In questo saggio Giovanni Invernizzi traccia una distinzione tra arte soggettiva e arte intersoggettiva. Nell’arte soggettiva l’artista esprime se stesso in modo autistico, quasi sempre ermetico, ed è caratteristica dei movimenti paraformali e concettuali come l’Espressionismo, il Cubismo e l’Astrattismo. Nell’arte intersoggettiva, invece, l’artista realizza una comunicazione comprensibile e suggestiva con i destinatari dell’opera, come avviene con il Realismo, l’Impressionismo e l’Art Nouveau. E secondo l’autore solo questa è vera arte, accessibile a tutti e coinvolgente sul piano emotivo, sensoriale e cognitivo. La seconda parte del volume insiste sul rapporto tra arte e psicologia, e l’idea di bellezza viene interpretata nell’ottica di una strategia dell’Evoluzione volta a favorire la sopravvivenza della specie tramite il miglioramento adattivo all’ambiente
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un nuovo "territorio mentale", che elude le normali strutture di controllo sociale
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