C’è qualcosa di profondamente umano nell’errore, un aspetto che sfugge alla fretta di correggerlo, alla tentazione di archiviarlo come un inciampo. L’errore non è una distrazione, ma un movimento. Non è un punto fermo, ma un cambio di direzione che nasce quando l’intenzione si scontra con l’imprevisto, quando il piano perfetto devia, scivolando fuori traiettoria. È lì, in quel momento di sbandamento, che accade qualcosa di straordinario: l’errore ci spinge a muoverci, a cercare nuove rotte, a rivedere il senso del nostro cammino. E se la direzione giusta non fosse quella che credevamo? E se, proprio grazie a quella deviazione, scoprissimo paesaggi che non avremmo mai immaginato? L’errore ci costringe a errare, nel senso più nobile del termine. Ci porta a vagare, a sondare i confini delle nostre convinzioni. Non è un fallimento, ma un invito. Un invito a perdersi per ritrovarsi, a smarrire l’equilibrio per imparare a danzare con l’incertezza
T.A.Z. Weblog Party
un nuovo "territorio mentale", che elude le normali strutture di controllo sociale
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