T.A.Z. Weblog Party
lunedì 25 dicembre 2023
domenica 24 dicembre 2023
sabato 23 dicembre 2023
Esce il libro Triennale. Cento anni di manifesti
In occasione del suo centenario, Triennale Milano ha realizzato il volume Triennale. Cento anni di manifesti, a cura di Mario Piazza ed edito da Marsilio Arte. Un originale repertorio che ripercorre la storia di Triennale attraverso l’evoluzione della progettazione grafica, gli stili e gli autori, gli approcci e le tecniche, la comunicazione e il costume dal 1923 al 2023. Il volume è disponibile in tutte le librerie.
Triennale. Cento anni di manifesti racconta in particolare la storia delle ventitré edizioni dell’Esposizione Internazionale di Triennale dal punto di vista della grafica, fino ad arrivare alla nuova identità visiva dell’istituzione, sviluppata nel 2019 dallo studio Norm di Zurigo. Dagli anni del cartellonismo d’artista, alla grafica progettata, al visual design, il volume consente di ripercorrere, attraverso manifesti e immagini, la storia di Triennale Milano e al contempo di tracciare una storia della progettazione grafica, oltre che della comunicazione e del costume.
Il libro riunisce centinaia di manifesti di grandi nomi, come:
Aldo Scarzella, Giovanni Guerrini, Marcello Nizzoli, Michele Cascella, Mario Sironi, Enrico Ciuti, Max Huber, Ernst Scheidegger, Marco Del Corno, Eugenio Carmi, Roberto Sambonet, Massimo Vignelli, Albe Steiner, Giulio Confalonieri, Italo Lupi, Alberto Marangoni, Bob Noorda, Mauro Panzeri, Giorgio Camuffo, Anna Kulachek, 2x4, Pierluigi Cerri, Theo Crosby, Wim Crouwel, Michel Folon, Felix Humm, Norm, Massimo Pitis, Leonardo Sonnoli, Ettore Sottsass, Studio FM Milano, TassinariVetta, George Tscherny, Heinz Waibl, Lance Wyman.
Nei lavori di questi protagonisti della grafica internazionale, il manifesto assume quindi una valenza simbolica, rappresentando non solo un supporto informativo, ma anche un elemento in grado di comunicare direttamente visioni e suggestioni legati ai temi e ai progetti.
Mario Piazza
Mario Piazza (1954), grafico e architetto, lavora a Milano e si occupa di grafica editoriale, sistemi di identità e allestimento. È docente di Design della comunicazione alla Scuola di Design del Politecnico di Milano. Nel 1996 ha fondato 46xy, studio di grafica e ricerche sulla comunicazione, critica e storia del design. È stato creative director di “Domus” e direttore di “Abitare”. Ha progettato l’immagine dei tascabili Einaudi e curato molte esposizioni. Nel 2008 ha ricevuto l’Icograda Achievement Award.
DAL 28 DICEMBRE AL 6 GENNAIO A LECCE “KIDS. FESTIVAL DEL TEATRO E DELLE ARTI PER LE NUOVE GENERAZIONI" FESTEGGIA LA SUA DECIMA EDIZIONE. “CHE LA FESTA COMINCI” PROPORRÀ UN RICCO PROGRAMMA DI TEATRO, DANZA, CIRCO, NUOVE TECNOLOGIE E LINGUAGGI INNOVATIVI DELLA SCENA CONTEMPORANEA E UN VILLAGE CON INCONTRI, LABORATORI, PERFORMANCE E ATTIVITÀ DI FORMAZIONE.
Oltre venti compagnie
straniere, italiane e pugliesi con quasi ottanta repliche di spettacoli per
piccolissimi, piccoli e grandi spettatori, tra teatro, danza, circo, narrazione
e linguaggi innovativi della scena contemporanea, un “village” con incontri,
laboratori, performance e attività di formazione: da giovedì 28 dicembre a
sabato 6 gennaio a Lecce si rinnova l'appuntamento con KIDS. La decima edizione
del Festival del teatro e delle arti per le nuove generazioni torna quest’anno
sul tema “Che la festa cominci”, abitando dieci luoghi del capoluogo salentino
(Teatro Apollo, Teatro Paisiello, Manifatture Knos, Museo Ferroviario della
Puglia, Castello Carlo V, Complesso degli Agostiniani, Convitto Palmieri, Nasca
il Teatro, L'Acchiappalibri, Tagghiate Urban Factory).
In scena la Compagnie de
la libertè del mimo francese Julién Cottereau, considerato l’erede di Marcel
Marceau, con Imagine toi! e À fleur de mots, Home della compagnia olandese A
Mime Wave production, una storia avvincente con dipinti animati e musica, Vu
della francese Compagnia Sacékripa, a metà fra il teatro d’oggetti, il circo in
miniatura e un clown involontari, lo spettacolo partecipativo Donne - Moi La
Main del francese David Rolland, il teatro d’attore e d’ombre per 25 spettatori
a replica con Dentro la tana degli spagnoli Farrés Brothers, Ma solitud con il
piccolo circo di Guillem Albà. Dall’Italia ospiti le compagnie Fondazione TRG
di Torino con In viaggio con il piccolo principe, Teatro Telaio di Brescia con
Arcipelago, Solares Fondazione delle Arti Teatro delle Briciole e Caracò Teatro
di Parma con Distanze di Riccardo Lanzarone, la Compagnia TeatroViola con Lo
spirito del Natale di Paolo Civati, la Compagnia Dimitri/Canessa e
l’associazione Pilar Ternera di Livorno con L’orso felice (Vincitore di Inbox
Verde 2023 e Miglior spettacolo Festival Internazionale Teatro di Lugano 2023),
l’associazione Culturale Zebra di Verona con la danza di Miss Lala al Circo
Fernando con Marigia Maggipinto, storica interprete del Tanztheater di
Wuppertal, storica realtà fondata da Pina Bausch, Meraki Teatro di Genova con
Il volo ovvero la signora Ida alla fermata del bus (Premio Vimercate Festival
dei Ragazzi 2023).
Le due compagnie di casa
presenteranno alcune novità: Principio Attivo Teatro sarà sul palco con La
favola di Peter che scoprì il peso dell’ombra con Silvio Gioia mentre Factory
Compagnia Transadriatica proporrà Piccolo sushi, coprodotto con Fondazione Sipario
Toscana (Cascina). Le altre realtà pugliesi coinvolte saranno la Compagnia La
Luna nel Letto di Ruvo di Puglia e il Teatro Le Giravolte di Aradeo. Un focus
dedicato alla produzione residente sarà curato dalle compagnie che compongono
il centro di residenza teatrale pugliese Trac (Bottega degli Apocrifi, Crest,
Factory compagnia Transadriatica, La luna nel letto e Principio attivo teatro)
che scelgono di continuare a investire sul teatro per le giovani generazioni.
In programma un incontro e gli spettacoli Evelina Vien dal Mare di Elisabetta
Aloia e Habitat Kids della Compagnia Fika di Firenze. Un secondo focus sarà
invece dedicato al teatro delle idee del regista e drammaturgo Fabrizio Pallara
che, da più di vent’anni, con la compagnia Teatro delle apparizioni propone
spettacoli tout public. Appuntamento dunque con le Fiabe da tavolo (Cappuccetto
rosso, I tre porcellini, La teiera e il brutto anatroccolo), Kafka e la bambola
viaggiatrice, un contributo nelle narrazioni di In viaggio con le storie e un incontro
al Teatro Nasca, occasione per ragionare attorno alle forme e ai linguaggi che
permettono di parlare alle nuove generazioni, e agli adulti che hanno accanto.
Giovedì 28 dicembre alle
20:30 da non perdere al Teatro Apollo la "Kids Chorus band", la festa concerto per celebrare i dieci anni
del Festival e il bambino che è in ognuno di noi attraverso un viaggio nelle
canzoni di un tempo e di oggi. Gran finale sabato 6 gennaio alle 19:30 alle
Manifatture Knos con Circus cabaret a cura di CirKnos – Scuola di Circo in
collaborazione con Compagnie Tau e Compagnia Los Filonautas.
Il 29 e 31 dicembre, 3 e
5 gennaio (ore 10:45 e 11:45) sui treni storici del Museo Ferroviario della
Puglia immancabile appuntamento con In viaggio con le storie, piccolo festival
della narrazione per l’infanzia. Ad accogliere gli spettatori, un capostazione
clown e il suo immancabile assistente e tre vagoni pronti a trasformarsi in
teatri e scenari straordinari per ogni storia. Con Dario Cadei, Chiara Saurio,
Rocco Cadei, Jacopo Rollo ci saranno Nunzia Antonino, Angela De Gaetano, Maria
Tucci, Fabrizio Pallara, Francesco Stefanizzi, Daria Paoletta, Renato Grilli.
Dal 28 al 30 dicembre e
dal 2 al 5 gennaio (info 3207087223) la biblioteca Acchiappalibri ospiterà le
tante attività del Kids Village, una moltitudine di sguardi differenti sul
mondo dell’infanzia, a cura di BlaBlaBla in collaborazione con Fermenti Lattici,
Zero Meccanico, Spazio Natura, Tribù Digitale, Tina Aretano, Maria Rosaria De
Benedittis, Raparossa, WWF Salento, Cirknos. Uno spazio di incontro, aperto a
bambine e bambini, a idee, visioni e progetti, a partire dalle diversificate
esperienze di tutti gli ospiti che abitano questo villaggio creativo.
Intrecciando persone e approcci differenti, si esplorano infinite possibilità
ludiche, a partire dall’uso di materiali e tecniche molto diverse tra di loro
per dare vita ad un’esperienza circolare che ci accompagna in un viaggio tra i
libri, arte, scienza, natura e tecnologia. Il 29 dicembre, 2 e 4 gennaio,
invece, al Knos appuntamento con il laboratorio di arti circensi.
Kids, nell’ambito del
progetto Chain Reaction, ospiterà anche momenti di scambio e incontro come le
masterclass Pasta Madre: esperienze di scambio dal vivo e trasmissione del
sapere per artisti, professionisti, operatori e operatrici culturali che, così come
nella magia della moltiplicazione del lievito madre con acqua e farina, da una
cellula iniziale moltiplicano conoscenze e competenze. In particolare il 4
gennaio alle 15 nel Convitto Palmieri interverranno la turca Servet Aybar
(direttrice per i teatri statali turchi e fondatrice e creatrice del festival
internazionale di teatro per bambini “Little Ladies, Little Gentlemen” di
Ankara) e l’israeliano Alain Baczinsky. Grazie a Tandem, progetto di
collaborazione tra artisti italiani e internazionali nato sempre all’interno di
Chain Reaction, si confronteranno la compagnia francese Cie Tau e la scuola
Cirknos.
Le Manifatture Knos
ospiteranno una mostra delle illustrazioni realizzate per ogni edizione del
festival a cura dell'artista Ilaria Guarducci e una selezione dei momenti più
belli di questi dieci anni attraverso lo sguardo dei fotografi ufficiali Eliana
Manca e Giovanni William Palmisano. Ritornano anche l’Operazione Robin Hood, il
biglietto sospeso che rende Kids ancora più inclusivo, e il laboratorio per
piccoli critici teatrali.
Kids. Festival del teatro
e delle arti per le nuove generazioni è ideato e organizzato da Factory
Compagnia Transadriatica e Principio attivo teatro con il sostegno di Ministero
della Cultura, Regione Puglia, Comune di Lecce, Teatro Pubblico Pugliese, Trac
– Teatri di residenza artistica, Futuro Presente, Fondazione Nuovi mecenati in
collaborazione con Polo Biblio-Museale di Lecce, Assitej Italia, Chain
Reaction, BlaBlaBla, le biblioteche L’AcchiappaLibri e OgniBene, CPK Lecce,
Manifatture Knos e Cirknos.
Info
venerdì 22 dicembre 2023
Academy, Museum of motion pictures, Los Angeles. Ediz. italiana e inglese di Renzo Piano a cura di Lia Piano e Giovanna Langasco (Fondazione Renzo Piano)
“Il mondo del cinema mi ha affascinato anche nel suo funzionamento: produrre un buon film richiede che molti fattori diversi collaborino e funzionino tra loro. Non basta una buona storia, ci vuole un buon regista, bravi attori, un bravo direttore della fotografia. Ci vuole una buona colonna sonora, e un buon montaggio può cambiare radicalmente le sorti di un film. In questo somiglia al lavoro del costruire edifici, dove collaborano architetti, ingegneri, tecnici, impresa. Infatti, in questo lavoro, il committente ha subito capito perfettamente come nel progetto dovessero accordarsi voci diverse. Entrambe le discipline, cinema e architettura, sono un misto di arte e tecnica. L’Academy of Motion Picture Arts and Sciences già nel nome contiene le due cose che coesistono e collaborano. Come nell’architettura, nel cinema la tecnologia non è avulsa dalla creatività. C’è una continua tensione tra gesto tecnico e risultato emotivo”. Con queste parole Renzo Piano, nell’intervista esclusiva contenuta in questo volume, racconta la storia della nascita della nuova Academy Museum of Motion Picture, il più importante museo cinematografico del mondo. Nato nel famoso “Miracle Mile”, nel cuore di Los Angeles, all’incrocio tra Wilshire Boulevard e Fairfax Avenue. Il museo conserva il May Company, ex grande magazzino del 1939, e gli da nuova vita con un edificio sferico, il David Geffen Theatre da 1000 posti e la Dolby Family terrace con vista su Hollywood. Il volume, curato e pubblicato dalla Fondazione Renzo Piano all’interno della collana monografica dedicata ai progetti iconici realizzati da Renzo Piano e dal Renzo Piano Building Workshop, racconta per immagini l’intero percorso della progettazione e costruzione del nuovo museo. La storia è raccontata cronologicamente attraverso disegni, schizzi inediti, modelli, prototipi, annotazioni e foto di cantiere. Il libro rappresenta un taccuino di viaggio che accompagna il lettore in ogni fase di quella straordinaria avventura che è il mestiere di progettare e costruire edifici. Il materiale utilizzato è in larga misura inedito e proviene dagli archivi della Fondazione Renzo Piano. Immagini: 111 disegni di cui 48 schizzi di Renzo Piano; 28 modelli; 66 foto di cantiere e 50 foto del finito.
giovedì 21 dicembre 2023
Newsha Tavakolian. Photo Grant 2023. Connections di Denis Curti (24 Ore Cultura)
Il volume raccoglie e presenta le fotografie di Newsha Tavakolian, vincitrice della prima edizione del Photo Grant di Deloitte, il nuovo concorso fotografico internazionale promosso da Deloitte Italia, con il patrocinio di Fondazione Deloitte, in collaborazione con 24 ORE Cultura e con la direzione artistica di Denis Curti. Le opere sono in mostra al Mudec di Milano dal 13 dicembre 2023 al 28 gennaio 2024. Il concorso si è posto l’obiettivo di stimolare la produzione artistica legata al mondo della fotografia e promuovere il tema delle “Connections”, invitando a interpretare attraverso le immagini cosa significhi essere connessi a livello umano, professionale, economico e ambientale.
mercoledì 20 dicembre 2023
The world's best Typography (Hoaki)
Un libro per designer e studenti che desiderano scoprire le ultime tendenze della tipografia. "The World’s Best Typography: The Yearbook of the Type Directors Club of NY" è un testo sacro di ispirazione per professionisti e cultori della tipografia. All’interno delle sue pagine, i più illustri creativi, ma anche gli editori e gli studenti, potranno trovare i modelli di riferimento, le tendenze più recenti, contenuti stimolanti e nuove fonti di ispirazione. I lettori saranno ispirati dall’incontro tra artigianato e creazione, abilità classiche e innovazioni all’avanguardia. Come illustrato in modo chiaro dai 750 design premiati e dai 35 font di nuova creazione, questo libro individua e stabilisce le tendenze del settore. Guadagnarsi un posto nella pubblicazione costituisce materia di concorrenza tra i designer di tutto il mondo. Suddiviso dapprima in due rami di competizione, uno dedicato al Design della comunicazione e l’altro al Design del carattere tipografico, il programma si compone oggi di un’unica gara, composta da tre discipline: Type Design, Tipografia e, per la prima volta, Lettering, disciplina dotata di una giuria a parte. Il Certificato di Eccellenza Tipografica rappresenta un biglietto per le migliori agenzie su scala globale. L’annuario riflette altresì le ultime tendenze nel settore della tipografia, stabilisce gli standard, rappresenta un articolo per collezionisti e contraddistingue i suoi possessori come leader del pensiero visivo.
martedì 19 dicembre 2023
Saggi per un'altra storia dell'arte. Vol. 2: Da Turner a Pollock di Francesco Arcangeli (La nave di Teseo)
Un viaggio che inizia nell’Ottocento italiano ed europeo (i macchiaioli, Segantini, Manet, Turner) e prosegue, tra capolavori e accostamenti inediti, nel Novecento di Morandi e Burri, di Cézanne e Pollock, Picasso e Soutine.
“Francesco Arcangeli ha scritto su un’arte
contemporanea che, per lui come per Roberto Longhi, era una cosa sola
con l’arte antica, un ‘organon’, un unico e ininterrotto percorso, da
Wiligelmo a Morandi, sempre corpo azione fantasia, senza interruzioni,
scadenze, distinzioni tra Medioevo e Novecento, ma per inequivocabili e
implacabili ‘tramandi’. Questo apprendevamo, da studenti, nelle sue
lezioni all’Università di Bologna, e questo è rimasto in noi per sempre.
Un modo nuovo, per noi e in assoluto, di intendere la continuità
dell’arte nella storia. In questi saggi Arcangeli distrugge Guttuso e
preferisce parlare di Friedrich, di Blake, di Goya, di Philipp Otto
Runge: egli ci invita a fare un viaggio nel tempo portando la storia nel
presente, con immediatezza e una seduttiva forza di persuasione. Da
Turner a Pollock, Arcangeli rovescia le facili suggestioni
dell’impressionismo francese, ci mette davanti agli spazi infiniti di
Turner e di Friedrich, a quel ‘sublime naturale’ che ci travolgeva anche
nelle misere proiezioni di diapositive in bianco e nero. Sulla parete
grigia dell’aula apparivano improvvisamente dipinti lontani, di cui
Arcangeli ci mostrava l’intima consonanza: ecco che, sorprendentemente,
affiancava Mondrian a Piero della Francesca e noi ne sentivamo, a
distanza di secoli, la sostanziale, assoluta, incontrovertibile,
affinità.” Vittorio Sgarbi Per decenni Piero Del Giudice, allievo di
Francesco Arcangeli, si è dedicato all’opera del suo maestro, lavorando a
una raccolta organica dei suoi scritti d’arte. Ne ha seguito le tracce,
reperendo lezioni, conferenze, interventi e articoli, saggi dispersi,
presentati per la prima volta in questo volume per comporre “un’altra
storia dell’arte”. Introduzione di Vittorio Sgarbi.
Annalaura di Luggo. Oscurità e sommersione. Palermo, Palazzo Steri. 22 Dicembre 2023
coordinamento generale di Marcello Palminteri
Mostra collaterale organizzata in occasione della
“Giornata della divulgazione della Scienza, in memoria di Piero Angela”
22 DICEMBRE 2023 – 13 GENNAIO 2024
Inaugurazione
venerdì 22 dicembre 2023, ore 12.00
interventi di
Massimo Midiri, Magnifico Rettore Università degli Studi di Palermo
Marcello Ciaccio, Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia di Palermo
Aldo Gerbino, curatore della mostra
Palazzo Chiaromonte, Complesso Monumentale dello Steri
Piazza Marina
PALERMO
Ingresso libero
***
PALERMO. Venerdì 22 dicembre 2023 alle ore 12.00 presso la Sala delle Verifiche del Complesso Monumentale dello Steri (Palazzo Chiaromonte,
Palermo, Piazza Marina), nell’ambito della “Giornata della divulgazione
della Scienza, in Memoria di Piero Angela” si inaugura la mostra “Oscurità e sommersione”, opere recenti di Annalaura di Luggo, a cura di Aldo Gerbino, con il coordinamento di Marcello Palminteri.
La mostra, promossa con il patrocinio dell’Università degli Studi di Palermo, dalla Scuola di Medicina e Chirurgia, dall’Accademia di Scienze Mediche di Palermo “G.F. Ingrassia”, del Sistema Museale di Ateneo e con la collaborazione dello JUS Museum di Napoli, presenta una selezione di opere recenti di Annalaura di Luggo, artista napoletana il cui lavoro si muove tra la ricerca fotografica, multimediale ed installativa e quella cinematografica.
Sono esposte quaranta opere recenti in cui lamine stratificate celano occhi che appaiono come rivelazione di luce, ma anche come “specchi” in cui scorgersi, in cui ritrovare la consapevolezza della storia e di se stessi, nella dimensione doppia del vedere e dell’essere visti. Come scrive Aldo Gerbino nel testo introduttivo del catalogo, “la sommersione, dal submergere, vige in questi lavori: un esser sommersi dalla stessa esigenza creativa, illuminando gli ultimi istanti di un’opera che s’impone nel luogo di una pupilla tormentosamente estesa, di un’iride spalancata alla luce, a volte espellendo la sua stessa materia per quel voler sfuggire al buio di molte pagine d’esistenza accompagnate (leggiamo in video sperimentali di Annalaura di Luggo) da un suono, da una voce affannosa quasi a ricordarci delle forme di asfissia in cui sia anche possibile rischiarare, e rischiare, immagini inattese. C’è un’asfissia medica che uccide ed un’asfissia creativa che gestisce il confine di un desiderio ancora amorfo, ansimante, teso a ritrovare altri esiti iconici. Allora la sommersione visita l’oscurità alla ricerca di feritoie in cui stabilire e ordinare le tessere musive della propria conoscenza, della propria identità.
La mostra rimarrà aperta, fino al 13 gennaio 2024, secondo gli orari del Complesso Monumentale dello Steri (musei.unipa.it/complesso.html
Annalaura di Luggo | Note biografiche
Annalaura di Luggo (1970) è nata a Napoli dove vive e lavora. Presente alla 58.ma Biennale di Venezia (Pad. Repubblica Dominicana - Palazzo Albrizzi-Capello) e alle Nazioni Unite di New York, il suo percorso si muove prevalentemente tra fotografia, video, ricerca multimediale e cinematografia. Le sue opere e le sue installazioni, realizzate attraverso la fusione di tecnologia e manualità, dialogano, per complessità e varietà, con il fruitore che è protagonista dell’azione concettuale e stimolano il dialogo su questioni sociali. Ha, con destrezza ed empatia, affrontato i diritti umani (“Never Give Up”, Carcere Minorile di Nisida; “Human Rights Vision” per la Fondazione Kennedy di New York), la cecità (“Blind Vision” presentato alle Nazioni Unite ed al Consolato Italiano di NY), le questioni ambientali (“Sea Visions / 7 punti di vista”), la natura e la biodiversità (“Genesis” per la 58ma. Biennale di Venezia). Per il progetto artistico Napoli Eden, ha utilizzato l’alluminio riciclato per costruire quattro gigantesche installazioni pubbliche site-specific che hanno incoraggiato il dibattito sulla sostenibilità nella sua città: Napoli. Questo progetto ha ispirato la creazione del docufilm “Napoli Eden”, diretto da Bruno Colella che ne racconta il processo creativo. “Napoli Eden” si è qualificato per la “Consideration” per le nominations agli Oscar 2021 nella categoria Best Documentary Feature. L’alluminio riciclato e la monumentalità ritornano anche in “Collòculi > We Are Art”, una gigantesca iride scultorea che trasmette contenuti multimediali ed immersivi, presentata in anteprima presso la Fondazione Banco Napoli del capoluogo campano e al Museo Archeologico Nazionale di Napoli | MANN è il focus del documentario “We Are Art Through the Eyes of Annalaura”, diretto dalla stessa artista, la cui narrazione oscilla tra video arte e cinema sperimentale. Il documentario si è qualificato per la “Consideration” agli Oscar 2023, nella categoria Best Documentary Feature e Best Song. Vasta la sua bibliografia, con interventi dei maggiori critici d’arte e personalità internazionali del mondo della cultura e dello spettacolo, tra cui Paul Laster, Stephen Knudsen, Rajsa Clavijo, Timothy Hardfield, Paco Barragan, Stefano Biolchini, Hap Erstein, Francesco Gallo Mazzeo, Aldo Gerbino, Giulia Gueci, Marcello Palminteri, Gabriele Perretta, Vincenzo Trione, Andrea Viliani. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Ha realizzato installazioni permanenti (Museo dell’Istituto P. Colosimo di Napoli, Museo del Carcere di Nisida), temporanee ed interattive (Nazioni Unite, New York; Art Basel/Scope a New York a Basilea e a Miami; MANN | Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Fondazione Banco Napoli, Salone Nautico Internazionale di Genova; Torino Artissima/The Others Fair) volte a modificare la percezione dello spazio e le coordinate visive del reale. www.annalauradiluggo.com
Venerdì 22, sabato 23 e mercoledì 27 dicembre - Andrea Sabatino presenta Melodico con Vince Abbracciante ad Arnesano (Le), Acquaviva delle Fonti (Ba) e Brindisi
Ascolta online bfan.link/melodico
Prodotto da Maria Agostinacchio per l’associazione Festinamente
e da Maurizio Bizzochetti per l'etichetta Dodicilune,
distribuito in Italia e all’estero da Ird e nei
principali store online da Believe, arriva “Melodico”
di Andrea Sabatino. Nel nuovo progetto discografico il
jazz creativo e moderno del trombettista salentino si fonde con
l’eleganza classica e raffinata del fisarmonicista Vince
Abbracciante. Il disco sarà presentato ufficialmente venerdì
22 dicembre alle 20 nel Palazzo Marchesale di Arnesano,
in provincia di Lecce, sabato 23 dicembre alle 22 al Club 1799
di Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, e mercoledì
27 dicembre alle 21 all’Enoteca Fedele di Brindisi.
Il duo propone la rivisitazione di otto brani che hanno fatto la
storia della musica italiana: Cos'hai trovato in lui di
Bruno Martino, due grandi successi cantati da Mina
come Noi due, firmata da Alberto Testa e Augusto
Martelli, e Brava del direttore d'orchestra,
compositore, arrangiatore e paroliere Bruno Canfora, La
strada di Nino Rota, dalla colonna sonora
dell'omonimo film di Federico Fellini, Ho capito che
ti amo e Angela di Luigi Tenco, L'ultima
occasione di Jimmy Fontana e Un giorno ti dirò
di Gorni Kramer, brano portato al successo, tra gli
altri, dal crooner Nicola Arigliano. Prossimi
appuntamenti al Duke JazzClub di Bari (13
gennaio), al Biella Jazz Club (2 aprile), al Bonaventura
Club di Milano (3 aprile), al Neruda Cafè di
Torino (4 aprile), al Varese Jazz Club (5 aprile)
e al Countbasie JazzClub di Genova (6 aprile).
«La musica di questo disco è un fiore raro, nato dalla passione,
dalla creatività e dalla cura di Andrea Sabatino e Vince
Abbracciante. La scelta dei brani, oculata e molto originale,
serve da ponte di lancio per una serie di improvvisazioni di
altissimo livello», sottolinea Enrico Rava nelle note di
copertina. «È un grandissimo piacere constatare il percorso di
Andrea che, da quando l'ho conosciuto 10 anni fa, si è
trasformato da trombettista emergente molto dotato in un
musicista maturo e molto interessante, con un controllo
invidiabile sullo strumento e un senso per la melodia fuori dal
comune. Questa è anche l'occasione per me di conoscere un
musicista unico e straordinario come Vince Abbracciante. È un
viaggio nella grande musica italiana di cui si sentiva il
bisogno».
Andrea Sabatino inizia lo studio della tromba a
cinque anni, a nove intraprende gli studi al Conservatorio di
Musica “Tito Schipa” di Lecce, dove nel 1999, appena
diciassettenne, consegue il Diploma in tromba con il massimo dei
voti. Partecipa a vari concorsi e rassegne nazionali esibendosi
come trombettista classico. L’incontro nel 2000 con Fabrizio
Bosso, spinge il giovane musicista a intraprendere lo studio del
jazz. Partecipa ai seminari estivi di “Umbria Jazz 2001”, dove è
premiato come “Miglior talento”, e “Siena Jazz”. Nel 2003 è
selezionato per partecipare al “Premio Nazionale Massimo
Urbani”, dove si classifica tra i finalisti e vince una borsa di
studio per “Nuoro Jazz 2003”. Nel 2004 consegue il Diploma in
Jazz sempre al Conservatorio di Lecce e contemporaneamente
alterna la sua attività con lavori in Orchestre e in varie
trasmissioni televisive Rai. Nel maggio del 2006 arriva “Pure
Soul”, debutto discografico prodotto dall’etichetta salentina
Dodicilune. Nei brani è affiancato da Vincenzo Presta (sax
tenore), Ettore Carucci (piano), Giuseppe Bassi (basso), Mimmo
Campanale (batteria) e dall’ospite Fabrizio Bosso. Nel 2015,
sempre per la Dodicilune, esce “Bea” con Gaetano Partipilo al
sax, Ettore Carucci al piano, Francesco Angiuli al contrabbasso
e Giovanni Scasciamacchia alla batteria. Nel corso di questi
anni ha collaborato, tra gli altri, con Dee Dee Bridgewater,
Sergio Cammariere, Mario Biondi, Mario Rosini, Fabrizio Bosso,
Rosario Giuliani, Daniele Scannapieco, Marco Tamburini, Giovanni
Amato, Javier Girotto, Roberto Gatto, Fabio Zeppetella, Dario
Deidda, Massimo Morricone, Gianni Cazzola, Paolo Di Sabatino,
Roberto Ottaviano, Giuseppe Bassi, Alessandro Di Puccio, Stefano
“Cocco” Cantini, Salvatore Bonafede, Nico Morelli, Piero
Odorici, Arthur Miles, Maurizio Gianmarco solo per menzionarne
alcuni. Il suo playing, seppur profondamente rispettoso della
tradizione jazzistica, si caratterizza per la ricerca di un
suono personale che emana calore, impreziosito da un fraseggio
agile, limpido, da una sensibilità comunicativa genuina e
generosa.
“Chi più mi ha impressionato è un giovane
italiano, originario della Puglia: si chiama Vince Abbracciante.
In ogni brano mi ha imbarcato in una storia e commosso”, disse
di lui Richard Galliano (Jazzman, 2005). Ostunese, classe 1983,
Vince Abbracciante a otto anni intraprende gli studi
musicali con il padre Franco. Diplomato in musica jazz al
Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli sotto la guida di Gianni
Lenoci e laureato in fisarmonica classica con lode e menzione
speciale al Conservatorio Egidio Romualdo Duni di Matera con
Gian Vito Tannoia, ha frequentato master class, seminari, corsi.
Si è esibito in festival e jazz club in tutto il mondo suonando
con numerosi musicisti (Juini Booth, John Medeski, Richard
Galliano, Marc Ribot, Javier Girotto, Gabriele Mirabassi, Flavio
Boltro, Fabrizio Bosso, Peppe Servillo, Lucio Dalla, Ornella
Vanoni, Heidi Vogel). Nel 2006 si avvicina anche alle tastiere
vintage. Nel 2009 progetta insieme a Carlo Borsini un nuovo
sistema per il cambio dei registri della fisarmonica, che
permette di ampliare la gamma sonora del suo strumento. Ha
scritto colonne sonore per i film del regista Gianni Torres e ha
pubblicato vari cd con The Bumps (trio completato da Davide
Penta e Antonio Di Lorenzo) e con Paola Arnesano (Tango! - 2012
, MPB - 2017, Opera! - 2022). Dopo “Introducing”, nel quale è
affiancato dal leggendario bassista newyorkese Juini Booth
(2012, Bumps Records) ha pubblicato per l’etichetta Dodicilune i
due cd “Sincretico” (2017) e “Terranima” feat. Gabriele
Mirabassi (2019). Nella sua carriera ha conquistato numerosi
premi nazionali e internazionali. Dal 2000 è testimonial delle
fisarmoniche Borsini di Castelfidardo. Dal 2017 il calco della
sua mano destra viene conservato presso il “Museo Internazionale
delle Impronte dei Fisarmonicisti” di Recoaro Terme (VI). Nel
2021 (ex aequo con Simone Zanchini) e 2002 (grazie al cd
"Santuario", in coppia con Javier Girotto – Dodicilune 2021) ha
vinto l'Orpheus Award nella categoria jazz. Nel 2022 ha firmato
gli arrangiamenti del progetto "Io che amo solo te. Le Voci di
Genova" di Serena Spedicato (canto, voce recitante) e Osvaldo
Piliego (testi originali), prodotto da Dodicilune, Eskape e
Coolclub.
L’etichetta pugliese Dodicilune è
attiva dal 1996 e dispone di un catalogo di quasi 350 produzioni
discografiche (cd, vinili, dvd) di artisti italiani e stranieri.
Grazie a Ird e Believe i dischi sono distribuiti in Italia e
all'estero nei migliori negozi di musica, nelle principali
catene (Feltrinelli, Fnac, Ricordi, Mondadori, Melbookstore) e
su 60 piattaforme di download/streaming digitale in circa 80
paesi in tutto il mondo (iTunes, Spotify, Deezer, AppleMusic,
Amazon, Qobuz, Tidal).
Facebook.com/dodicilune
Instagram.com/dodicilune
Youtube.com (DodiciluneRecords)
www.dodicilune.it
www.ijm.it => presskits.adeidj.it/component/
Dodicilune - Edizioni Discografiche & Musicali
Via Ferecide Siro 1/E - Lecce
0832091231 - info@dodiciluneshop.it
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lunedì 18 dicembre 2023
QUESTO È TUTTO DI QUI: IL BESTIARIO SALENTINO DI OSVALDO PILIEGO ALLE ERGOT DI LECCE
Martedì 19
dicembre alle 19 le Officine Culturali Ergot
ospitano la presentazione ufficiale del
nuovo libro di Osvaldo Piliego. I testi
dello scrittore leccese sono affiancati
dalle illustrazioni di 31 artiste e artisti
pugliesi con il coordinamento di Brizzo, le
introduzioni di Mauro Marino e Alessio
Fasano e il cover design di Erik Chilly. Una
mostra immaginaria, un quaderno di schizzi e
bozze, una fotografia non esaustiva dello
stato dell’arte di “qui”. Non la solita
guida ai luoghi e ai sapori di Puglia ma una
mappatura degli ultimi, un bestiario fatto
di animali veri e fantastici, un albo
illustrato per adulti.
Non la solita guida ai luoghi e ai sapori di
Puglia ma una mappatura degli ultimi, un
bestiario fatto di animali veri e fantastici, un
albo illustrato per adulti: martedì 19
dicembre alle 19
(ingresso libero) le Officine
Culturali Ergot di Lecce ospitano
la presentazione ufficiale di Questo
è tutto di qui - Bestiario salentino dello
scrittore leccese Osvaldo Piliego. Nel
libro, pubblicato da Edizioni Ergot, i
testi sono affiancati dalle illustrazioni
di 31 artiste e artisti pugliesi con il
coordinamento artistico di Brizzo, le
introduzioni di Mauro Marino e Alessio
Fasano e il cover design di Erik
Chilly. Le parole dell’autore e i disegni
di Chiara Rescio, Egidio Marullo, Chekos, Andy
Trema, Paola Rollo, Alberto Giammaruco, Mauro
Curlante, Samuel Mello, Francesco Cuna, Frank
Lucignolo, Valeria Puzzovio, Boris Colorblind,
Nessuno Niemand, Efrem Barrotta, Carmelo
Garofalo, Brizzo, Sasori Komomo, Emilia
Ruggiero, Alessandro Romita, Chiara Spinelli,
Fergs, Elisa Costa, Laurenji Bloom, Andrea
Merenda, Betti Greco, Giancarlo Nunziato,
Massimo Pasca, Luisa Carlà, Gianni Cudazzo,
Gabriele Conte, Veronica La Greca danno vita a
una galleria di personaggi e luoghi del Salento.
Una mostra immaginaria, un quaderno
di schizzi e bozze, una fotografia non
esaustiva dello stato dell’arte di “qui”.
«Il “qui” è la mia ossessione, la mia personale
malattia, ed è forse anche la causa del mio
essere uno “scrivente” di periferia, fuori moda,
lontano dai meccanismi dell’editoria di oggi.
Non ci resta che fare artigianato, quello che un
tempo chiamavamo autoproduzione», sottolinea
l’autore. Dopo l'anteprima al Castello Volante
di Corigliano d'Otranto per Bazart e la
presentazione ufficiale alle Officine
Culturali Ergot di Lecce con Giulia
Maria Falzea, Piliego sarà nelle prossime
settimane (calendario ancora in via di
aggiornamento) da Macarìa a Gallipoli
(21 dicembre alle 20), al Lug -
Centro Culturale Ex Macello di Corsano
per Canti e incanti (26 dicembre alle 20),
al Fondo Verri di Lecce per le
Mani e l'ascolto (2 gennaio alle 18:30), a Casa
dei Kalimeriti di Calimera (4
gennaio alle 19) e al Caffè Greco di Caprarica
(9 gennaio alle 19:30). Info redazione@ergot.it
- 0832246074.
IL LIBRO
Nei periodi bui sono le parole il luogo del conforto, poco importa dove vanno poi, l’importante è che arrivino. Il lento metterle insieme una accanto all’altra è il costante lavorio che mi distrae da me e mi fa stare bene. In questi anni recenti, tra chiusure forzate e isolamenti spontanei, ho abbozzato una serie di piccoli ritratti, incipit di possibili storie, romanzi mai nati, prove tecniche di racconti. L’ho fatto per condividerle subito con gli altri, quasi a dire, tra un libro e l’altro che fatica a uscire, che comunque non ho smesso, che il vizio di scrivere, come gli altri del resto, ancora non mi è passato. Non l’ho fatto pensando che finissero sulla carta, erano appunti digitali e nulla più. Se non fosse stato per Simone Rollo e Brizzo questo libro non ci sarebbe. Sono stati loro a immaginarlo così com’è: una galleria di personaggi e luoghi di questa terra, uno spazio popolato da tante persone che hanno scelto di regalarmi una porzione del loro tempo e del loro talento. E così quello che non poteva essere un libro è diventato qualcos’altro, una sorta di catalogo di una mostra immaginaria di 31 artisti salentini con le “didascalie” scritte da me, un quaderno di schizzi e bozze, una fotografia non esaustiva dello stato dell’arte di “qui”. Il “Qui” è la mia ossessione, la mia personale malattia, ed è forse anche la causa del mio essere uno “scrivente” di periferia, fuori moda, lontano dai meccanismi dell’editoria di oggi. Non ci resta che fare artigianato, quello che un tempo chiamavamo autoproduzione. Non è la solita guida ai luoghi e ai sapori di Puglia ma una mappatura degli ultimi, un bestiario salentino fatto di animali veri e fantastici, un albo illustrato per adulti.
L'AUTORE
Operatore culturale e scrittore, Osvaldo Piliego si occupa di progettazione e produzione di eventi. Socio fondatore della Cooperativa Coolclub di Lecce, dal 2004 al 2011 ha diretto la rivista Coolclub.it. Nel corso degli anni ha collaborato con varie testate e siti nazionali (Rockerilla, All Music, The Guide). Nel 2010 ha lavorato con Giancarlo Susanna alla realizzazione della biografia di Fred Buscaglione "Nientepopodimenoche Fred" (Arcana). Ha pubblicato i romanzi “Fino alla fine del giorno” nel 2011 e “La città verticale” nel 2015, entrambi per Lupo Editore, la raccolta di poesie “Justalovesong” per Fondo Verri (2016). Negli anni ha pubblicato racconti su varie raccolte (Post, Kunstwollen, Una frisella sul mare, 50 sfumature di fritto, Cucinare con i piedi, Inchiostro di Puglia). Nel 2019 pubblica il suo terzo romanzo “Se tu fossi una brava ragazza” per Manni editori e scrive i testi per lo spettacolo “Io che amo solo te, le voci di Genova” di Serena Spedicato, poi uscito in cd per Dodicilune.
DI QUANTE COSE È UNA CITTÀ Mauro Marino
Nella lateralità sta la vita vera, sul margine. La prova quotidiana, inesorabile, macina le ore. Vale per tutti, per quelli “ammassati in un luogo come la gente nei paesi”, e per quelli “impilati come le persone nelle grandi città” ancora di più vale per chi, le ore, le attraversa in bilico e osa la caduta, fondendo la regalità del proprio pudore con il coraggio. Questa sostanza, questa luce, abita gli uomini e le donne che incontreremo leggendo queste pagine. Di quante cose è un paese, una città, mille e mille accadimenti, di quante individualità soprattutto: il suo respiro è il respiro di tutti, un insieme indistinguibile, tutto si mischia e accade nella sfida dello stare a vivere. Un’energia corale dove, andare a cercare la particolarità, è mettersi in cammino e allenarsi alla sosta per meglio guardare e dare luogo alla traccia degli incontri, per meglio comprendere l’umanità e le singolarità che la abitano. Non esiste lo sciamano, l’incantamento seduttivo dell’artista, l’unica via è l’incontro, sguardo con sguardo così l’innamoramento svezza la scrittura, nella relazione ogni storia evoca fantasticherie, affabula, tesse la trama di vicende altrimenti inenarrabili. Fare sosta, cogliere, su quel bilico che è la vita, chi resiste, chi trova la via nonostante la fatica convocata nell’allerta del cuore, nonostante la routine, le melanconie dell’ordinario, i ripensamenti affollati nei sì e no delle ossessioni, nell’arco sempre teso dei corpi. La felicità pare sia un attimo, trascorre, non fa mai pausa, ci abita per un istante e poi va via. Questa fugacità pare animare il popolo di “Questo è tutto qui”, un popolo capace - come l’Edoardo che incontriamo nelle pagine di Osvaldo Piliego - di “liberarsi in un’altra dimensione”, di muoversi nel presente vissuto come in un altrove denso di umanità, di stupore, capace di interpretare il Tempo presagendo un'intensità sconosciuta ai più, alla pretesa normalità degli “altri”, di una maggioranza priva di affettività, di sincerità, di solidarietà. È amaro ammetterlo, ma è questo il Mondo, quello del nostro vivere e quello passato, difficile presagirne un altro se non nella separazione, nella “latitanza” dal soffoco dalla consuetudine. “La verità ha tante sfumature, a volte basta solo cambiare nome alle cose” leggo. Sì! È questo mimetismo la fascinazione che muove la vita, lo stare al mondo, la libertà di scegliere, anche la caduta, il baratro di esiti distruttivi e autodistruttivi. Della “clandestinità” raccontano queste pagine quella dei comportamenti, quella dei luoghi della separatezza come il Samarcanda in una San Cataldo, “luogo di passaggio per anime (sempre) in transito”, anime capaci di rituali definitivi, di brindare ogni giorno a quello che resta. Nonostante tutto. Un vitalismo assoluto tira l’elastico dell’ordinario, le storie si infilano leste pagina dopo pagina, come folgorazioni, una galleria di vite eroiche, uniche, nel dare al destino l’inatteso della conseguenza, farfalle sempre sulla soglia, pronte, sul punto di fuga.
PUNTI DI VISTA Alessio Fasano
Scrivo questa introduzione sul mio computer. Per poter arrivare al punto di premere i pulsanti sulla tastiera ho premuto un pulsante fisico, immediatamente lo schermo si è illuminato a mostrare la scritta Lenovo bianca su sfondo nero, mi sono ritrovato sul mio desktop, dove le innumerevoli (troppe, sono piuttosto disordinato) icone mi suggerivano i programmi o i file a cui avrei potuto avere un accesso diretto, ho deciso di cliccare sull’icona che mi serviva, la rappresentazione di un foglio rettangolare che sfuma da un blu scuro verso un celeste quasi ceruleo. Ho cliccato e finalmente eccomi qui a scrivere questa apparentemente inconcludente introduzione. Ho premuto su immagini (icone) che mi hanno dato accesso ad altre immagini e anche adesso mentre scrivo altre piccole rappresentazioni danzano nella mia visuale periferica. Siamo subissati di immagini, viviamo in un mondo fatto di figure, icone, copertine di video, immagini del profilo e pubblicità. Niente di nuovo, niente di sorprendente. Sorprendente è invece quanto poco parliamo di immagini, di quello che raccontano, di quello che ci lasciano a livello emotivo e percettivo. Non solo siamo circondati ma contribuiamo a questo infinito flusso visuale con le nostre, di immagini. Non solo i nostri selfie, ma anche le storie instagram di cui possiamo scegliere lo sfondo, il font, dove posizionare le scritte e via dicendo con un editor che nel tempo diviene più complesso man mano che la media delle persone comuni diventa abile ad utilizzarlo. Ma nessuno parla mai di immagini e del fatto che esse abbiano un codice e di come questo influenza la nostra percezione. Il mondo dell’editoria vede il disegno come un corredo del testo e niente di più, qualcosa che serve a rendere più “preziosa” l’edizione, e in questo non c’è niente di male chiariamoci. Tutti noi, non addetti ai lavori delle immagini, non grafici, non storici dell’arte, viviamo un forte straniamento nei confronti dell’immagine, in quanto questa si pone a noi senza filtri e apparentemente non ci richiede alcuna analisi. Quando siamo di fronte a un quadro di Caravaggio vediamo l’immagine e per noi è come se fosse sempre esistita, in qualche modo, nel mondo. Certo molti di noi si lasciano sfuggire fra i denti un “che bravo Caravaggio” perché pensano al fatto (miracoloso) che l’ immagine che hanno davanti un tempo, prima di essere dipinta, semplicemente era una tela bianca. Ecco che l’arte visiva si pone a noi nel peggiore dei casi come un qualcosa di dato (in quanto apparentemente è dato in modo subitaneo ai nostri sensi) e nel migliore come un atto di creazione (quasi divino) più che creativo. È questo tipo di atteggiamento nei confronti dell’immagine che pone poi, molte persone (in modo non colpevole) nella posizione di chiedersi se l’arte non rappresentativa sia davvero arte. Ecco perché operazioni varie come quella che state per leggere sono fondamentali per riportare all’occhio dei lettori l’immagine non come mero accompagnamento dello scritto, ma come operazione sinergica e organica. Per ogni frammento letterario troverete una rappresentazione che riesce a svolgere ogni volta una funzione differente nei confronti del racconto: riassumendolo, ampliandolo o proseguendolo. Quella che vi apprestate ad osservare non è soltanto una catalogazione di immagini ma anche un vero è proprio spaccato sullo stato di salute che l’arte figurativa vive attualmente intorno a noi. Passiamo con agilità attraverso stili e materie dell’arte completamente diverse, dal realistico all’astratto dal collage all’acquerello, dal pennarello al disegno grafico di matrice pubblicitaria. Le ispirazioni sono innumerevoli, dall’espressionismo alla pop art fino alla grafica pubblicitaria di fine secolo passando per la rappresentazione futuristica e il fumetto di matrice italiana (un realismo molto sintetico e impattante). Un’altra occasione che il volume che abbiamo in mano ci fornisce è quella di vedere i soggetti e come si ripetono e reinterpretano nella storia. La donna, ad esempio, è figlia di tantissime visioni e sperimentazioni, dalla donna mistica a quella conturbante alla donna spaventosa ed evocativa. I ritratti e le scene di vita quotidiana, oggi ritornati alla ribalta grazie agli strumenti che ne hanno determinato la fine un secolo e mezzo fa (ovvero la fotografia). Come spesso succede quando una nuova tecnologia invade l’arte immediatamente viene utilizzata quanto più possibile per poi tornare indietro successivamente, quando lo stile o lo strumento sono stati sufficientemente esplorati non solo dal pubblico ma anche e soprattutto dagli artisti. Un esempio quotidiano lo vediamo nella differenza di design delle insegne dei negozi fra gli anni novanta e oggi. Trent’anni fa si preferiva una grafica bombata, in 3D, che uscisse fuori dall’insegna e dimostrasse flessioni e contorsioni varie. I programmi di grafica avevano da poco perfezionato questa opzione potenziandola e mettendola nelle mani di ogni grafico di provincia che non poteva esimersi dall’usare l’ultima arma apparsa nel suo arsenale. Oggi invece preferiamo scritte minimali e loghi semplici e piatti, che dovranno abbinarsi alla nostra pagina web e dovranno essere riconoscibili nelle piccole icone dei cellulari. Non ci interessa più utilizzare le tre dimensioni nel design di uso quotidiano, e non solo perché “non sono più di moda” ma perché i grafici lo hanno esplorato e utilizzato mentre i programmi, migliorandolo sempre di più e rendendolo sempre più semplice da rendere, così semplicemente, per qualche pionieristica ragione, hanno perso di senso. Questo fenomeno succede spesso e fa parte del processo creativo, una corrente, una direzione in cui la generazione d’artisti si muove. Oggi questo tipo di tendenza esiste ancora, ma il numero di artisti con una certa padronanza della tecnica è divenuto così alto e le tecniche da loro individuate sono così tante che non è facile seguire l’onda che guida questa generazione di artisti, e forse è proprio questo il fenomeno interessante, centinaia di visioni del mondo alimentate da migliaia di immaginari e punti di vista differenti. Una raccomandazione, infine, ai lettori che sono riusciti ad arrivare indenni alla fine di questa prefazione: spesso guardiamo le immagini in grande velocità senza fermarci un attimo dicendo semplicemente che sono belle o meno, credendo di averle assorbite, il consiglio potrebbe sembrare banale ed è il seguente: contate fino a venti, fino a trenta e intanto guardare l’immagine senza lasciarsi distrarre dal mondo rumoroso e pressantemente circostante. Vi accorgerete che si tratta di tutta un’altra esperienza e che le immagini man mano che le si guarda si lasciano percepire in modo differente, svelandoci la loro magia.
Edizioni Ergot
Piazzetta Ignazio Falconieri - 73100 Lecce
Simone Rollo - redazione@ergot.it - 0832246074
www.ergot.it
domenica 17 dicembre 2023
sabato 16 dicembre 2023
Il cavaliere azzurro di Vasilij Kandinskij, Franz Marc e con la cura di Klaus Lankheit (SE)
“Il Cavaliere Azzurro” (Der Blaue Reiter), un almanacco di grande formato con illustrazioni a colori, uscì a Monaco di Baviera nel 1912. L’iniziativa della pubblicazione fu presa da un gruppo di pittori, musicisti e scrittori d’avanguardia tedeschi e russi che si raccoglieva intorno a Wassily Kandinsky e a Franz Marc. Accolto dalla reazione rabbiosa della critica ufficiale e dall’entusiasmo degli intellettuali più avanzati, il libro-almanacco divenne subito il punto di riferimento obbligato del vasto moto di rinnovamento artistico e culturale degli anni precedenti la prima guerra mondiale. È oggi considerato come il più significativo documento programmatico dell’arte del XX secolo, un «manifesto» estetico e spirituale che ha esercitato un’influenza determinante sulla cultura europea.
90° HAPPY BIRTHDAY: DOMENICA 17 DICEMBRE IL CONSERVATORIO DI MUSICA "TITO SCHIPA" DI LECCE CELEBRA IL SUO COMPLEANNO E INAUGURA IL NUOVO ANNO ACCADEMICO AL TEATRO POLITEAMA GRECO CON I CARMINA BURANA
Posti esauriti e
grande attesa al Teatro Politeama Greco di
Lecce
per il concerto ideato per celebrare i 90
anni del Conservatorio di Musica "Tito Schipa"
di Lecce. Domenica 17 dicembre alle
18:30 in scena un appuntamento davvero
speciale che inaugura il nuovo anno
accademico dell'Istituto di Alta
Formazione del MUR (settore Alta Formazione
Artistica e Musicale italiana). Nato come Liceo
musicale salentino, anche per la generosa
lungimiranza del celebre ”usignolo di Lecce” Tito Schipa, con Statuto approvato con decreto
del Prefetto di Lecce del 21 novembre 1933,
attualmente il Conservatorio è presieduto da Luigi
Puzzovio e diretto da Corrado De
Bernart. Per festeggiare questa
ricorrenza, l'Orchestra Sinfonica del
Conservatorio, formata da oltre
ottanta elementi tra studentesse e
studenti, docenti e alcuni ex allievi, e i circa
100 interpreti de La Chorus
(Lucania & Apulia Chorus) e del Coro di
voci Bianche Juvenes Cantores (Maestro dei
cori Luigi Leo), proporranno la cantata scenica
Carmina Burana composta da Carl Orff.
Il concerto, con la direzione del Maestro
Giovanni Pellegrini (non Michele Nitti
come comunicato in precedenza), ospiterà
anche i solisti Claudia Urru (soprano),
Vincenzo Franchini (controtenore) e Guido
Dazzini (baritono). Immagine cardinale di
questa cantata teatrale è la ruota della
fortuna, che dispensa ora la buona, ora la
cattiva sorte. È la parabola della vita umana
soggetta a continui cambiamenti: per questo
motivo il coro fa appello alla dea della fortuna
(«O Fortuna, velut luna»), che introduce e
conclude la serie dei canti profani. La serata,
condotta dal giornalista Marcello Favale,
è organizzata con il patrocinio di Regione
Puglia, Provincia di Lecce, Comune
di Lecce, Camera di Commercio di Lecce
e, grazie alla collaborazione con Confindustria
Lecce, con il sostegno di BBC Terra
d’Otranto, Trans Adriatic Pipeline,
Sud Gas, Armafer, Ilmea.
«I Carmina Burana sono la prima
opera del Trittico dei Trionfi completato dai
Catulli Carmina (Ludi Scaenici) e dal Trionfo
di Afrodite. Il compositore tedesco Carl Orff
venne a conoscenza di 325 testi poetici
medievali in latino, in tedesco medio-alto e
in francese, redatti fra il XII e il XIII
secolo e contenuti nel manoscritto Monacensis
Latinus 1660, custodito dal 1803 nella
Biblioteca Nazionale di Monaco di Baviera»,
scrive la studentessa Maria Grazia Carrozzo
nelle note di sala. «Furono chiamati “Burana”
in quanto provenienti dall’abbazia bavarese di
Benediktbeuern (Bura Sancti Benedicti). Erano
giunti a Monaco in seguito all’editto
napoleonico che decretava la secolarizzazione
dei monasteri. Orff ne rimase così affascinato
che compose di getto i primi due dei
ventiquattro brani che costituirono il lavoro
finale. Orff collaborò con il filologo Michel
Hofmann per quanto riguarda la scelta dei
carmina: prevalentemente di carattere amoroso
e volti alla parodia della tradizione dei
Minnesänger. La stesura dei Carmina Burana
coprì il biennio dal 1935 all’agosto del 1936.
La diffusione di testi è da attribuirsi ai
“clerici vagantes”, cioè a studenti girovaghi
che vivevano ai margini della società,
spostandosi in Europa per raggiungere le varie
sedi delle neonate università. Dal punto di
vista musicale l'opera è caratterizzata dalla
costante presenza ritmica compressa in grandi
ostinati».
Conservatorio
di Musica Tito Schipa
via Vincenzo Ciardo - Lecce
Info 0832344267 - www.conservatoriolecce.it
venerdì 15 dicembre 2023
-
Con il termine “pietà ” si intende solitamente, nella storia dell’arte, un motivo figurativo rappresentante la Vergine e altri vari personag...