T.A.Z. Weblog Party

un nuovo "territorio mentale", che elude le normali strutture di controllo sociale

mercoledì 10 luglio 2024

Biagio Gibilterra "Non ho più sogni, sono felice" presso L'Era Art Gallery Dorsoduro Venezia

Filmato ridotto del Finissage Mostra Arte contemporanea

Burlesque: forma d’arte vintage che condivide un messaggio attuale | Giulia Di Quilio | TEDxPescara

Marino Marini. Arcane fantasie. Ediz. illustrata a cura di Sergio Risaliti (24 Ore Cultura)

Il catalogo della mostra dedicata a Marino Marini presso il Forte di Bard (Aosta) dal 15 giugno al 3 novembre 2024 accoglie e restituisce la complessità della sua opera artistica, mettendo in luce le principali fonti di ispirazione e i temi portanti della sua ricerca. Il suo linguaggio, la sua ricerca di radici nel primordiale, si perfezionò grazie anche ai contatti che ebbe con i protagonisti delle avanguardie del primo Novecento a Parigi, dove si legò a Giorgio de Chirico, Alberto Magnelli e Filippo de Pisis. È qui che riconobbe il fascino di certe tematiche legate al mondo del circo e della danza, temi affrontati tra fine XIX e inizio XX secolo in arte e letteratura. Non sorprende, quindi, di trovare a fianco dei personaggi del circo e delle fiere, il cavallo, spesse volte con cavaliere, la cui fantasia, nel caso di Marino, pare servire ad agganciare l’immaginario arcaico – espressione di un legame primordiale tra uomo e natura – a quello del moderno, entrambi collegati tra loro a una critica della nuova società industriale.




martedì 9 luglio 2024

Federico Barocci Urbino. L'emozione della pittura moderna. Ediz. illustrata a cura di Anna Maria Ambrosini Massari e Luigi Gallo (Electa)

Il volume accompagna la mostra omonima allestita a Urbino, presso la Galleria Nazionale delle Marche dal 19 giugno al 6 ottobre 2024. In occasione dell'anno di Pesaro Capitale della Cultura italiana 2024, la Galleria presenta la prima grande monografica dedicata da Urbino a uno dei suoi figli più illustri: Federico Barocci (1533-1612). Pittore, straordinario disegnatore e innovativo incisore, Barocci segna per quasi un secolo la scena artistica italiana ed europea. Nonostante la scelta di restare nella sua città natale, lontana dai grandi centri culturali e mecenatistici, egli riesce a imporsi con tenace fatica come il più ammirato, richiesto e pagato autore di dipinti sacri della seconda metà del Cinquecento. Diretto interlocutore di papi, sovrani e imperatori, anche grazie alla mediazione del suo signore e amico, il duca di Urbino Francesco Maria II della Rovere, Barocci partecipa in modo autonomo alle poetiche spirituali della Controriforma. La sua pittura mescola con cultura e sensibilità i riferimenti dell'alto Rinascimento con modelli più attuali, creando un binario parallelo rispetto al canone tradizionale della storia dell'arte. Erede del classicismo raffaellesco, ispiratore del naturalismo dei Carracci e attento interlocutore del colorismo di Tiziano e Correggio, nell'ultima fase della sua carriera l'artista intuisce i successivi sviluppi del caravaggismo, creando pale d'altare in chiaroscuro le cui figure monumentali anticipano il linguaggio barocco. La mostra, e così il catalogo che la accompagna, accoglie oltre 80 tra dipinti e disegni e si articola in otto nuclei narrativi, declinati secondo un ordinamento che lega la successione temporale dell'opera di Barocci ad una presentazione diacronica organizzata seguendo i diversi temi della sua pittura: l'ambiente urbinate, con i ritratti dei suoi protagonisti; la messa a punto della grande macchina della pala d'altare, ispirata ai principi della Controriforma; l'inedita sensibilità naturalistica, nata dal continuo confronto con il contesto ispiratore del paesaggio urbinate, fino alle ultime, struggenti opere nelle quali il colore si sfalda diventando pura emozione cromatica





Arte e fascismo di Vittorio Sgarbi (La nave di Teseo)

 Vittorio Sgarbi racconta come mai prima d'ora l'arte durante il Fascismo: vent'anni di grandi maestri e capolavori nascosti che Sgarbi recupera dall'oblio distinguendo gli artisti dalla tragica parabola politica che li ha accompagnati. Una lectio appassionata sull'arte che è più forte di qualsiasi regime, e che rappresenta da sempre la sfida più libera alle derive del potere.

«Il Fascismo è l’opposto dell’Arte, ma non c’è Arte che il Fascismo possa limitare. L’artista può fare qualunque cosa gli chieda il potere, ma la sua idea sarà più forte di quel potere.»


“Un ventennio. Vent’anni del Novecento, dalla marcia su Roma nell’ottobre 1922 al drammatico epilogo della seconda guerra mondiale nel 1945, che sono stati giudicati dalla storia come il momento più triste del secolo che abbiamo alle spalle. Gli stessi anni, nell’arte, sono il tempo di ‘Valori Plastici’, di ‘Novecento’, del gruppo di artisti che si raccoglie attorno a Margherita Sarfatti. Una tale ricchezza di esperienze, autori, circoli che ha fatto dire a una grande studiosa, Elena Pontiggia, che ‘gli anni trenta non sono un decennio, mi fanno pensare a un secolo’.” Vittorio Sgarbi segue il filo dell’arte in una storia che inizia prima del Fascismo, che dentro il ventennio cresce, e dopo il Fascismo viene spazzata via insieme alla naturale condanna del regime. Sgarbi distingue l’espressione artistica dal potere e per questo, a fianco di de Chirico, Morandi, Martini, salva dall’oblio Wildt, Guidi, la grande stagione dell’architettura e della grafica, ma anche Depero, il Futurismo e oltre, fino alla rivelazione di due scultori formidabili mai apparsi all’onore della critica, Biagio Poidimani e Domenico Ponzi. “Un crocevia di dimenticanze e di rimozioni ha reso difficile la ricostruzione dello stato dell’arte durante il Fascismo. Ci sono voluti decenni, ma alla fine la verità storica si impone. Per capire chi siamo stati, come siamo stati e a quale storia apparteniamo.” (Dalla prefazione di Pierluigi Battista)


giovedì 4 luglio 2024

La prima mostra di arte contemporanea al Museo dell'Acropoli di Atene | Sky Arte

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La stazione metro Vittorio Emanuele a Roma diventa un'opera d'arte di Esther Stocker

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Arte: video sul crocifisso di Miglionico per Terre di Luce - Notizie - Ansa.it

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Il progetto “Qui dove ci incontriamo” coinvolge tre gallerie d'arte italiane

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Workshop "Sostenibilità & Arte"

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martedì 2 luglio 2024

STREET ART - Vandali o Artisti? di Donato Di Poce (Archivio Carmelo Bene Lecce 15/06/24)

“STREET ART. Vandali o Artisti?” Risponde Donato Di Poce in un libro

La forza dell’arte al tempo del fascismo

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Mostre: la Wildlife Art di Tiziana Sanna al Centro Arte Perini

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Il progetto “Qui dove ci incontriamo” coinvolge tre gallerie d'arte italiane

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National Gallery Singapore, scopri la più grande collezione pubblica di arte moderna del Sud-est asiatico

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Tra arte, cultura e tradizioni, dalla Rocca di Mondolfo ai Trabucchi - Il Sole 24 ORE

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Clet a Gorizia, così rendo arte la segnaletica stradale - Il Piccolo

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lunedì 1 luglio 2024

Inaugurazione Mostra Eda Urbani, pioniera del fotogiornalismo femminile in Italia

Bibbiena, 01 luglio 2024 – La Federazione Italiana Associazioni Fotografiche (FIAF) è orgogliosa di annunciare l'inaugurazione il prossimo 12 luglio della mostra "Scatti di libertà" dedicata a Eda Urbani, figura rivoluzionaria nel panorama fotografico del XX secolo e una delle prime e più influenti donne fotoreporter italiane.

 

La mostra rientra nel programma ufficiale del Festival della Fotografia Italiana,la nuova manifestazione annuale voluta dalla FIAF dedicata esclusivamente alla nostra cultura iconografica nella sua evoluzione storica e contemporanea, che ha inaugurato a Bibbiena (AR) lo scorso 14 giugno.

 

Eda Urbani (Livorno, 1908 – Torino, 2001) ha segnato il panorama fotografico con la sua straordinaria sensibilità e innovazione, esercitando un'influenza duratura sulla fotografia contemporanea. La sua carriera, iniziata negli anni Trenta, rappresenta un viaggio artistico e personale in cui ha sfidato le convenzioni sociali e professionali del suo tempo. Le sue fotografie offrono una sinfonia visiva incentrata sul mutamento dell’anima, un viaggio ricco di sbandamenti e rivelazioni, capace di aprire e chiudere interi capitoli seguendo il ritmo serrato del click della macchina fotografica, dove ogni scelta morale o professionale viene presa in favore del proprio sentire.

 

La mostra "Scatti di libertà" è un omaggio alla variegata esperienza di questa donna straordinaria e una rara occasione per ammirare le sue fotografie originali. 

 

Le immagini di Eda Urbani spaziano tra diversi soggetti e stili. Bambini immortalati negli anni dell’innocenza e fotogrammi patinati ottenuti dall’innato gusto estetico si affastellano in una cornice dal sapore bohémien. E ancora, troviamo paesaggi plastici catturati con la medesima delicatezza che si riserva allo studio del corpo, ritratti istrionici che si mischiano ad attente auto-indagini identitarie, e il mondo animale che, accompagnato da un consistente effetto monocromatico, sprigiona tutto il suo vigore evocativo.

 

Il patrimonio iconografico lasciato da Eda Urbani è vasto e continua a riservarci molte sorprese. I suoi appunti visivi rivelano come la fotografia fosse per lei un mezzo salvifico, un passaporto sensoriale per evadere dai ruoli convenzionali. Incontrare l'arte di Eda Urbani significa sospendere l’atteggiamento critico verso l’immaginazione, compiendo un atto di fede in ciò che si osserva e seguendone il richiamo narrativo. Eda Urbani eccelle anche in questo. La sua capacità di sospendere l’incredulità è pari al suo desiderio di esplorare e mettere in dubbio la bellezza, invitando lo spettatore a una riflessione profonda e coinvolgente.

 

“Quando ho visto per la prima volta le fotografie di Eda Urbani, non ho potuto fare a meno di collegarle al film 'Povere Creature' di Yorgos Lanthimos”, racconta Denis Curti, curatore della mostra. “L'incantevole e spregiudicata Bella Baxter mi ha subito ricordato Eda Urbani. Entrambe portano a compimento la loro esistenza attraverso una sinfonia visiva incentrata sul mutamento dell’anima. La mostra rappresenta un'opportunità unica per esplorare il ricco e complesso universo di una delle più grandi fotografe del XX secolo.”

 

La mostra "Scatti di libertà" di Eda Urbani rimarrà aperta per tutta la durata del Festival della Fotografia Italiana (6 ottobre 2024).

 

Biografia di Eda Urbani

 

Nata a Livorno nel 1908, Eda Urbani ha iniziato la sua carriera come fotoreporter negli anni Trenta, collaborando con testate internazionali in Spagna fino allo scoppio della Guerra Civile nel 1936. Stabilitasi a Torino nel 1937, ha lavorato per la Gazzetta del Popolo, realizzando reportage di straordinaria bellezza storica e documentaristica. Dopo la Seconda guerra mondiale, si è reinventata come creatrice di moda e arredatrice, fondando la rivista Novità, oggi Vogue Italia, e avviando un'industria di mobili dal design innovativo a Rio de Janeiro.

 

 

Scheda della mostra “Scatti di libertà” di Eda Urbani

Inaugurazione venerdì 12 luglio, ore 18.00

Data: 12 luglio – 6 ottobre

Luogo: Castello dei Conti Guidi, Piazza della Repubblica, 1, 52014 Poppi (AR)

 

 

Per ulteriori dettagli: https://www.festivalfotografiaitaliana.it/ 

 

 

FIAF

Fondata nel 1948 a Torino, la FIAF è un'Associazione senza fini di lucro, attenta da sempre alle tendenze e alle istanze culturali della fotografia italiana, che si prefigge lo scopo di divulgare e sostenere la fotografia su tutto il territorio nazionale. In oltre settantacinque anni di storia la FIAF non ha cambiato il suo originale intento e oggi annovera circa 5.000 associati e 500 circoli affiliati, per un totale di oltre 40.000 persone coinvolte nelle attività dell’Associazione, accomunate dalla passione per il mondo della fotografia e a cui fornisce molteplici servizi, dai più pratici mirati al sostegno alle organizzazioni a quelli rivolti alla formazione e alla crescita culturale di ogni singolo associato. www.fiaf.net

 




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