La Casa Editrice “I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno” e La Biblioteca OSTINATA sono lieti di annunciarvi la prima nazionale del libro ARCHITETTURA - LA BELLEZZA FUNZIONALE di Donato Di Poce che si terrà presso la Biblioteca Ostinata, in Via Osti 6 a Milano OGGI 4/02/2025 alle ore 18,00. Interventi a cura dell’Arch. Margherita Cavallo e dell’Autore Donato Di Poce
Donato Di
Poce (Poeta, Aforista e Critico d’Arte) autore
poliedrico e “CreAttivo” è stato definito non a caso da Sergio Dangelo “Poeta
dell’Arte” sulla scia di Apollinaire, Breton, Villa, Schwarz, Bonnefoy”.
Infatti, non solo è autore di una trilogia poetica
dedicata all’arte e agli artisti: “La Biblioteca del Vento, Campanotto Editore,
Udine, 2021, Atelier
d'Artista, I Quaderni del
Bardo Edizioni, Lecce, 2020, Ut Pictura Poesis, Dot.com Press,
Milano, 2017”, ma ha pubblicato 15 libri di Critica d’Arte e Monografie tra
cui: Rinascimento:
La danza delle idee, I
Quaderni del Bardo, Lecce, 2022 e il recente STREET ART
Vandali o Artisti?,
I Quaderni del Bardo Edizioni, Lecce, 2024”.
Il
libro è un saggio storico-critico che contiene oltre al Manifesto della
Bellezza Funzionale , una panoramica dei movimenti, idee e poetiche
dell’Architettura Contemporanea, ritratti di alcuni maestri amati dall’autore,
l’analisi di alcune opere iconiche di fama mondiale, illuminanti aforismi sull’Architettura, i
bellissimi disegni e una postfazione dell’Architetto Alfredo Vacca che scrive
tra l’altro: “…Da questo
connubio stretto tra il poeta Di Poce e
la passione per l’architettura nasce il suo saggio storico, una serie di
domande cui tende a dare delle risposte, un percorso frammentato che, quasi a
ricalcare le domande che Walter Benjamin si era poste per la poesia, si dipana
su diversi sentieri tortuosi costellati di edifici icone e dei loro architetti-poeti,
senza porsi alcun tipo di problema se tra le opere architettoniche richiamate
ci fossero o meno delle relazioni e se il loro linguaggio prendesse riferimento
dalle forme della letteratura architettonica...”
(Dalla prefazione dell’Arch.
Giovanni Fontana)
“…Donato
Di Poce, con questo libro, lancia il suo appassionato segnale personale, che
certamente non pretende di risollevare le sorti del mondo, ma invita, sia pure
nell’ambito specifico dell’architettura, a guardare la realtà in positivo, per
afferrarne i segnali che contano. In prima battuta si pone nell’ottica
dell’Arte Totale, che oggi ovviamente trascende la visione wagneriana e, nello
stesso tempo, acquista un altro senso rispetto a quello prefigurato nell’epoca
delle avanguardie storiche. A distanza di tanti decenni, sia pure nel quadro
dell’odierno incessante progresso delle tecnologie, la visione che ancora regge
è quella inquadrata teoricamente da Adriano Spatola[1],
che pur partendo dalla specificità del suo mondo poetico, risulta funzionale
alla generalità dei processi creativi, unitamente agli strumenti messi a
disposizione da un altro benemerito della ricerca artistica, Dick Higgins, al
quale si deve il concetto di intermedialità,[2]
oggi, a distanza di circa sessant’anni, cardine insostituibile della ricerca
artistica attuale.
Nella
visione totalizzante di Donato Di Poce si fa riferimento all’approccio etico,
socialmente responsabile, ecosostenibile, sensibile verso la storia e
rispettoso della memoria, fondamentalmente democratico e, perciò, in grado di
porre l’uomo al centro del progetto in uno spirito che egli definisce
neo-rinascimentale. In sostanza l’autore aspira ad una visione olistica al
centro della quale viene considerata quella che è definita, con altro
neologismo, «Energia CreAttiva». I modelli cui Di Poce fa riferimento per la
sua speculazione poietica sono grandi maestri, che egli definisce come «i miei
Architetti preferiti»: Eero Saarinen, Friedensreich Hundertwasser, Frank O.
Gehry, Zaha Hadid, Jean Nouvel, Santiago Calatrava, Daniel Libeskind e Renzo
Piano. …
…Ma
il nodo delle riflessioni, delle aspirazioni e delle prospettive lo troviamo
nel singolare «Manifesto della Bellezza Funzionale» che impegna il primo
capitolo di questo libro. Ho usato l’aggettivo «singolare», perché,
contrariamente a quanto è sempre accaduto nei movimenti d’avanguardia e nei
gruppi di ricerca e sperimentazione, non costituisce il documento programmatico
dell’operatore che intende affrontare in modo nuovo, con tecniche e prospettive
alternative, il suo lavoro, magari anche rivoluzionandone le metodologie; bensì
è dettato a gran voce da un poeta, che, pur avendo in genere interessi
artistici in senso lato, non svolge la professione di architetto. Come
considerare allora questo documento? Se non è una piattaforma valida in sede di
operatività individuale, in quale chiave dobbiamo leggerlo? Certamente assume
un valore critico e si pone come strumento di riflessione teorica; ma nello
stesso tempo, a parte la generica funzione culturale svolta nei confronti di
un’audience non definita, è da leggere come un appello rivolto dall’esterno
verso il mondo dell’architettura, in tutte le sue componenti tecniche e non.
Ecco, allora, che la voce del poeta è da ascoltare come parte integrante di un
ampio coro, di cui dovranno far parte non solo gli addetti ai lavori, quelli
che sul piano strettamente tecnico provvedono alle varie fasi progettuali ed
esecutive, ma anche coloro che dall’esterno hanno diritto di parola, se non
altro perché al centro delle fasi compositive e realizzative deve essere sempre
posto l’Uomo, fulcro di un processo democratico, partecipato, finalizzato alla
configurazione di un ambiente dove etica e socializzazione procedano in
sintonia perfetta con funzionalità, ecosostenibilità e sensibilità estetica, in
un’ottica rigorosamente olistica…
…La
profilatura della figura di questo nuovo poietes,
l’«Architetto», è coronata dagli aforismi che Donato Di Poce pone in appendice.
Uno di questi recita: «I cassetti degli Architetti / Sono come quelli dei poeti
/ Sempre pieni di sogni futuri». In un altro si legge «Gli Architetti
realizzano sogni». Possiamo dire, allora, di poter dormire sonni tranquilli?”
(Dalla Postfazione
dell’Architetto Alfredo Vacca)
“…Un’ultima nota (anche se
potrebbe essere la prima): il Di Poce ha scelto non a caso come immagine di
copertina il Nationale-Nederlanden Office Building a Praga di Frank O. Gehry –
Vlado Milunić, del 1992-96, più conosciuto con il soprannome di “Ginger e
Fred”, un’immagine che per me assume una doppia valenza simbolica, la prima è
quella di una architettura di libertà e la danza di un popolo che ha appena
conquistato la democrazia; la seconda, è quella di un edificio magico che si
raccorda in continuità con la Praga magica tardobarocca e le sue pieghe
leibniziane. Una città conservatasi pressoché intatta e così ben descritta da
Angelo Maria Ripellino, sopravvissuta al regime comunista e all’invasione
sovietica del 1968: “La musica dell’architettura barocca della città vltavina,
è un inesausto discanto di forme convesse e concave”, e che poi non è altro che
la stessa Praga dei Frammenti di Franz Kafka: “…per ciò che riguarda
l’architettura, non c’è differenza tra un’epoca e l’altra, da moltissimo tempo
valgono le stesse regole architettoniche…”. Un saggio–guida, quello di
Ripellino, denso di curiosità un po’ come potrebbe essere considerata
quest’opera del Di Poce: un saggio-guida, altrettanto curioso e appassionato,
sull’architettura poetica.”
iQdB edizioni di Stefano
Donno
(i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)
Sede Legale e Redazione: Via S. Simone 74 73107
Sannicola (LE)
Mail: iquadernidelbardoed@libero.it
Info Link I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano
Donno
per link diretto al libro vedere la sezione blog del
sito
https://www.quadernidelbardoedizionilecce.it/
[1]
Adriano Spatola, Verso la poesia totale,
Salerno, Rumma, 1969; poi Torino, Paravia, 1978.
[2] Dick Higgins, Horizons. The Poetics and Theory of the Intermedia, Carbondale,
Southern Illinois University Press, 1984, dove il capitolo «Intermedia»
riprende il saggio pubblicato in «Something Else Newsletter», vol.1, n° 1, New
York, 1966.
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