L’humus culturale di Veronica Menghi — derivatole dal padre Roberto Menghi, grande architetto e artista anch’egli — le conferisce quella “calma espressiva, che ogni attento osservatore può rilevare come si faccia incantevole in ogni quadro, ogni incisione, ogni ceramica o disegno".
Jean Blanchaert
La sua tecnica pittorica consente di “velare in forma leggera visioni ed emozioni recenti, dunque di stabilire dei sipari della memoria in coincidenza con una rapida assimilazione dell’immediato.”
Rossana Bossaglia
...“Si tratta [...] di raccogliere sulla superficie sentieri che vanno verso l'abisso della coscienza, immagini che parlano dello sfacelo del mondo, desideri di conquistare lo spazio del colore attraverso il sapere artigianale della pittura [...] la percezione diventa ancor più intensa quando entrano in gioco materiali metallici che producono effetti di luce, oppure quando questi frammenti spingono l’immagine verso un senso di deflagrazione.”
Claudio Cerritelli
"Il lavoro di incisioni di Veronica Menghi non ripercorre semplicemente l'iter narrativo della storia di Pinocchio, la sua non è un'illustrazione della fiaba, ma preleva dalla trama epica del racconto dei tornanti cruciali, integralmente depsicologizzati, che assurgono in questa nuova concatenazione al carattere di un ciclo [...] l’incisione, costruita sui frammenti e sugli scarti della rappresentazione non manifesta la storia di Pinocchio nelle sue scansioni esistenziali, ma dà luogo ad una selezione particolare, il cui denominatore comune è quello del motivo delle metamorfosi delle maschere. La maschera della menzogna, dell’illusione, del buon ordine, della falsa integrazione, ma anche la maschera della dissipazione, della violenza, dell’intrigo e del godimento.”
Massimo Recalcati
Testi tratti da Autobiografia di un burattino. Poesie di Giacomo Trinci I
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