Versace racconta la storia dell'iconica casa di moda, dalla creazione ad opera di Gianni Versace allo status cult di oggi sotto la guida di Donatella. Con oltre 100 immagini di red carpet, capi chiave e sfilate stupefacenti, il libro è una favolosa raccolta di tutto ciò che è Versace.
T.A.Z. Weblog Party
sabato 13 gennaio 2024
venerdì 12 gennaio 2024
J.R.R. Tolkien. Artista e illustratore. Ediz. a colori di G. Hammond Wayne, Christina Scull (Bompiani)
Una celebrazione del talento artistico di J.R.R. Tolkien attraverso la riproduzione di 200 opere tra pitture, acquerelli, disegni e schizzi.
OGNI SABATO E DOMENICA PROSEGUONO LE VISITE GUIDATE ALLA SCOPERTA DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI RUDIAE A LECCE
Proseguono le visite guidate nel Parco archeologico di Rudiae a Lecce: ogni sabato alle 15 e domenica alle 11 (ingresso 8/6 euro) il pubblico sarà accompagnato alla scoperta della città prima messapica (VII sec. a.C.) e poi romana (III sec. a.C.), nota soprattutto per aver dato i natali al padre della letteratura latina Quinto Ennio (239-169 a.C.). Gli scavi archeologici, avviati sin dalla seconda metà dell'ottocento grazie al Duca Sigismondo Castromediano con la direzione di Luigi De Simone, hanno riportato alla luce aree di necropoli, tombe ipogee scavate nella roccia, porzioni delle fortificazioni messapiche, oltre a tratti di strade basolate, luoghi di culto ed edifici pubblici di età romana. Al centro dell’insediamento si conserva l’Anfiteatro romano, costruito durante il regno dell’imperatore Traiano (98-117 d.C.) e riportato alla luce recentemente. Lecce può vantare, infatti, due anfiteatri romani a distanza di pochi chilometri: quello di Lupiae in Piazza Sant'Oronzo, nel cuore della città, e quello dell'antica Rudiae, nelle campagne alle porte del capoluogo salentino sulla via per San Pietro in Lama. Durante le visite sarà ricordata anche la figura di Otacilia Secundilla, una giovane donna romana vissuta duemila anni fa che, con la sua opera filantropica ha donato le economie proprio per la costruzione dell’Anfiteatro. Rudiae è uno dei siti archeologici più importanti del Salento, oggi fruibile grazie al partenariato pubblico-privato per la promozione e valorizzazione stipulato tra la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce e A.R.Va srl - spin off dell'Università del Salento, anche sulla base di un preventivo accordo tra la stessa Soprintendenza e il Comune di Lecce. Info e prenotazioni parcoarcheologicorudiae.it
LA VISITA
Il percorso di visita di Rudiae prende avvio dall’area di Fondo Acchiatura. Qui è possibile visitare le strutture archeologiche messe in luce nel corso dei vecchi scavi degli anni ’50, ovvero le due strade basolate ortogonali, il luogo di culto e l’ipogeo ellenistico, al quale non è possibile accedere. Dopo aver visitato i resti archeologici di Fondo Acchiatura, il percorso prosegue sul lato nord dove un varco nel muro a secco consente un’affascinante veduta dall’alto dell’anfiteatro al quale si accede mediante una rampa di scale in acciaio situata in corrispondenza dell’ingresso sud del monumento; il sito è parzialmente fruibile anche per persone con disabilità motoria, poiché è presente un percorso semi-sterrato lungo il lato est che, attraverso una rampa in terra, permette di scendere nell’anfiteatro dall’ingresso nord. La visita, supportata dal virtual tour su tablet e da pannelli con foto, ricostruzioni virtuali e illustrazioni grafiche, permetterà di scoprire tutte la fasi di vita e monumentalizzazione dell’area, a partire dall’Età messapica, quando fu realizzata la cisterna (lacus) per la raccolta delle acque meteoriche, fino ad arrivare alla costruzione dell’anfiteatro nei primi anni del II sec. d.C., durante il regno di Traiano. In seguito, si risale dalla rampa in terra e da lì si percorre la stradina perimetrale che consente una vista stupenda del settore ovest, dove è possibile osservare la stratificazione delle strutture del lacus, dell’anfiteatro e del muretto a secco ottocentesco, impreziosita dalla presenza degli ulivi. Oltre agli aspetti archeologici, il sito, distante dall’inquinamento acustico della città, è caratterizzato da un silenzio suggestivo, interrotto solo dal frinire delle cicale, e dagli aromi delle presenze botaniche mediterranee (timo, rucola a fiori bianchi, orchidee, ecc.), in grado di sviluppare molteplici percezioni sensoriali.
ARCHEOLOGIA A RUDIAE
Rudiae fu descritta già nel XVI secolo da Antonio De Ferraris, meglio noto con il nome di Galateo, il quale, nel Liber de Situ Japigiae (1558), denunciò per primo le distruzioni provocate nell’area archeologica dai lavori agricoli. Il luogo rimase a lungo in stato di abbandono e fu oggetto di ritrovamenti sporadici sino alla seconda metà dell’800, allorché, con l’istituzione della ‘Commissione Conservatrice dei Monumenti Storici e di Belle Arti di Terra d’Otranto’, il duca Sigismondo Castromediano promosse alcune campagne di scavo dirette da Luigi De Simone (1869-1875). Le indagini portarono alla luce alcuni ipogei, numerose tombe, ceramiche figurate di produzione attica e italiota ed epigrafi messapiche e romane, che andarono a formare il nucleo principale del Museo Provinciale di Lecce, costituito nel 1868 su volontà del Castromediano. Tra il 1957 e il 1959, la Soprintendenza alle Antichità condusse due campagne di scavo proprio in questo settore. Le indagini condotte sul campo da Giovanna Delli Ponti riportarono alla luce due ipogei ellenistici, tratti di strade basolate ed edifici monumentali di età repubblicana. Nel 1970 la zona compresa entro il limite delle mura messapiche fu sottoposta a vincolo archeologico per favorirne la tutela, senza che ciò comportasse, però, un programma di indagini sistematiche. Alla metà degli anni ’80 venne presentata al Ministero la proposta d’esproprio di Fondo Acchiatura e con la successiva acquisizione venne istituito il parco archeologico di Rudiae. Negli ultimi due decenni, le indagini topografiche realizzate dal Laboratorio di Topografia Antica e Fotogrammetria del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento hanno consentito la redazione della carta archeologica del sito. A partire dal 2011 si è effettuato lo scavo dell’anfiteatro di Rudiae, in collaborazione tra Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Brindisi, Lecce e Taranto e Comune di Lecce, in un’area dell’insediamento messapico acquisita di recente dall’Amministrazione comunale, grazie ad un finanziamento PRUSST. Le ricerche hanno messo in luce quasi interamente l’anello perimetrale del monumento, i corridoi radiali (vomitoria) che dividevano la cavea in cunei e parte delle sostruzioni sulle quali poggiavano le file di sedili. Sempre nel 2011, nell’ambito del progetto di valorizzazione promosso dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, sono stati condotti saggi di scavo nel settore nord-occidentale della cinta muraria di Rudiae. Gli scavi hanno interessato un tratto del fossato esterno e della possente fortificazione messapica, foderata sia verso l’interno che verso l’esterno da strutture murarie in opera quadrata con blocchi di calcare, per uno spessore complessivo di ca. 8 m. Lo scavo dell’anfiteatro è ripreso a partire dal novembre 2014 sino al settembre del 2015, con finanziamenti POIn FESR 2007-2013 (Valorizzazione delle aree di attrazione culturale – Linea 1), ed ha permesso di riportare in luce la metà sud dell’edificio da spettacolo sino al livello dell’arena. Tra il 2016 e il 2017, il nuovo progetto di recupero e valorizzazione dell’area archeologica di Rudiae, finanziato con fondi FSC 2007/2013, ha consentito di riportare alla luce il settore settentrionale del monumento e di effettuare un primo intervento conservativo delle strutture murarie, oltre al riposizionamento in situ di alcuni blocchi. Le attività sul campo, con il coordinamento scientifico di Francesco D’Andria, dirette dagli architetti Enrico Ampolo e Roberto Bozza, sono state effettuate dalle imprese Nicolì SpA (2014-2015) e De Marco SRL-Lithos SRL (2016-2017), con l’assistenza archeologica della società Archeologia Ricerca e Valorizzazione SRL (A.R.Va), spin-off dell’Università del Salento.
Il Parco Archeologico di Rudiae dista da Lecce circa 3 km in direzione sud-ovest. L’ingresso al Parco, dotato di un parcheggio interno nell’area di Fondo Acchiatura, è situato in Via A. Mazzotta (40°19'55.6" N 18°08'46.3" E), di fronte all’IISS Presta Columella. Per la visita (della durata di circa un'ora) si consigliano scarpe comode, copricapo/cappellino e acqua.
giovedì 11 gennaio 2024
POESIA E STREET PHOTOGRAPHY (Appunti per un’estetica dell’invisibile) BY Donato Di Poce “Il poeta vede l’invisibile/Il Fotografo fornisce le prove”
“Il poeta vede l’invisibile/Il Fotografo fornisce le prove”
Con questo aforisma intendevo
esplicitare in sintesi, il mio pensiero sull’attività del poeta e del
fotografo. Entrambi infatti sono sempre in ascolto della realtà e del sogno, ma
entrambi cercano e a volte vedono l’invisibile, ma lo esprimono con mezzi
diversi: uno con la parola, l’altro con le immagini.
Non mancano storicamente grandi
esempi di contaminazione delle arti e dei ruoli (poesia visiva, fotopoesie,
collage, murales), ma ritengo che entrambe attingono linfa ed ispirazione dalla
realtà e dalla strada. Insomma in una parola sono Street Art.
Così come la poesia cattura e
racconta storie ed emozioni, lo scatto fotografico racconta sempre una storia.
Il fotografo e il poeta, devono quindi riuscire a catturare la
relazione e l’interazione tra gli elementi che da una parte la
realtà, e dall’altra la visione interiore, estetica e umana mettono a
disposizione.
A volte si tratta di catturare
delle vere apparizioni, altre di documentare in un reportage tematico la realtà
così com’ è, ovvero come la percepisce e restituisce l’artista.
L’Istante decisivo:
Sicuramente uno dei maestri di questo genere fotografico è il
fotografo Henry Cartier-Bresson, Sua è anche la celebre frase che
definisce che cosa è il “momento decisivo” in fotografia.
“Fotografare è riconoscere nello stesso istante e
in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme
percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. È porre sulla
stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere.”
L’istante decisivo è quindi un equilibrio formale che rivela
l’essenza di una situazione. Corrisponde al riconoscimento simultaneo, da una
parte, del significato di un fatto e, dall’altra, nel cristallizzare in un
attimo della percezione estetica in composizione ed equilibrio poetico/formale.
Identificare dei temi:
Una cosa importante è quella d’
identificare dei temi e concentrarsi su alcuni di essi per ogni contest
fotografico, altrimenti si rischia, la confusione, la casualità e la
ridondanza. Ne suggeriamo alcuni ma voi divertitevi a inventarne dei nuovi:
Abbandono
urbano,
Minimalismo, Sguardi
sospesi,
Gente al lavoro [workers], Piedi, scarpe, cappelli, Ombre, Contrasti
sociali,
Riflessi, Apparizioni, Manifesti strappati, Ombre, Suture, Murales, Periferie,
vecchie fabbriche abbandonate, scritte, numeri etc..
La spontaneità dello scatto:
E’ facile intuire che una delle
caratteristiche che il fotografo di strada deve fare proprie è quella di “essere
invisibile”. Questo non significa che il fotografo non deve essere
notato mentre scatta, ma semplicemente che la sua presenza non deve in
alcun modo “modificare o alterare” la realtà. Deve cioè fornire le prove
della sua visione, che vede quello che gli altri non vedono, che sa cogliere la
bellezza nascosta nei dettagli, nelle apparizioni improvvise, nei sogni
strappati sui muri, nei lampi di verità che si annidano nella realtà o ai
margini della strada e sui muri di periferia.
Camminare, guardare e aspettare:
Alex Webb diceva:
“Il miglior modo per conoscere un posto è camminare. Perchè un fotografo di
strada può solamente camminare e guardare, aspettare e parlare, e poi guardare
e aspettare ancora, cercando di restare fiducioso che l’inatteso, l’ignoto, o
il cuore segreto della conoscenza lo attenda proprio dietro l’angolo”.
Antenne aperte e prontezza e velocità
nello scatto:
Charles Harbutt diceva:
“Non sono io a trovare le foto, sono loro a cercare me… io devo solo
assicurarmi di avere la pellicola nella macchina ed essere pronto”.
Significa avere Antenne, mente,
cuore e occhi aperti e sapersi adattare, reagendo di conseguenza, per poter
portare a casa lo scatto desiderato. Questo significa essenzialmente tre cose:
ü
prestare attenzione
a tutto ciò che accade intorno a noi.
ü saper
leggere e vedere le relazioni tra le persone e le cose
ü avere a
disposizione un mezzo maneggevole (non serve necessariamente
avere dietro uno zoom, una nikon o una Canon superaccessoriata, oggi si fanno
bellissime foto di Street Art anche con piccole tascabili o con il cellulare
d’ultima generazione).
I Grandi fotografi e maestri di
riferimento della Street Photography:
Ogni fotografo è libero di sperimentare
e comunicare la propria visione della realtà, ma ogni grande fotografo non può
fare a meno di conoscere i suoi maestri e colleghi di riferimento:
Sono tantissimi i fotografi,
contemporanei e non, che possono essere presi come esempio. Seppur tutti con
uno stile diverso e personale, le loro fotografie hanno fatto la storia di
questo genere fotografico e rimangono delle pietre miliari che non si possono
ignorare!
Qui di seguito ne ricordiamo
alcuni: Henri Cartier-Bresson, Alex Webb, Robert Doisneau, Elliott Erwitt, Garry Winogrand, Vivian
Meier, Josef Koudelka, Robert
Frank, Diane Arbus, Mario De Biasi, Luigi Ghirri, Francesca Woodman, Letizia
Battaglia.
(foto di Donato Di Poce - all rights reserved)
QUESTO È TUTTO DI QUI: IL BESTIARIO SALENTINO DI OSVALDO PILIEGO A LECCE E NOVOLI
Prosegue il tour di presentazione di Questo è tutto di qui - Bestiario salentino dello scrittore leccese Osvaldo Piliego. Sabato 13 gennaio alle 18 l'autore sarà alla Biblioteca OgniBene di Lecce in dialogo con Dario Goffredo e Margherita Macrì. Domenica 14 gennaio alle 16:30 nel Palazzo Baronale di Novoli, per il ricco programma della Fòcara, appuntamento con il fotografo Giacomo Rosato all'interno del Vintage art market che dalle 10 a mezzanotte, in collaborazione con Luisa Carlà e Manuela Bonetti, accoglierà anche un'esposizione d’arte contemporanea.
Nel libro, pubblicato da Edizioni Ergot, i testi sono affiancati dalle illustrazioni di 31 artiste e artisti pugliesi con il coordinamento artistico di Brizzo, le introduzioni di Mauro Marino e Alessio Fasano e il cover design di Erik Chilly. Le parole dell’autore e i disegni di Chiara Rescio, Egidio Marullo, Chekos, Andy Trema, Paola Rollo, Alberto Giammaruco, Mauro Curlante, Samuel Mello, Francesco Cuna, Frank Lucignolo, Valeria Puzzovio, Boris Colorblind, Nessuno Niemand, Efrem Barrotta, Carmelo Garofalo, Brizzo, Sasori Komomo, Emilia Ruggiero, Alessandro Romita, Chiara Spinelli, Fergs, Elisa Costa, Laurenji Bloom, Andrea Merenda, Betti Greco, Giancarlo Nunziato, Massimo Pasca, Luisa Carlà, Gianni Cudazzo, Gabriele Conte, Veronica La Greca danno vita a una galleria di personaggi e luoghi del Salento. Non la solita guida ai luoghi e ai sapori di Puglia ma una mappatura degli ultimi, un bestiario fatto di animali veri e fantastici, un albo illustrato per adulti. Una mostra immaginaria, un quaderno di schizzi e bozze, una fotografia non esaustiva dello stato dell’arte di “qui”.
«Nei periodi bui sono le parole il luogo del conforto, poco importa dove vanno poi, l’importante è che arrivino. Il lento metterle insieme una accanto all’altra è il costante lavorio che mi distrae da me e mi fa stare bene. In questi anni recenti, tra chiusure forzate e isolamenti spontanei, ho abbozzato una serie di piccoli ritratti, incipit di possibili storie, romanzi mai nati, prove tecniche di racconti», sottolinea l'autore. «L’ho fatto per condividerle subito con gli altri, quasi a dire, tra un libro e l’altro che fatica a uscire, che comunque non ho smesso, che il vizio di scrivere, come gli altri del resto, ancora non mi è passato. Non l’ho fatto pensando che finissero sulla carta, erano appunti digitali e nulla più. Se non fosse stato per Simone Rollo e Brizzo questo libro non ci sarebbe», precisa Piliego. «Sono stati loro a immaginarlo così com’è: una galleria di personaggi e luoghi di questa terra, uno spazio popolato da tante persone che hanno scelto di regalarmi una porzione del loro tempo e del loro talento. E così quello che non poteva essere un libro è diventato qualcos’altro, una sorta di catalogo di una mostra immaginaria di 31 artisti salentini con le “didascalie” scritte da me, un quaderno di schizzi e bozze, una fotografia non esaustiva dello stato dell’arte di “qui”. Il “Qui” è la mia ossessione, la mia personale malattia, ed è forse anche la causa del mio essere uno “scrivente” di periferia, fuori moda, lontano dai meccanismi dell’editoria di oggi», continua. «Non ci resta che fare artigianato, quello che un tempo chiamavamo autoproduzione. Non è la solita guida ai luoghi e ai sapori di Puglia ma una mappatura degli ultimi, un bestiario salentino fatto di animali veri e fantastici, un albo illustrato per adulti».
Operatore culturale e scrittore, Osvaldo Piliego si occupa di progettazione e produzione di eventi. Socio fondatore della Cooperativa Coolclub di Lecce, dal 2004 al 2011 ha diretto la rivista Coolclub.it. Nel corso degli anni ha collaborato con varie testate e siti nazionali (Rockerilla, All Music, The Guide). Nel 2010 ha lavorato con Giancarlo Susanna alla realizzazione della biografia di Fred Buscaglione "Nientepopodimenoche Fred" (Arcana). Ha pubblicato i romanzi “Fino alla fine del giorno” nel 2011 e “La città verticale” nel 2015, entrambi per Lupo Editore, la raccolta di poesie “Justalovesong” per Fondo Verri (2016). Negli anni ha pubblicato racconti su varie raccolte (Post, Kunstwollen, Una frisella sul mare, 50 sfumature di fritto, Cucinare con i piedi, Inchiostro di Puglia). Nel 2019 pubblica il suo terzo romanzo “Se tu fossi una brava ragazza” per Manni editori e scrive i testi per lo spettacolo “Io che amo solo te, le voci di Genova” di Serena Spedicato, poi uscito in cd per Dodicilune.
Da martedì 16 gennaio - in distribuzione People di Roberto Ottaviano Eternal Love (Dodicilune - NuovoImaie)
Martedì 16 gennaio esce People del progetto Roberto Ottaviano Eternal Love: nel cd, registrato durante vari live tra Italia, Svezia, Slovenia, Svizzera e Finlandia, prodotto da Maurizio Bizzochetti per Dodicilune, con il contributo di NuovoImaie, distribuito in Italia e all’estero da Ird e nei principali store online da Believe, il sassofonista barese è affiancato da Marco Colonna (clarinetto basso), Alexander Hawkins (piano), Giovanni Maier (contrabbasso) e Zeno De Rossi (batteria). Con questo progetto discografico prosegue anche nel 2024 la collaborazione tra l'etichetta discografica pugliese e il musicista attivo sulla scena jazzistica internazionale da oltre quarant’anni. Dopo "Un Dio Clandestino" (2008), "Arcthetics. Soffio Primitivo" (2013) , "Forgotten Matches. The Worlds of Steve Lacy" (2014), "Astrolabio" (2015), "Eternal Love" (2018), i due dischi dell’anno per Top Jazz di Musica Jazz, "Sideralis" (2017) e "Resonance & Rhapsodies" (2020), “Charlie’s Blue Skylight” (2022) e i recenti “A che punto è la notte” con il progetto Pinturas (2023) e “Astrolabio mistico” con Michel Godard (2023), arriva dunque People: cinque composizioni originali (Mong's Speakin', Hariprasad, Callas, Niki e Ohnedaruth) e i brani At The Wheel Well di Nikos Kypourgos, Gare Guillemans di Misha Mengelberg e Caminho Das Águas di Rodrigo Manhero.
«Molti hanno pensato che la mia idea di Eternal Love sia una sorta di ode all’amore in senso assoluto ed al senso di pace e non violenza, oltre che riconoscenza eterna verso qualcuno e qualcosa. Non è proprio così. Almeno, non solo», racconta Roberto Ottaviano. «Nella vita ci sono cose ineluttabili che incontriamo e che ci costringono ad agire, non solo ad osservare. Rispettare sé stessi, battersi, cercare, ascoltare, disinnescare ma anche denunciare. Ed ecco che bisogna sempre intendersi sulla parola amore, che può anche voler dire non porgere sempre l’altra guancia. L’umanità è un microcosmo nel cosmo ed agisce in modo inaspettato così come prevedibile, con dei voli pindarici di bellezza e continui tuffi negli abissi più orribili, rinnegando sé stessa e quindi trasformandosi in qualcosa di disumano», prosegue il musicista. «Ho voluto raccogliere qui una serie di momenti “live” della band che mi sembra il momento in cui noi tut ti diamo il meglio nella combustione che si crea con il pubblico, e chiamarla People proprio nel tentativo di disegnare dei ritratti di questa umanità fatta di persone incontrate realmente e virtualmente, persone che ci hanno dato qualcosa, i loro luoghi ed i loro respiri».
Il cd si apre con At The Wheel Well, una composizione di Nikos Kypourgos tratta dal film "The Cistern" di Hristos Dimas che racconta una storia carica di risonanza politica. In superficie il film è un ritratto dell'ultima estate dell'infanzia di un gruppo di ragazzi di undici anni che scherzano, sfidandosi a vicenda a tuffarsi in una cisterna d'acqua di cemento, giocando a calcio e altri passatempi simili. Lo sfondo non dichiarato dell'intero film è il periodo del governo militare in Grecia (1967-74), un periodo in cui il paese entrò in una sorta di strana stasi sociale. Mong's Speakin' è una dedica allo spirito giocoso di un grande indimenticato della musica sud-africana: il trombettista Mongezi Fesa. Hariprasad è un gioco di specchi riflettenti e quasi ipnotici come caratteristica della musica popolare indiana. Solo che il gruppo non si affida alle regole del Raga, bensì alle proprie capacità improvvisative. È dedicato al grande solista di fla uto Hariprasad Chaurasia. Callas è un ritratto della diva intriso di mistero, sofferenza ed elevazione. Niki è una metafora della velocità, dedicato a Niki Lauda. Gare Guillemans di Misha Mengelberg è ispirato ad una vecchia (ora rinnovata) stazione ferroviaria Belga. «Qui abbiamo conservato in parte la vena originale un po' New Orleans funeral, ma secondo gli stilemi dei Dutch Masters, con il mio canto da vecchio ubriacone, e con l'idea che forse a Misha, questo personaggio, sarebbe piaciuto», precisa Ottaviano. Ohnedaruth è il nome sanscrito adottato da Coltrane e significa "compassionevole". «Mi piace pensare che qui abbiamo guardato a Trane attraverso lo spirito del quartetto di Elton Dean con Keith Tippett, Harry Miller e Louis Moholo, la loro forza la loro energia che non mi abbandonerà mai», racconta. Caminho Das Águas è un brano del brasiliano Rodrigo Manhero, ma in fondo il Cammino delle Acque è un leit motif della musica brasiliana, soprattutto quella legata a llo spirito dell'Amazzonia. «Potrebbe sembrare strano che un gruppo come questo, inserisce un brano così dolce e danzante nel suo repertorio, tuttavia io credo fermamente nel fatto che bisogna suonare quel che c'è nel cuore, senza farsi condizionare da luoghi comuni».
Attivo sulla scena jazzistica internazionale da oltre quarant’anni, Roberto Ottaviano ha suonato e inciso con alcuni tra i più importanti musicisti americani ed europei a cavallo tra diverse generazioni. A cinque anni prende lezioni di clarinetto al Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari poi studia sassofono classico a Perugia con Federico Mondelci, armonia e composizione classica con Walter Boncompagni, Giacomo Manzoni e Luigi Nono. Un fortuito incontro con Steve Lacy lo spinge ad approfondire lo studio del sax soprano. In America studia composizione jazz e arrangiamento con Ran Blake, Bill Russo, George Russell collaborando con Buck Clayton, Ernie Wilkins, Benny Bailey, Sal Nistico; poi è membro dell'orchestra di Andrea Centazzo, collabora con Gianluigi Trovesi, Theo Jörgensmann, Franz Koglmann, Carlo Actis Dato, Radu Malfatti, Carlos Zingaro, Franz Koglmann, Georg Gräwe, Ran Blake, Tiziana Ghiglioni. Nel 1983 pubblica i l suo primo album ("Aspects") con Giancarlo Schiaffini, Paolo Fresu, Carlo Actis Dato. Nel 1986 costituisce un quartetto con Arrigo Cappellatti. Nel 1988 fonda l'ensemble di ottoni "Six Mobilies", nel 1988 incide un omaggio a Charles Mingus (Mingus - portraits in six colours ), nel 1990 incide "Items from the old earth". Dal 1979 collabora con numerosi musicisti jazz come Dizzy Gillespie, Art Farmer, Mal Waldron, Albert Mangelsdorff, Chet Baker, Enrico Rava, Barre Phillips, Keith Tippett, Steve Swallow, Irene Schweizer, Kenny Wheeler, Henry Texier, Paul Bley, Aldo Romano, Myra Sant'agnello, Tony Oxley, Misha Mengelberg, Han Bennink, Mario Schiano, Trilok Gurtu, Samulnori, Pierre Favre. Suona in moltissimi jazz festival europei e americani. Si esibisce in Germania, Austria, Svizzera, Belgio, Francia, Danimarca, Norvegia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Jugoslavia, Albania, Romania, Russia, India, Giappone, Messico, Tailandia, Marocco, Algeria, Costa d’Avorio, Senegal, Cameroun, St ati Uniti, Canada, ed ha inciso per Red, Splasc(h), Soul Note, Dodicilune, Hat Art, Intakt, ECM, DIW ed Ogun. Da didatta ha tenuto corsi a Woodstock N.Y., nei conservatori di Città del Messico, Vienna, Groningen, presso le istituzioni culturali di Urbino, Cagliari, Firenze, Roma, Siracusa. Ha fondato il corso Musica Jazz nel Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari e di cui è coordinatore da quasi 30 anni. È autore del libro, "Il sax: lo strumento, la storia, le tecniche” (Muzzio editore, 1989). Per Dodicilune ha pubblicato, con varie formazioni, "Un Dio Clandestino" (2008), "Arcthetics. Soffio Primitivo" (2013), "Forgotten Matches. The Worlds of Steve Lacy" (2014), "Astrolabio" (2015), "Eternal Love" (2018), i due dischi dell’anno per Top Jazz (referendum indetto dalla rivista Musica Jazz) "Sideralis" (2017) e "Resonance & Rhapsodies" (2020), “Charlie’s Blue Skylight” (2022) e “A che punto è la notte” (2023). È stato eletto musicista italiano dell'anno per T op Jazz 2022, referendum annuale indetto dalla storica rivista Musica Jazz.
L’etichetta pugliese Dodicilune è attiva dal 1996 e dispone di un catalogo di quasi 350 produzioni discografiche (cd, vinili, dvd) di artisti italiani e stranieri. Grazie a Ird e Believe i dischi sono distribuiti in Italia e all'estero nei migliori negozi di musica, nelle principali catene (Feltrinelli, Fnac, Ricordi, Mondadori, Melbookstore) e su 60 piattaforme di download/streaming digitale in circa 80 paesi in tutto il mondo (iTunes, Spotify, Deezer, AppleMusic, Amazon, Qobuz, Tidal).
mercoledì 10 gennaio 2024
Apre a Milano "Private Collection Vol. 1 - Lorenzo Marini"
Giovedì 11 gennaio alle
ore 18:00, Cramum insieme a Verga 1947 e Borghesi Associati presenta
"Private Collection Vol.1 - Lorenzo Marini" alla MyOwnGallery |
Superstudio Più, Via Tortona 27 (Milano). La mostra dedicata al maestro della
Type Art, ideata e curata da Sabino Maria Frassà, rappresenta il primo di una
serie di progetti espositivi volti a raccontare e condividere con il pubblico e
la collettività il ruolo e il "risultato" del collezionismo in
Italia.
Quale, dunque, è il ruolo
del mecenatismo e del collezionismo oggi?
Il mecenatismo e il
supporto all’arte fanno parte del DNA di Milano, città che da sempre ha avuto
in privati cittadini illuminati uno dei principali motori sociali ed economici.
Si tratta di un supporto discreto e tempestivo alle eccellenze artistiche nella
fase di progettazione e produzione. Questo rapporto virtuoso tra mecenate e
artista, tuttavia, presenta il limite di rischiare di essere elitario e
accessibile solo a pochi privilegiati, che frequentano tali fortunate
abitazioni. Cramum, pertanto, dà vita con questa mostra a una forma di
"restituzione collettiva" e di condivisione della bellezza alla
società.
Come ricorda l'artista
"L'arte senza il mercato non sarebbe nulla. Trovare, perciò, un proprio
pubblico e un proprio collezionismo rispettoso della propria poetica è un
elemento fondamentale nella carriera di ogni artista. Devo molto alle persone
che, senza pretesa di influenzarmi, hanno creduto in me e alla mia crescita.
Questa mostra è un racconto bellissimo di un decennale rapporto di stima e di
amicizia, che ha accompagnato la maturazione della mia arte nella liberazione
delle lettere, delle parole e, infine, del pensiero."
LE OPERE IN MOSTRA DI LORENZO MARINI
"Private Collection
Vol.1 - Lorenzo Marini" offre un’opportunità unica per esplorare le opere
dell'artista raccolte nel corso degli anni da un noto e lungimirante
collezionista milanese, che ha scelto di mantenere l’anonimato. Molti dei
lavori non sono mai stati esposti al pubblico prima, in quanto si trovano in
diverse residenze, non solo milanesi.
Sabino Maria Frassà
introduce la mostra spiegando che “il percorso espositivo indaga il potere
delle lettere come fondamento del nostro pensiero e della nostra esistenza:
dalla gioia espressa nei primi alfabeti all’annichilimento visualizzato nelle
opere più recenti, i cosiddetti “Buchi Neri”. La mostra si apre con la
presentazione di questi ultimi lavori intitolati in modo suggestivo
dall’artista “Where Unspoken Words End”. Appena presentati a Miami questi
quadri rivelano un profondo interrogativo sul futuro della comunicazione,
trasversale a tutta la ricerca espressiva di Marini, il quale non può che
interrogarsi oggi dove finiscano le moltitudini di parole dette: che senso
hanno? Sono promesse dimenticate o semplicemente dissipate nell’aria? Il buco
nero, presente nelle nostre galassie, diventa un simbolo che assorbe sia lo
spazio che il tempo, aprendo a interpretazioni suggestive sulla natura delle
parole e sulla loro possibile scomparsa in una dimensione sconosciuta. In
queste opere le lettere, “liberate” da secoli di contestualizzazioni, si
uniscono in vortici senza formare parole complete. L’assenza di punteggiatura
contribuisce a creare un discorso apparentemente impossibile, una
destrutturazione delle lettere che, unite, formano un non senso dominante nelle
nostre vite. Tuttavia, l’artista cerca anche di intravedere una speranza nello
stesso “buco nero”, inteso come un punto catartico della nostra comunicazione.
Potrebbe essere un portale verso un’altra dimensione, dove le parole liberate
trovano una destinazione sconosciuta, diventando simboli e portatori di una
pura bellezza, nuova protagonista della nostra esistenza”.
La mostra perciò unisce i
tantissimi dubbi dei giorni d’oggi con una visione pragmatica e fiduciosa
nell’avvenire. Un messaggio che Cramum fa proprio in questa operazione di
“restituzione” artistico-sociale alla collettività.
L’ARTE DI LORENZO MARINI
“La ricerca artistica di
Lorenzo Marini si basa su anni di esperienza come creative director e
pubblicitario, dove il linguaggio, le parole e la comunicazione sono stati e
continuano a essere gli strumenti principali […] Caposcuola della Type Art dal
2016, Marini, con il movimento da lui fondato, si propone di liberare le
lettere, ponendo l’attenzione sull’estetica e sul significato del segno
grafico. Questo movimento è parte di una più ampia indagine sul futuro della
comunicazione e del linguaggio. Ogni lettera nelle opere di Marini diventa un
elemento di un puzzle che racconta storie, suscita emozioni e solleva
interrogativi. Invita gli spettatori a sperimentare la magia delle lettere,
coglierne il significato più profondo e riflettere sul potenziale comunicativo
e stimolante delle stesse. L’artista sfida a guardare oltre le parole, a
scoprire nuovi modi di comunicare e interpretare il mondo, sempre più visivo ma
anche sempre più divisivo. [...] Attraverso le sue opere, Marini invita a
riflettere sulla velocità della trasformazione del linguaggio e sulla fusione
tra sintassi tradizionale, immagini, loghi e persino emoticons”. (Sabino Maria
Frassà)
LORENZO MARINI (SHORT
BIO)
Lorenzo Marini è un
artista italiano che vive e lavora fra Milano, Los Angeles e New York. Sviluppa
la sua poetica sotto il grande maestro Emilio Vedova, dopo avers tudiato
Architettura all’Università di Venezia. Dopo Miami e New York, nel l2014, la
Provincia di Milano gli ha dedicato una grande antologica, in cui ha presentato
vent’anni di lavori. Nel 2016 ha tenuto a battesimo, presso il Palazzo della
Permanente di Milano, la “Type Art”, movimento di cui è caposcuola. Questa
nuova corrente, in cui riscopre il colore, può essere definita come
l’esaltazione dello studio dell’alfabeto e in particolare delle fonti dei
caratteri grafici. Dopo la mostra Personale al Gaggenau di Milano e alla
Fondazione Bevilaqua La Masa, alla Biennale di Venezia ha partecipato al
padiglione Armenia, presentando un’ulteriore evoluzione della TypeArt, il
passaggio alla terza dimensione, con installazioni dedicate ad altrettante
lettere dell’alfabeto. Nel 2021 vince il premio AVI per la mostra di
contemporary art più visitata dell’anno tenuta al Complesso Museale Santa Maria
della Scala di Siena.
martedì 9 gennaio 2024
GrafologicaMente Tattoo di Manuela Masciangelo (Kimerik)
Uno studio che attraverso una ricerca scientifica ha messo in relazione l'ambiente grafico, quale risultante della personalità, del comportamento e della psicologia del profondo di ogni persona, e il corpo, quale ambiente grafico umano sul quale imprimere ed esprimere il proprio carattere e il proprio vissuto. Lo studio si incentra sul concetto che il disegno cosciente svela l'ambiente grafico inconscio; cioè, come la grafologia fonda la sua idea sulla scrittura come espressione dello scrivente che si evolve e si modifica insieme a lui, in funzione dei suoi stati d'animo (emozioni e sentimenti) e dei suoi istinti innati, attraverso la visione dinamica con l'espressività neurofisiologica e psicologica del gesto grafico, così il tatuaggio svela l'identità personale con un'accezione profonda, quale espressione grafica della propria interiorità. Sia per la grafia che per l'immagine impressa sul corpo, il significato va cercato nell'inconscio.
IL REGISTA ENZO D’ALO’ ALL’UNIVERSITA’ DEL SALENTO
Martedì 9 Gennaio, alle 17, presso la sede del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento (via Dalmazio Birago, 64), il regista e animatore Enzo d’Alò sarà il protagonista di un incontro, in cui dialogherà con il prof. Luca Bandirali, docente di cinema, fotografia e televisione) e con Alessia De Blasi e Simone Marsano, del “CineClub Universitario” di Lecce. Considerato uno dei massimi esponenti europei del cinema d’animazione, Enzo D’Alò ha diretto serie e film usciti e apprezzati in tutto il mondo.
Ha firmato film di enorme successo, come “La Freccia Azzurra”, vincitore di due “Nastri d’Argento” e un “David di Donatello”, con le musiche composte da Paolo Conte, oltre a “La Gabbianella e il Gatto”, record di incassi e vincitore di un “Nastro d’Argento” e del Premio del Pubblico al Festival di Montreal; da ricordare anche “Momo alla conquista del tempo”, tratto dall’omonimo racconto di Michael Ende, con le musiche di Gianna Nannini, e “Opopomoz”, film d’animazione dedicato a Napoli, sua città natale.Nel 2012 Enzo d’Alò ha inaugurato le “Giornate degli Autori” alla 69^ edizione della Mostra del Cinema di Venezia con “Pinocchio”, con i disegni di Lorenzo Mattotti e le musiche di Lucio Dalla: il film ha ottenuto la “nomination” agli “European Film Awards”. “Mary e lo Spirito di Mezzanotte” (2023), il suo ultimo lavoro, è stato proiettato, nelle ultime settimane, ai festival internazionali di Locarno, Galway, Shanghai e alla “Berlinale”, all’interno del concorso “Generation KPlus”.Come ha più volte affermato nelle sue interviste, Enzo d’Alò considera l’animazione uno strumento per raccontare prima di tutto delle storie: illustratori, doppiatori, attori e musicisti (lo stesso regista è un musicista jazz) si trovano, dunque, a lavorare su testi letterari di grandi autori per cercare di trasmettere un’istanza narrativa dal messaggio universale.L’incontro è organizzato dal “CineClub Universitario”, in collaborazione con il corso di laurea triennale in “DAMS - Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo” e il corso di laurea magistrale in “Scienze dello Spettacolo e della Produzione Audiovisiva” (Dipartimento di Beni Culturali) dell’Università del Salento.(Gabriele De Blasi)
Castrum, Consuelo Alfieri, Beppe Dettori e Raoul Moretti vincitori del Premio nazionale Folk & World promosso dall'associazione Sud Ethnic di Cutrofiano
Il gruppo calabrese Castrum, la cantante salentina Consuelo Alfieri e il duo formato da Beppe Dettori e Raoul Moretti sono i vincitori nelle varie categorie della settima edizione del Premio nazionale Folk & World. Nata nel 2015, la manifestazione dedicata a band ed esperienze italiane attive nel folk e nella world music, è promossa e ideata dall’Aps Sud Ethnic in collaborazione con Li Ucci Festival di Cutrofiano, MEI – Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza, Festival di Musica Popolare di Forlimpopoli e in partenariato con il magazine online BlogFoolk. Sin dalla prima edizione (con una pausa nel 2020 e 2021 a causa delle restrizioni da Covid19) il riconoscimento ha assegnato varie menzioni speciali e concesso la possibilità ai vincitori di esibirsi nel corso dei tre festival coinvolti. A settembre il programma della quattordicesima edizione de Li Ucci Festival accoglierà i Castrum, vincitori del Premio Nazionale Folk & World e ambasciatori da quasi dieci anni della cultura musicale del sud Italia attraverso l’attento recupero di canti e balli della tradizione. A Cutrofiano e al MEI di Faenza si esibirà invece Consuelo Alfieri che conquista non solo il "Premio Nazionale Folk & World - Nuove Generazioni", dedicato agli under 35, ma, grazie al bando NuovoImaie, un contributo per l'organizzazione e la promozione di un tour. Il progetto solista della cantante, da alcuni anni tra le voci più apprezzate dell'Orchestra della Notte della Taranta, è ispirato alla “musica del mondo” e alla ricchezza della danza popolare salentina, rivisitate e riproposte grazie a brani inediti capaci di coinvolgere gli spettatori con la loro energia catartica e liberatoria. Il “Premio Scuola musica popolare”, infine, è stato assegnato al duo formato dal cantante e chitarrista sardo Beppe Dettori, già voce dei Tanzenda, e dall'arpista italo svizzero Raoul Moretti, che al Festival di Musica Popolare di Forlimpopoli proporrà i pezzi originali in italiano, sardo, inglese, portoghese e dialetto lombardo “lagheé” dal sound originale. Ai vincitori anche un ricordo in ceramica, forma d'artigianato di qualità che accomuna Cutrofiano e Faenza. Nel corso delle precedenti edizioni il Folk & World è stato vinto da Armonauti, Canusìa e Tramas (2015), Sleego, Hosteria di Giò, N. Espiral e, con premi extra, Sancto Ianne e La Sornette (2016), Mi Linda Dama, Luigi Palumbo & Aquarata, DiaDuit (2017), Beike Moro, Lamorivostri, Soballera (2018), Dahlia, Saber System, I Trillanti e Civico 22 (2019). Manutsa, Ensemble Terra Mater, Amakorà e Coro Farthan (2022). Info liuccifestival.it - 3776954833.