ingresso gratuito su prenotazione bit.ly/47Fwbui) nella Biblioteca di KORA - Contemporary Art Center a Castrignano de’ Greci, con “Perché no? - Modelli di governance per una rete di biblioteche” proseguono gli incontri di formazione e confronto di Titolo Collettivo - Una rete per le biblioteche di comunità. Il progetto promosso da Ramdom, Kora, 34° Fuso e Magma in collaborazione con Unione dei comuni della Grecìa salentina, Polo Biblio-Museale di Lecce e LegaCoop Puglia, finanziato dalla Regione Puglia con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, propone azioni di formazione, co-progettazione e partecipazione rivolte ad amministratori pubblici, operatori culturali, bibliotecari, sottoscrittori del Patto della Lettura, per trasformare sempre più le biblioteche (in particolare quelle dei comuni di Corigliano d'Otranto, Cutrofiano e Castrignano de' Greci) in servizi pubblici, accessibili, gratuiti, riconoscibili e soprattutto partecipati dalla comunità di riferimento.
Dopo aver discusso negli scorsi mesi, tra esperienze e buone
pratiche, di strategie di comunicazione, fundraising, cooperazione, bilancio
sociale, benessere e salute, durante questo sesto appuntamento si parlerà della
costruzione o del consolidamento di reti di biblioteche. Dopo gli interventi di Vincenzo Santoro (responsabile Dipartimento Cultura, Turismo e Agricoltura di
ANCI - Associazione Nazionale Comuni Italiani) e Luigi De Luca (coordinatore dei Poli Biblio museali della Regione
Puglia), saranno illustrati i processi partecipativi che hanno portato alla
costituzione e alla definizione della governance di due interessanti sistemi
bibliotecari. Alessandro Agustoni e Luciano Barrilà parleranno dell'esperienza di CUBI – Culture biblioteche in rete, esperienza che dal 2015 raccorda l'attività di settanta
biblioteche dell’area est della Città Metropolitana di Milano e della provincia
di Monza e della Brianza e che da poco si è trasformato in Azienda speciale
consortile; Andrea Cacciatore racconterà invece il neonato Sistema Bibliotecario del Capo di Leuca, beneficiario del Fondo regionale pugliese di sostegno ai
sistemi bibliotecari intercomunali, che coinvolge Alessano, Castrignano del
Capo, Corsano, Montesano Salentino, Patù, Presicce-Acquarica e Salve. Partendo
da queste esperienze, l'incontro sarà l’occasione per un confronto sulle
opportunità di progettazione, governance e finanziamento in Italia e, in
particolare, nella regione Puglia.
Titolo Collettivo è un progetto promosso da una rete di enti del terzo
settore che gestiscono luoghi culturali e relativi servizi bibliotecari di Castrignano de' Greci (Ramdom APS, Kora - Centro del Contemporaneo), Cutrofiano (34° Fuso APS, Museo della Ceramica e
Biblioteca comunale) e Corigliano d’Otranto (Magma APS, Trame libere all’interno del Castello De'
Monti). In linea con altre esperienze già avviate nella Grecìa Salentina, il
progetto punta sui temi della creatività e dei linguaggi del contemporaneo da
sviluppare in luoghi di alto interesse storico e artistico, per divulgare
l'idea che tramite le buone pratiche culturali si possa avere una crescita del
tessuto sociale ed economico.
GLI APPUNTAMENTI DI TRIENNALE MILANO 23 – 28 gennaio
23 gennaio
- 18.00 Anteprima | The game - Trickster-pEvento riservato ai possessori di una membership Explorer, Insider o SupporterPer maggiori informazioni sulla membership: triennale.orgPresso Casa degli ArtistiIl pluripremiato duo svizzero Trickster-p ha scelto di coinvolgere il pubblico nel processo di creazione e ricerca legato al progetto The game, che viene presentato in occasione del nostro festival FOG, dal 3 al 7 Aprile 2024. In linea coi temi centrali del loro lavoro, propongono un ciclo di incontri in cui approfondire la dimensione del gioco come possibile dispositivo artistico. In ogni sessione di questa residenza-laboratorio, i partecipanti vengono divisi in squadre e si troveranno a decidere su quali basi organizzare un appezzamento di terra, puntando a incrementare le proprie risorse attraverso mirate strategie e sviluppando possibili strumenti collettivi di cambiamento.Cinque appuntamenti per i possessori della membership: dal 23 al 26 gennaio, dalle ore 18.00 alle 21.00, e il 27 dalle ore 10.00 alle 13.00
- 10.00 Triennale Radio ShowEvento onlineProseguono gli appuntamenti radiofonici in collaborazione con Radio Raheem. Host della trasmissione Damiano Gullì, curatore per Arte contemporanea e Public program di Triennale Milano.
- 19.00 Presentazione volume | Cartography No. 11 LancioEvento sold outCome si alimenta l’etica della differenza, quando tutto sembra andare verso divisioni e schieramenti? Come si realizza una cultura cosmopolita e della fraternità che includa tutti i viventi e gli enti di natura? "Cartography" è una rivista indipendente dedicata alla cultura del viaggio, fondata nel 2016 da Paola Corini e Luca De Santis. In ogni numero documenta tre destinazioni del mondo culturalmente diverse, per instaurare un dialogo tra esse. Nella sua undicesima edizione "Cartography" ha viaggiato in Uzbekistan, Messico e da Milano a Bezau, Austria. L’incontro si apre con un intervento di Umberto Galimberti per esplorare i temi trattati nel suo ultimo libro L’etica del viandante (Feltrinelli, 2023). Partecipano il filosofo Umberto Galimberti e gli autori Davide Coppo e Luca Trevisani. Modera Cristiana Campanini, giornalista e storica dell’arte.
- 19.00 Incontro | Palestinian Sound ArchiveIngresso libero previa iscrizione: triennale.orgMajazz Project – fondato da Mo’min Swaitat, attore formatosi presso il Freedom Theatre di Jenin e musicista – è un'etichetta discografica e un progetto di ricerca e archivio sonoro digitale di musica tradizionale che ha l'obbiettivo di far conoscere in tutto il mondo il patrimonio musicale palestinese. L'obiettivo è quello di mettere in contatto le band palestinesi degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta con un nuovo pubblico e rendere la loro musica disponibile attraverso piattaforme streaming sia in forma originale che reinterpretata e remixata da DJ, artisti e musicisti contemporanei.L'incontro, moderato da Layla Sit Aboha, attivista e curatrice indipendente, prevede un talk e una listening session.
- 10.00 Laboratorio | Dance Well - Ricerca e movimento per il ParkinsonIngresso libero previa iscrizione: triennale.orgTriennale Milano presenta Dance Well: un’iniziativa per promuovere la pratica della danza contemporanea in spazi museali e contesti artistici, che si rivolge principalmente, ma non esclusivamente, a persone che vivono con il Parkinson. Le classi si tengono tutti i giovedì mattina fino alla fine dell'anno. La partecipazione è aperta a tutti.
- 18.30 Visita guidata | Ron MueckVisita guidata a pagamento, per maggiori informazioni: triennale.orgTriennale propone una visita guidata per scoprire il lavoro dello scultore australiano Ron Mueck, le cui opere, realiste eppure misteriose, creano immediata empatia con il visitatore. Il percorso espositivo si compone di sei sculture e comprende l'installazione monumentale Mass del 2017, proveniente dalla collezione della National Gallery of Victoria, Melbourne, ed esposta in Europa per la prima volta. L'installazione si presenta al pubblico come un’esperienza fisica, oltre che visiva, composta da cento enormi sculture a forma di teschio umano, simbolo iconografico inesauribile. La mostra presenta anche nuovi lavori che illustrano l’evoluzione nella pratica scultorea di Mueck e opere simbolo della sua carriera appartenenti alla collezione di Fondation Cartier.
- 11.30 Conferenza stampa | Juergen Teller i need to livePresentazione alla stampa della mostra del fotografo tedesco Juergen Teller, una delle figure più importanti della fotografia internazionale, attivo dalla prima metà degli anni Novanta. La mostra aprirà al pubblico dal 27 gennaio al 1 aprile 2024.
- 18.30 Visita guidata | Pittura italiana oggiVisita guidata a pagamento, per maggiori informazioni: triennale.orgTriennale Milano propone una visita guidata della mostra Pittura italiana oggi, che riunisce il lavoro di 120 tra i più interessanti artisti e artiste italiani, nati tra il 1960 e il 2000. In mostra sono stati individuati singoli exempla
rappresentativi, attraverso un’opera per artista, realizzata tra il 2020 e il 2023, in grado di offrire sguardi trasversali, letture e interpretazioni originali della nostra contemporaneità.
- 12.00 Visita guidata | Museo del Design ItalianoVisita guidata a pagamento, per maggiori informazioni: triennale.orgTriennale propone una serie di visite guidate alla scoperta delle sue mostre e della sua collezione permanente. Il Museo del Design Italiano presenta la sua nuova selezione di oggetti e il suo nuovo allestimento attraversando i cento anni della storia di Triennale, con oltre 300 pezzi scelti tra i 1.600 che compongono le collezioni dell’istituzione e altri in prestito da importanti collezioni private.
- 15.30 Laboratorio | Quando soffia il tempoLaboratorio a pagamento, per maggiori informazioni: triennale.orgUn'attività che indaga le trasformazioni di Triennale Milano attraverso incontri fisici e simbolici. Bambini e famiglie sono guidati in un percorso inusuale all’interno del Palazzo dell'Arte, alla riscoperta dei cambiamenti che ha subito nel tempo. A conclusione della visita, ha luogo un laboratorio di trasformazione di uno degli elementi architettonici più caratterizzanti di Triennale Milano attraverso materiali plastici e leggeri. I bambini stessi diventano i protagonisti di un processo di creazione.
- 18.30 Visita guidata | Ron MueckVisita guidata a pagamento, per maggiori informazioni: triennale.org
- 12.00 Visita guidata | Museo del Design ItalianoVisita guidata a pagamento, per maggiori informazioni: triennale.org
- 15.30 Laboratorio | Quando soffia il tempoLaboratorio a pagamento, per maggiori informazioni: triennale.org
- 15.30 Incontro | WikiGiornata della Memoria 2024 - La resilienza dei Testimoni di GeovaIngresso libero previa registrazione: triennale.orgLa taskforce Wikipedia con un’équipe di storici specializzati indaga fatti e fonti che raccontano le storie delle minoranze perseguitate nel periodo nazi-fascista, studiando in questa edizione la coraggiosa resilienza dei Testimoni di Geova durante le persecuzioni. Tra le attività della taskforce, è da anni in corso l’opera di sensibilizzazione alla conservazione della Memoria e al controllo della veridicità di fonti e fatti, con numerosi eventi tra cui l’appuntamento della Giornata della Memoria. Intervengono: Adriana Lotto, storica, docente e ricercatrice, Presidente Istituto Storico Bellunese della Resistenza e dell’età Contemporanea; Francesco Lotoro, compositore e Direttore d'orchestra, ricercatore esperto di musica concentrazionaria; Marcello Pezzetti, storico della Shoah memorialistica (streaming online da Colonia); Michele Sarfatti, già Direttore della Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea, docente del Laboratorio "Storia della Shoah", Università degli Studi di Milano.
- 18.30 Visita guidata | Pittura italiana oggiVisita guidata a pagamento, per maggiori informazioni: triennale.org
venerdì 19 gennaio 2024
giovedì 18 gennaio 2024
Dal 5 marzo al 7 aprile: all'Accademia Albertina di Torino la mostra "Reborn - Through India to my Soul" di Ivana Sunjic - L’artista è stata assistente del fotoreporter e ritrattista Steve McCurry, è docente Nikon School e autrice di libri bestseller
Martedì 5 febbraio 2024 alla Rotonda di Talucchi, della Pinacoteca Albertina di Torino, si inaugura la mostra personale “Reborn – Through India To My Soul” della fotografa Ivana Sunjic, docente Nikon School, autrice di libri bestseller, con oltre 20K followers.
La mostra è un percorso che comprende una selezione di 80 scatti fotografici realizzati nell’autunno del 2023 dall’artista fotografa, in un unico piccolo ghetto di Varanasi nel Nord dell'India, considerata la capitale spirituale del paese e lì dove il fiume sacro Gange costituisce l'unico posto della terra in cui gli Dei, secondo l’induismo, permettono agli uomini di sfuggire al Samsara e al Mokcha, un perpetuo ciclo di vita, morte e rinascita, da cui ogni anima è imprigionata.
L’artista, che è stata anche assistente del fotoreporter e ritrattista Steve McCurry, oggi considerato tra i massimi esponenti della fotografia contemporanea, ha finanziato il suo progetto con una campagna di crowdfunding di oltre 100 donatori che dal 2019 hanno mantenuto attiva la loro partecipazione nonostante il suo viaggio fosse stato rimandato a ottobre 2023 a causa della pandemia.
Ivana, con il tema della rinascita, ha incontrato storie, paesaggi, tradizioni e sguardi di un Paese dalla storia millenaria e, con lo stile essenziale e mai ovvio che la caratterizza, ha restituito le suggestioni del suo obiettivo in immagini intitolate «Reborn». In esse vita e morte, inizio e fine, acquistano un sapore unico e inscindibile: una stagione tra le infinite stagioni si consuma tra le strade più affollate del globo, in un Paese dai mille contrasti e in cui l’accentuata componente spirituale è proverbiale.
Sunjic, di origine croata ma italiana d’adozione dal 2001, è specializzata in ritratto d’autore, fotografia di moda e fotografia di viaggio oltre ad insegnare fotografia attraverso un esclusivo metodo personale. Con il maestro statunitense l’artista ha condiviso quella ricerca dell’anima più genuina della gente che, in un momento imprecisabile dell’osservazione, si può manifestare cambiando il corso delle cose. Catturare l’esperienza umana significa infatti attraversare diverse barriere per riuscire a cogliere il vero punto di contatto tra soggetto e autore.
“Il mio viaggio in India è consistito nel trovare una nuova fotografia, la mia” – ha dichiarato Ivana Sunjic - “quella che non somiglia a nessun altro, quella che scava dentro e non ha scuse. Si esprime con un linguaggio riconoscibile e riconducibile a una cosa sola: a me stessa. Per me c’è una sola via d’uscita, buttarmi dentro a una ricerca fotografica travolgente. Affrontare i miei demoni, fotografarli, perdonandoli, uno a uno, chiedendo agli angeli di essermi di supporto e gioiosamente, rinascere”.
Nell’anno in cui Torino si afferma sempre più a livello internazionale come una delle capitali della fotografia, in attesa di “Exposed”, il nuovo Festival Internazionale di Fotografia che si svolgerà nel mese di maggio, la mostra Reborn rappresenta un ulteriore celebrazione del mezzo fotografico che ha indubbiamente trasformato la vita di ognuno di noi.
L a fotografia di Ivana è la ricerca dell’essenza, della verità e dell’eleganza.
Fa della luce il suo alleato più fedele, compone per totale sottrazione di elementi superflui e guarda oltre l’ovvio.
È specializzata in ritratto d’autore, fotografia di moda e fotografia di viaggio, temi che tratta volentieri anche come docente.
Ivana della sua fotografia dice:
“Ho cominciato a fotografare nel 2002 e quasi per errore, con un corso base pieno di tecnicismi e di giudizi negativi e non avevo capito quasi nulla.
Ho passato degli anni a sbagliare e a cercare la risposta alla domanda: che cosa fa diventare una fotografia bella una fotografia straordinaria?
Sono arrivata a questa risposta grazie al duro lavoro e all’insegnamento del mio maestro Steve McCurry, di cui successivamente sono diventata assistente.
È stato un percorso emozionante, faticoso e meraviglioso nello stesso tempo.
Negli anni pubblicato su riviste in Italia e all’estero, fatto numerose mostre e, seguito clienti di prestigio mondiale, ma la cosa che mi ha reso felice di più non sono i miei successi bensì quelli dei miei allievi; mi si apre il cuore quando superano addirittura le mie conoscenze e riescono ad andare oltre i confini fino a quel momento esplorati insieme. Qui si chiude il cerchio e tutto diventa magia.”
Oggi nel curriculum con gioia aggiunge:
Autore bestseller dei libri “La Fotografia Perfetta: Creala con Occhi, Mente e Cuore” e “Lo Scatto Perfetto: Come vederlo prima di scattarlo secondo il Metodo Ivana Porta”;
Ambassador “Manfrotto”
Master “Nikon School”;
Influencer e mentore on-line, con decine di migliaia di followers e contenuti gratuiti più significativi che superano 1.500.000 di visualizzazioni.
Fondatore del marchio IO FOTOGRAFO®, il più completo corso di fotografia in Italia, la cui Community conta un migliaio di allievi ed è una delle più forti e attive community fotografiche oggi presenti sul territorio;
Fondatore del Metodo Ivana, il quale si basa sugli insegnamenti trasmessi da Steve McCurry, perfezionati negli anni da lei. Scardina totalmente le vecchie modalità di insegnamento e produce risultati formidabili, e in breve tempo, in migliaia di allievi, anche se partono da zero;
Vincitrice di molti premi e qualifiche tra cui spiccano l’“Oscar” per la moda: Nikon Award 2013 e qualifica “QEP – Qualified European Photographer” per la categoria ritratto;
Pubblica su riviste in Italia e all’estero; nel 2021 ottiene immagine di copertina e articolo sul prestigioso Master In Fotografia – Corriere della Sera
Autrice di numerose mostre e fotografo di fiducia di clienti di prestigio mondiale
Come docente in fotografia opera in tutto il mondo, in eventi da 15 a 1700 persone, utilizzando il suo esclusivo metodo di insegnamento.
Nel 2017 crea due Master in fotografia ANGELS POWER TRAINING® e “TOP PHOTO ACADEMYTM”. Il primo forma insegnanti di fotografia consentendo di approcciare l’attività professionale, il secondo permette di innalzare il livello fotografico ad alti livelli ed è aperto anche a fotoamatori pur essendo altamente specialistico.
Ivana si presenta al mercato nazionale anche come primo fotografo italiano specializzato in Marketing per Fotografi Professionisti (nel lontano 2008), nonché Business Coach pluricertificato.
Grazie alla precedente esperienza lavorativa come direttore marketing, abbinata alla costante ricerca e formazione di livello mondiale nel campo di Social Marketing, Web Automation, tecniche innovative di Comunicazione, Branding e Programmazione neuro-linguistica ottiene risultati importanti sia come influencer che come Mentore.
Probabilmente avete conosciuto Ivana come Ivana Porta, un brand che non è più in uso ma è sempre lei.
PRIMA DELLA FOTOGRAFIA
Ivana nasce in Croazia nel 1972 e si trasferisce in Italia nel 2001, dopo un regime, una guerra, due lauree (Storia dell’Arte e Lettere) e un dottorato in Architettura; trasferendosi perde completamente la sua identità e la riconquista grazie alla fotografia.
Nella sua vita” precedente” è stata direttore marketing del Teatro nazionale di Croazia nonché direttore del prestigioso Jazz Festival Split di cui era fondatore (Diana Krall, Ray Charles, Michael Brecker, McCoy Tyner...).
Diventa fotografa professionista a 35 anni, ex manager e già mamma, apparentemente senza uno spiccato talento ma con grande impegno e passione.
Varanasi
Varanasi (hindi वाराणसी, Vārāṇasī, nota anche come Benares, o Banaras, Benaras, Kashi e Kasi)
è una città nello stato dell'Uttar Pradesh, nel Nord dell'India, la cui storia risale all'XI secolo a.c.
Considerata la capitale spirituale dell'India, questa città attira ogni anno milioni pellegrini indù che si immergono nelle sacre acque del fiume Gange e vi partecipano a riti funerari.
Il Gange, il più venerato dei sette fiumi sacri dell'India, assume a un ruolo particolare a Varanasi: secondo l'induismo, chi viene cremato lungo lungo il fiume sacro oppure finisce i propri giorni nei pressi (n.b. presso i Death Hostel), viene liberato dal ciclo delle reincarnazioni e raggiunge uno stato di unificazione con il divino.
È l’unico luogo al mondo dove gli dei permettono agli uomini sfuggire al Samsara, ovvero il ciclo eterno di vita, mostre e rinascita (reincarnazione), per raggiungere finalmente il Moksha, la liberazione.
Per questo motivo da secoli milioni di induisti vengono a morire a Varanasi o a far spargere le proprie ceneri.
Per gli indù c'è anche la convinzione che, effettuando il bagno nel fiume (in particolare in talune occasioni), si possa ottenere il perdono dei peccati e un aiuto per raggiungere la salvezza.
Ogni induista infatti deve obbligatoriamente recarsi nella città di Varanasi almeno una volta nella vita, ed immergersi nelle acque del fiume Gange da almeno 5 Ghat differenti, per lavare i peccati e purificare l’anima.
I Ghats sono le tipiche scalinate che scendono dalla strada fino al fiume, e dove avvengono molti riti e cerimonie. Ogni giorno all’alba, gli induisti dai diversi ghats compiono le abluzioni, le pire per la cremazione ardono tutti i giorni e a tutte le ore, ed ogni sera al tramonto, i brahmini danzano tenendo in mano delle sculture di luce, mentre le centinaia di persone che assistono, da terra e dal fiume, affidano alla “madre Ganga” delle fiammelle che rappresentano i propri sogni. Più lontano la corrente porterà la propria fiammella, tanta più prosperità si avrà.
Ci sono circa una novantina di Ghats lungo un percorso di quasi 7km, e tra i più importanti ci sono:
Dashashwamedha Ghat
è l’asse principale del quartiere del Chowk, il quartiere commerciale antico, ed il posto ove bisogna recarsi almeno mezz’ora prima dell’alba per noleggiare una barca. È uno dei Ghat più sacri. Si trova vicino al Tempio Vishwanath, ed è probabilmente il ghat più spettacolare di Varanasi. Un gruppo di sacerdoti in questo ghat celebra tutti i giorni il culto del fuoco Aarti, in cui si fa una dedica a Shiva, al Gange, al Sole, al fuoco e all’intero universo.
Manikarnika Ghat
Il Ghat principale delle cremazioni conserva ancora la fiamma accesa da oltre 3500 anni.
La leggenda associata al Manikarnika Ghat indica questo come il luogo in cui Shiva osservava Vishnu nell’intento di scavare una fossa con il suo Chakra e riempendola con il sudore durante l’esecuzione di varie penitenze. Mentre Shiva osservava Vishnu perse l’orecchino, il “Manikarnika”, che cadde nella fossa. Secondo la leggenda, ogni volta che un corpo viene cremato al Manikarnika Ghat, Shiva chiede all’anima del defunto se abbia visto i suoi orecchini.
Lo Scindia Ghat
È noto per il tempio di Shiva costruito 150 anni fa e che giace parzialmente immerso nel fiume a causa del suo peso eccessivo. Secondo la tradizione, Agni, il dio indù del fuoco è nato qui.
BIBLIOTECA, SALA STUDIO, ATTIVITÀ CULTURALI, LABORATORI ESPERIENZIALI, INFORMAZIONI TURISTICHE, PROMOZIONE DEL TERRITORIO E UNO SPAZIO A MISURA DI BAMBINE E BAMBINI: DA SABATO 20 GENNAIO NUOVA VITA PER PALAZZO RAHO NEL CENTRO STORICO DI ZOLLINO GRAZIE AL PROGETTO CANTIERI ZOÌ, VINCITORE DEL BANDO LUOGHI COMUNI DELLA REGIONE PUGLIA
Sabato 20 gennaio le sale di Palazzo Raho nel centro storico di Zollino riapriranno le porte in una veste rinnovata grazie a "Cantieri Zoì", progetto vincitore, dopo la candidatura del Comune di Zollino, del bando Luoghi Comuni, promosso dalle Politiche Giovanili della Regione Puglia e dall’ARTI - Agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione, finanziato dal “Patto per la Puglia” (Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020) e dal “Fondo Nazionale per le Politiche Giovanili”. Proposto dalla giovane associazione "In Punta di Tacco APS", coordinata dalla danzatrice, operatrice culturale e guida turistica Cristina Frassanito, dal musicista e docente Alessandro Chiga e dall'insegnante, guida escursionistica e travel designer Marcella Bordi, il nuovo progetto propone la creazione di un punto di informazioni turistiche e di promozione territoriale, la riattivazione del servizio di prestito bibliotecario, della sala studio e del doposcuola, la creazione di uno spazio a misura di bambine e bambini dove svolgere attività ludico ricreative attraverso la promozione della lettura per la fascia 0|6 anni, l'organizzazione di attività culturali (workshop di danza e musica, presentazioni di libri, concerti) e laboratori esperienziali. Il programma della giornata partirà alle 9:30 con la benedizione degli spazi da parte del parroco don Francesco Greco e le Letture animate per bambini dai 3-6 anni a cura del gruppo di lettrici volontarie della Grecìa Salentina. Si continuerà poi nel pomeriggio con la presentazione delle attività che animeranno Palazzo Raho nei prossimi mesi e la prima lezione prova del Corso di tamburello di Alessandro Chiga. Alle 18 l’inaugurazione ufficiale con gli interventi del sindaco Edoardo Calò, dell'assessore regionale Alessandro Delli Noci e di Cristina Frassanito, presidente dell’associazione "In Punta di Tacco APS". La giornata si concluderà con un aperitivo e con la musica popolare della cantante, tamburellista, danzatrice e ricercatrice Anna Cinzia Villani e della cantante e polistrumentista Michela Sicuro. Dopo l'inaugurazione Cantieri Zoì sarà aperto da lunedì a venerdì dalle 9:30 alle 12:30 e il martedì e giovedì anche dalle 15:30 alle 18. Info 3780677478 - inpuntaditaccoaps@gmail.com.
mercoledì 17 gennaio 2024
TRIENNALE MILANO - ven 19 gen h 18.30 - Alberto Meda e Arcangelo Sassolino: una conversazione
Venerdì 19 gennaio alle ore 18.30, Triennale Milano presenta Alberto Meda e Arcangelo Sassolino: una conversazione.
Arcangelo Sassolino
The way we were
2018
pressa, acciaio, sistema idraulico, basalto nero |
press, steel, hydraulic system, black basalt
240 x 62 x 78 cm
Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA
Exhibition view "Tensione Continua" group show curated by Carlo Falciani at Galleria Continua, San Gimignano
Photographer: Ela Bialkowska, OKNO Studio
>> Ingresso libero previa registrazione al link:
martedì 16 gennaio 2024
*La Pietà (da Teofrasto al Rinascimento, da Michelangelo a Pasolini).
Con il termine “pietà” si intende solitamente, nella storia dell’arte, un motivo figurativo rappresentante la Vergine e altri vari personaggi, che si apprestano alla deposizione, o tengono in braccio il Cristo morto.
Il concetto che in italiano
esprimiamo con il termine "pietà" (religiosa) e dall'aggettivo
"pio", come in "persona pia" o "religiosa",
deriva dal latino “pietas” e traduce il greco “eusebeia”. La
pietà rende una persona "uomo di Dio", o "amico di Dio",
così come doveva essere fin dall'inizio, vale a dire di colui o colei che "ad
immagine e somiglianza di Dio", "cammina con Lui". E proprio
questa centralità Uomo -Dio, che caratterizzò tutto l’Umanesimo e il
Rinascimento Italiano.
La pietà è una virtù che siamo
chiamati a coltivare ed esercitarvisi ed è quindi fondamentalmente una pratica
("la pratica della pietà") che si apprende e che comporta precise
implicazioni nel nostro rapporto con gli altri (una condotta santa e pia
caratterizzata da purezza di spirito).
La “Pietà” è uno di quei
sentimenti pieni di compassione, tensione emotiva, umanità che hanno espresso
il dolore e la commozione dell’animo umano. E’ uno dei temi iconografici più
diffusi, trattato da innumerevoli artisti nel corso dei secoli. Ma qual è l’origine
di questa iconografia? Dove troviamo la genesi della Pietà come oggi intendiamo
questa rappresentazione, in cui si sono cimentati i più grandi autori e che
trovò nel Rinascimento la sua massima espressione?
La pietà si colloca a pieno
diritto nel dibattito degli umanisti tra il concetto di “dignità” di Pico
della Mirandola e quello di Amore del neoplatonico Marsilio
Ficino, senza dimenticare lo studio di Cicerone che si manifestò nel
Rinascimento. A tale proposito ricordiamo una citazione del grande Cicerone:
“ Ed e bene che siano consacrate la Ragione, la Pietà, la Virtu, la
Fede; a tutte queste sono dedicati in Roma dei templi in maniera siffatto che,
tutti quelli che le posseggono – e le posseggono tutti quanti i buoni – pensino
di avere nel loro animo gli dei stessi.”
Ma la prima traccia filosofica
di questo concetto la troviamo nell’antica Grecia, in uno degli allievi di
Aristotele e cioè TEOFRASTO. In Italia ce ne ha dato ampia e bellissima
trattazione Gino Ditadi nel suo libro TEOFRASTO: DELLA PIETA’ (Isonomia,
Padova, 2005), dobbiamo ritenere che il testo circolasse nel Rinascimento negli
ambienti Neoplatonici e di massima attenzione tra gli Umanisti per la sua
centralità sulle capacità dell’UOMO. Teofrasto nel suo libro Della Pietà
auspicava il rispetto del mondo animale e vegetale: Secondo Teofrasto esiste
una parentela che accomuna uomini ed animali. Tutti, infatti, hanno per padre
il cielo, per madre la terra e il sangue del medesimo colore:
«Tutti gli uomini, ma anche
tutti gli animali sono della stessa razza, perché i principi dei loro corpi
sono per natura gli stessi (parlando così non mi riferisco ai primi elementi
dai quali provengono le piante, ma penso alla pelle, alle carni, a quel genere
di umori inerenti agli animali), e ancor più perché l’anima che è in loro non è
diversa per natura in rapporto agli appetiti, ai movimenti di collera, ai
ragionamenti e soprattutto alle sensazioni […].”
Solo nel 700 si giunge ad un’estensione, contiguità e
interdipendenza, del concetto di pietà con quello più moderno di Umanità
(Humanitas). Ecco come Kant si esprime nella Metafisica dei costumi:
“Congratulazione e compassione
(sympathia moralis) sono sentimenti sensibili di piacere o dispiacere (che
dunque sono da chiamare «estetici») per lo stato di benessere o dolore degli
altri (sentimento comune, sensazione partecipativa), per i quali già la natura
ha posto negli uomini la recettività. Tuttavia, il far uso di questi come di
mezzi per promuovere la benevolenza attiva e razionale costituisce un
dovere ulteriore (benché solo condizionato), che va sotto il nome di umanità
(humanitas), poiché qui l’uomo viene considerato non puramente come essere
razionale, ma anche come animale dotato di ragione. Questa può essere posta
solo nella facoltà e volontà di essere partecipi gli uni degli altri in
rapporto ai propri sentimenti (humanitas practica), oppure puramente nella
recettività per il comune sentimento del benessere o del dolore (humanitas
aesthetica), che la natura stessa dà. La prima cosa è libera e viene dunque
chiamata partecipativa (communio sentiendi liberalis); la seconda non è libera
(communio sentiendi illiberalis, servilis) e può chiamarsi comunicativa (come
il calore o le malattie infettive), o anche passione comune, giacché essa si
diffonde naturalmente tra uomini che vivono gli uni accanto agli altri. Solo
nei confronti della prima esiste un dovere (A 129-130).”
Comunque associata alla
religione e alla fede divenne patrimonio della Cristianità nei secoli e quindi
grande strumento di divulgazione religiosa anche nell’Arte promossa dai Papi e
dal mondo ecclesiastico.
Nel Trecento, Giotto a Padova,
nella cappella degli Scrovegni dipinse il suo affresco, “Compianto sul
Cristo morto”. considerato una delle opere fondamentali dell’arte moderna,
segna il netto distacco dalla bidimensionalità dell’arte bizantina, con i
soggetti religiosi privi di espressività, con le forme appiattite e stilizzate.
Giotto rivoluziona la pittura, esaltando l’intensità del dolore, dando volume
ai corpi e il senso della prospettiva, cercando di imitare la realtà.
Nel Rinascimento gli
Artisti che sono stati i maggiori interpreti di questo tema sono stati: Cosmé
Turà, Perugino, Giovanni Bellini, Sebastiano del Piombo, Raffaello, Mantegna,
Michelangelo, Caravaggio.
La Pietà è un dipinto tempera su
tavola di Cosmè Tura, databile al 1460 circa e conservato nel Museo
Correr di Venezia che evidenzia la sofferenza del corpo di Cristo. L'opera è
ricca di simbologie e significati, tra questi, il più curioso si trova sulla
sinistra dello spettatore: nell'angolo, vicino a una rovinosa caduta di colore,
si scorge una scimmietta sulla cima di un albero che sta a ricordare la natura
inferiore dell'uomo rispetto a quella divina. Stilisticamente quindi si colloca
pienamente in linea con la pittura ferrarese di fine Quattrocento, tra le
influenze nordiche e l'interpretazione delle novità portate da Mantegna nella
vicina Padova. Poi c’è il polittico di Roverella dove predomina la scenografia
della deposizione e la tensione drammatica della composizione.
La Pietà del Perugino
(Perugino, Pietà, 1493-1494, olio su tavola, 168 x 176 cm. Firenze, Galleria
degli Uffizi) riprende un modello iconografico figurativo del nord Europa che
sarà poi superata da Michelangelo con la sua Pietà. La Vergine è seduta con una
posizione verticale e rigida mentre il corpo di Gesù è collocato
orizzontalmente sulle sue gambe. A sinistra, Giovanni evangelista sostiene la
parte superiore del corpo di Cristo mentre a destra Maria Maddalena regge i
piedi. Sui lati dell’immagine si trovano un giovane santo con le mani giunte e
raccolte verso il petto e un santo più anziano.
La Pietà del Perugino riprende
il modello tedesco definito Vesperbild. Secondo questa tradizione
iconografica, il corpo di Cristo giace rigido tra le braccia di Maria. La Madre
è seduta con il busto teso e verticale mentre il Gesù morto è disposto in
orizzontale. Questo modello troverà una moderna alternativa con la Pietà di
Michelangelo. Il termine tedesco Vesperbild si può tradurre in italiano come
immagine del Vespro. Tale modello di scultura devozionale nacque nel XIV
secolo in Germania.
L’ardito scorcio prospettico è
il punto di forza del Cristo morto del Mantegna.
L’artista studia la composizione del dipinto con un intento emotivo: far
soffrire l’osservatore, che si ritrova trascinato al centro del dramma, proprio
di fronte al Cristo disteso sulla pietra dell’unzione. Il taglio fotografico,
il forte contrasto di luci, il tratto incisivo delle linee, tutto per
evidenziare i dettagli più impressionanti, come i buchi lasciati dai chiodi nei
piedi in primo piano e nelle mani.
Nel dipinto della Pietà,
realizzato da Sebastiano del Piombo intorno al 1516, non esiste
contatto fisico tra Maria e Gesù. La Madonna prega rivolta al cielo, con il
figlio disteso ai suoi piedi in uno scenario tenebroso che è stato riconosciuto
come una zona periferica di Viterbo.
Come Michelangelo, Tiziano
raffigura sé stesso nella Pietà destinata alla sua sepoltura: egli è il vecchio
prostrato dinanzi alla Vergine, tradizionalmente identificato in Nicodemo o
Giuseppe d'Arimatea. La tecnica pittorica è quella tipica delle sue ultime
opere ed è caratterizzata da colori cupi stesi con pennellate ricche e veloci,
vibranti di luce.
Giovanni Bellini:
Il lirismo struggente di
Giovanni Bellini è rivelato da tre opere sul tema della Pietà due a Milano, una
a Brera e l’altra al Museo Poldi Pezzoli. Entrambe colpiscono per l’eleganza
della figura di Cristo, un’atmosfera quasi metafisica. Non compaiono elementi
prospettici accentuati (come invece nel Cristo scurto di suo cognato Mantegna),
né la presenza corporea del corpo di Cristo Michelangiolesco. La terza a
Venezia c/o il Museo Correr.
A Giovanni Bellini il destino e la bravura regaleranno due
allievi dell’importanza di Giorgione e Tiziano (come i più grandi artisti
fiorentini passeranno per la bottega di Verrocchio) a cui darà e dai quali
prenderà ispirazione. Bellini è un disegnatore straordinario: è la perfetta
definizione dei personaggi e di ogni minuto particolare a dettare i connotati
dell’opera. Del resto, a Venezia i fiamminghi erano ben noti (e collezionati) e
Giovanni Bellini guarda anche a loro.
Ma fra tutte le Pietà dipinte
dal Bellini nel “Cristo morto sorretto da quattro angeli”, una tempera e
olio su tavola dipinta intorno agli anni ’70 del 1400 e oggi conservata al
Museo della Città di Rimini è quella che più ci colpisce. Qui avviene il “quasi
attuato rinnovamento” come scrive Roberto Longhi, che continua “Ecco
tutto il quadro occupato di alterne tonalità coloristiche chiare e scure: ecco
i corpi divenuti di una sostanza più viva e respirante, come zuccherina, dove
l’ombra si deposita morvidissima; ecco il modellato arrotondarsi come nelle
testine angeliche (…) ecco i corpi soffondersi d’ambra e le vesti formarsi di
rosa”.
La dolorosa armonia e la
delicatezza angelica di Bellini fanno pensare più a influenze di Antonello da
Messina che non di Mantegna.
Nella Deposizione realizzata
da Caravaggio, (Pinacoteca Vaticana), la scena è affollata e la luce, quasi
divina, colpisce direttamente il corpo di Cristo. Nicodemo, che ha il volto di
Michelangelo, gli sostiene i piedi ed è l’unico personaggio che rivolge lo
sguardo verso chi osserva. Il viso di Gesù è un autoritratto del Caravaggio. Il
“braccio della morte” è una citazione della prima Pietà di Michelangelo. Maria
è distante dal Cristo e appare invecchiata.
LA PIETA’ IN MICHELANGELO: Il
Genio di Michelangelo lo portò ad esprimersi come nessuno prima e dopo di lui
sul tema della Pietà a più riprese ed a tutte le età sino alla morte, e divenne
nell’artista non solo oggetto d’investigazione iconografica- religiosa, ma
divenne una vera ossessione assoluta sia in campo etico, che estetico e umano.
Se ne conosco 4 versioni (tre certe e una dubbia).
-La
Pietà Vaticana: Michelangelo affronta per la prima volta
l’immagine della Pietà durante il suo primo viaggio a Roma, su commissione del
cardinale francese Jean de Bilhères. Il giovane Michelangelo, era all’epoca
ventitreenne, concepisce l’opera con un impianto piramidale dove a trionfare
sono oltre la bellezza e l’armonia, la centralità della giovane figura Mariana,
donna e madre simbolo d’amore e purezza assoluta.
“Sia
noto et manifesto a chi legerà la presente scripta, come el reverendissimo
cardinal di San Dionisio si è convenuto con mastro Michelangelo statuario
fiorentino, che lo dicto maestro debia far una Pietà di marmo a sue spese, ciò
è una Vergene Maria vestita, con Christo morto in braccio, grande quanto sia
vno homo iusto, per prezo di ducati quattrocento cinquanta d’oro in oro papali,
in termino di uno anno dal dì della principiata opera.” Roma,
27 agosto 1498. Questo il contratto che diede inizio a uno dei capolavori
dell’Arte d’ogni tempo.
Il volto
estremamente giovanile della Madonna gli attirò critiche crudeli, alle quali
l’artista rispose sostenendo che la santità preserva l’eleganza e la
giovinezza(esaltata da un panneggio marmoreo strabiliante) e che il suo intento non era quello di
rappresentare il momento della morte di Cristo, ma il significato più
spirituale e profondo che vi si celava dietro. Il risultato è che Michelangelo
riesce a rendere eterno un momento, carico di intensa umanità.
-La pietà di Palestrina:
Una
Pietà ritrovata nella chiesa di Santa Rosalia a Palestrina è tra le opere più
discusse di Michelangelo. Lo stesso Vasari la riteneva opera di un suo allievo
ma alcuni disegni di Michelangelo, tra i quali uno per Vittoria Colonna, sua
amica e confidente nonché signora di Palestrina, mostrano che l’artista stava
lavorando su un’idea dall’impianto molto simile.
Malgrado
in molti l’abbiano attribuita a Michelangelo (Caprese, 1475 - Roma, 1564), le
fonti coeve tacciono al riguardo. Non esistono documenti dell’epoca di
Michelangelo che la citino, e nessuno dei suoi biografi ne parla: di fatto, se
fosse davvero un’opera del grande artista toscano, sarebbe l’unica Pietà di cui
nessuno dei suoi contemporanei abbia mai scritto qualcosa.
L’opera
si trova in uno stato di abbozzo, il che fa pensare proprio alla tecnica di
Michelangelo. Il lato posteriore è completamente liscio (l’opera era da
addossarsi a una parete, posizione in cui in effetti si trovava nella chiesa
prenestina), ma alcune forature e i rimasugli di certi motivi decorativi
lascerebbero supporre che il pezzo di marmo da cui fu ricavata la scultura
fosse anticamente un elemento inserito in un complesso più ampio: segno che lo
scultore che realizzò la Pietà non lavorò su un marmo che arrivava direttamente
da una cava, bensì su quello che con ogni probabilità era il frammento di un
architrave appartenente a un’architettura antica.
Lo
studioso francese Albert Grenier fu tra i primi entusiasti fautori dell’opera
come di mano Michelangiolesca: sottolineando la “violenza del sentire
dell’artista”, la “cura tormentata per i dettagli”, il “sentimento profondo
dell’insieme”, e anche le sproporzioni, come quelle fortissime tra il
torace e le gambe di Cristo, che per Grenier sono volute. A favore
dell’attribuzione si schierarono anche Piero Toesca e Adolfo Venturi. Tra
coloro che inflissero un duro colpo all’attribuzione vi furono Rudolf
Wittkower, che pensò al lavoro di un allievo e Charles de Tolnay (che,
peraltro, diresse la Casa Buonarroti dal 1965 al 1981), il quale scrisse che
l’opera altro non era se non “una mescolanza di motivi di diverse opere di
Michelangiolo”, e nello specifico che “il cadavere del Cristo e la Vergine sono
copie della prima versione della Pietà Rondanini”, che “la Santa Maddalena è
una copia (all’inverso) della Maddalena della Pietà del Duomo”, e che
“l’esecuzione, debolissima nei particolari, è probabilmente da attribuirsi a un
allievo di Michelangiolo”.
Certo è
che l’opera esprime benissimo e sintetizza il mondo poetico Michelangiolesco e
la sua tecnica e da forse ragione a Giovanni Papini che scrisse: “ …E così
l'opera che sembrava trinità del dolore è invece trilogia di umano e divino
conforto. “
-La
pietà Bandini:
Ben
diversa dalla giovanile e rifinita Pietà Vaticana è la cosiddetta Pietà
Bandini, iniziata in tarda età e costruita come un gruppo serrato di figure che
comprende la Maddalena e Nicodemo che sorregge la Vergine e il corpo di Cristo.
è una
delle ultime opere di Michelangelo Buonarroti, che la realizzò tra il 1547 e il
1555 circa, lasciandola interrotta. La targa con inscrizione, di maestranze
fiorentine, ricorda il trasferimento dell’opera dalla Basilica di San Lorenzo
in Duomo.
Ideata da Michelangelo come
monumento per la propria sepoltura, l’opera appartenne per un certo tempo alla
famiglia Bandini, in Roma, finché venne acquistata dal granduca Cosimo III de’
Medici nel 1671. Dapprima collocata in San Lorenzo, nel 1722 fu spostata in
Duomo, sul retro dell’altar maggiore, per poi essere sistemata nel 1933 nella
cappella di Sant’Andrea. Dal 1981 si trova nel Museo dell’Opera.
Più
urgente e immediata si è fatta la volontà di fondere il Figlio di Dio con la
Madonna, tant’è che i due volti si toccano, mentre il corpo divino è diventato
carne in disfacimento, materia tragica accentuata dallo stato di non finito
dell’opera.
Michelangelo
stesso, dopo aver preso in considerazione l’idea di farla porre sulla sua
tomba, l’aveva presa a martellate ed abbandonata in una delle sue crisi
depressive. Fu rifinita da Tiberio Calcagni, per mediazione di Francesco
Bandini ma non giungerà mai ad essere posta sul sepolcro dell’artista come
auspicava già il Vasari.
Michelangelo,
ormai settantenne, ha raffigurato il proprio autoritratto, come per
identificarsi in Nicodemo, nella sua cura amorevole del corpo di Gesù, mentre
lo deposita, accompagnandolo nel sepolcro. Il tema della morte, della
sepoltura, della speranza cristiana della risurrezione, si fondono in una
compassione corale e assoluta. Nel suo volto c’è tutto lo strazio, l’amore e la
pietà umana e divina di Michelangelo.
La Pietà Rondanini:
L’ultima
delle Pietà michelangiolesche è anche l’ultima opera a cui l’artista mise mano.
Rimasta anch’essa incompleta, fu rielaborata da Michelangelo più volte, fino a
giungere alla soluzione di unire il corpo di Cristo a quello della Vergine,
scolpendolo nella parte di marmo inizialmente occupata dal solo corpo di Maria.
Le due
figure così lievemente abbozzate evocano una fusione che, prima dei corpi, è
una fusione di anime. L’iniziale ricerca di perfezione anatomica è del tutto
scomparsa, mentre la consistenza fisica delle figure ha lasciato il posto ad
un’immagine spiritualizzata.
Nessun
altro artista al pari di Michelangelo ha saputo trasmettere il valore
straordinario del non-finito, potendolo contrapporre al massimo grado di
perfezione raggiunto in alcune opere da lui scolpite in gioventù, quali il
Bacco, la Pietà vaticana o il David. Figure bloccate nel marmo come da una
sorta di incantesimo, ma il cui respiro pare non essersi mai arrestato
all’interno della materia. Un non-finito, naturalmente, che non vuol
significare una momentanea o conclusiva interruzione, ma una scelta poetica e
materica di contrasto tra il levigato e la materia grezza come espediente per
far risaltare ancor più sia la valenza spirituale della materia che dell’agire
scultoreo.
Il non-finito-consapevole
in arte, però, è una condizione assai diversa, interiore che esalta la tensione
creativa e le capacità tecniche dell’artista che trae dalla materia grezza
perle estetiche. Michelangelo, intuì immediatamente come la scultura, più di
qualsiasi altra espressione artistica, abbia connaturata in sé la capacità di
restituire visivamente una così intensa tensione emotiva, senza alterarne la
forza poetica e drammatica. Infatti egli, che pure fu pittore, architetto e
poeta, sempre si considerò essenzialmente scultore. Intendendo la scultura come
l’arte del togliere, dello svelare, ciò che la materia già di per sé contiene.
Iniziata nel 1552 Michelangelo vi lavorerà sino al 1564, quasi novantenne (era
nato il 6 marzo 1475), sino agli ultimi giorni di vita. Colpisce l’intensità di
questo dialogo ininterrotto con la morte, l’assoluto e la materia.
La
scultura venne trovata nel suo studio, dopo la sua morte, e dall’inventario
risulta così descritta: «Statua principiata per un Cristo et un’altra figura
di sopra, attaccate insieme, sbozzate e non finite». A conclusione delle
sue Vite, il Vasari scriverà di questa e di tutte le opere di Michelangelo, che
la loro fama durerà fino a quando durerà il mondo, «mal grado della invidia et
al dispetto della morte».
L’opera in levare di
Michelangelo si percepisce a pieno confrontando il panneggio
elegante e sontuoso della Madonna nell’opera Vaticana e l’essenzialità assoluta
e commovente nel nudo del corpo di Cristo della pietà Rondanini e l’assenza
assoluta di panneggi e decori nella pietà Rondanini.
La pietà in Pier Paolo Pasolini:
La pietà è uno dei temi
dominanti (insieme alla Realtà) della poesia di Pasolini. Il suo era un ateismo
religioso (La religione del mio tempo; L’Usignolo della Chiesa Cattolica, Le
ceneri di Gramsci). Pasolini affronta il tema della Pietà di CRISTO-UOMO, nel
film Il Vangelo secondo Matteo in maniera esemplare. E basterebbe ricordare la
poesia dedicata al Papa in cui gli rimprovera non di non fare il male, ma di
non fare il bene, accusandolo d’essere un grande peccatore, ma preferiamo
ricordare quest’altra poesia: LA CROCIFISSIONE.
“…Il poeta indifeso e nudo come un “fanciullo” si
rivolge al suo Dio creatore per confessarsi e chiedergli perdono. Ecco il
richiamo e l’analogia con la passione di Cristo, l’Annunciazione. La sua onestà
intellettuale e il suo amore per la verità storica che saranno due stelle
comete di tutta la sua attività di uomo, poeta, critico, scrittore e regista.
Si nota subito l’incipit di ogni parte del suo
poemetto La Passione e oggetto della sua preghiera e riflessione è CRISTO, come corpo morto(e viene in mente
la deposizione del Mantegna), Cristo androgino, come giovinetta, Cristo in
supplizio, Cristo ferito, Cristo soave fanciullo, in cui il poeta s’identifica e soffre.
Ricordiamo che nel 1964 dedica alla figura di
Cristo il suo capolavoro cinematografico Il Vangelo secondo Matteo. Pasolini
non ama la chiesa ma adora la figura simbolica e storica di Cristo umile e
rivoluzionario. Il suo laicismo poetico, lo porta scrivere un poemetto “La
Crocefissione” che crediamo centrale del libro:
*LA CROCIFISSIONE
Ma noi predichiamo Cristo crocifisso:
scandalo pe’ Giudei, stoltezza pe’ Gentili
Paolo, Lettera ai Corinti
Tutte le piaghe sono al sole
ed Egli muore sotto gli occhi
di tutti: perfino la madre
sotto il petto, il ventre, i ginocchi,
guarda il Suo corpo patire.
L’alba e il vespro Gli fanno luce
sulle braccia aperte e l’Aprile
intenerisce il Suo esibire
la morte a sguardi che Lo bruciano.
Perché Cristo fu ESPOSTO in Croce?
Oh scossa del cuore al nudo
corpo del giovinetto…atroce
offesa al suo pudore crudo…
Il sole e gli sguardi! La voce
estrema chiese a Dio perdono
con un singhiozzo di vergogna
rossa nel cielo senza suono,
tra pupille fresche e annoiate
di Lui: morte, sesso e gogna.
Bisogna esporsi (questo insegna
il povero Cristo inchiodato?),
la chiarezza del cuore è degna
di ogni scherno, di ogni peccato
di ogni più nuda passione
(questo vuol dire il Crocifisso?
sacrificare ogni giorno il dono
rinunciare ogni giorno al perdono
sporgersi ingenui sull’abisso.)
Noi staremo offerti sulla croce,
alla gogna, tra le pupille
limpide di gioia feroce,
scoprendo all’ironia le stille
del sangue dal petto ai ginocchi,
miti, ridicoli, tremando
d’intelletto e passione nel gioco
del cuore arso dal suo fuoco,
per testimoniare lo scandalo.
*tratto da L’Usignolo della chiesa cattolica, Gli
Struzzi, Einaudi, 1982, pagg. 85-86.
Qui il poeta esprime tutta la
sua Pietas Cristiana e umana, e l’identificazione con il Cristo umano e
terreno, crocifisso senza colpe, umiliato nel corpo, deriso negli insegnamenti
e ne trae l’insegnamento che bisogna esporsi e accettare il rischio della
crocifissione, testimoniarne lo scandalo.” (dal
libro di Donato Di Poce: P.P.Pasolini, L’ossimoro vivente, I Quaderni del Bardo
Edizioni, Lecce, 2021)
E infine vogliamo ricordare
un’opera di street art, di Ernest Pignon-Ernest (che ne aveva fatta
un’altra a Certaldo) a Roma, dedicata alla figura di Pier Paolo Pasolini, solo
l’ultima di una nutrita serie, che annovera, tra gli autori più noti, Mr.
Klevra, Omino 71, Maupal, Zilda, David Vecchiato, Nicola Verlato.
Un poster incollato al muro, per
il ritratto di un Pasolini doppio, vivo e morente, colto nell’atto dell’ultima
(auto)contemplazione. Strana e potente pietà laica, in cui il poeta tiene fra
le braccia il proprio cadavere: una luttuosa premonizione, con quell’idea di
morte così presente, sempre, nella sua scrittura, o viceversa un’ostinata
affermazione di disperata vitalità, esibendo egli stesso l’immagine del delitto
e del dolore. In quest’opera riemergono il tema della morte e prepotentemente
quello della pietà attraverso il suo doppio, che diventa anima del mondo
morente sola speranza di redenzione per l’essere umano.
***
*Dal libro di Donato Di Poce, “RINASCIMENTO: La danza delle
idee, I Quaderni del Bardo, Lecce, 2022.