T.A.Z. Weblog Party
mercoledì 20 dicembre 2023
martedì 19 dicembre 2023
Saggi per un'altra storia dell'arte. Vol. 2: Da Turner a Pollock di Francesco Arcangeli (La nave di Teseo)
Un viaggio che inizia nell’Ottocento italiano ed europeo (i macchiaioli, Segantini, Manet, Turner) e prosegue, tra capolavori e accostamenti inediti, nel Novecento di Morandi e Burri, di Cézanne e Pollock, Picasso e Soutine.
“Francesco Arcangeli ha scritto su un’arte
contemporanea che, per lui come per Roberto Longhi, era una cosa sola
con l’arte antica, un ‘organon’, un unico e ininterrotto percorso, da
Wiligelmo a Morandi, sempre corpo azione fantasia, senza interruzioni,
scadenze, distinzioni tra Medioevo e Novecento, ma per inequivocabili e
implacabili ‘tramandi’. Questo apprendevamo, da studenti, nelle sue
lezioni all’Università di Bologna, e questo è rimasto in noi per sempre.
Un modo nuovo, per noi e in assoluto, di intendere la continuità
dell’arte nella storia. In questi saggi Arcangeli distrugge Guttuso e
preferisce parlare di Friedrich, di Blake, di Goya, di Philipp Otto
Runge: egli ci invita a fare un viaggio nel tempo portando la storia nel
presente, con immediatezza e una seduttiva forza di persuasione. Da
Turner a Pollock, Arcangeli rovescia le facili suggestioni
dell’impressionismo francese, ci mette davanti agli spazi infiniti di
Turner e di Friedrich, a quel ‘sublime naturale’ che ci travolgeva anche
nelle misere proiezioni di diapositive in bianco e nero. Sulla parete
grigia dell’aula apparivano improvvisamente dipinti lontani, di cui
Arcangeli ci mostrava l’intima consonanza: ecco che, sorprendentemente,
affiancava Mondrian a Piero della Francesca e noi ne sentivamo, a
distanza di secoli, la sostanziale, assoluta, incontrovertibile,
affinità.” Vittorio Sgarbi Per decenni Piero Del Giudice, allievo di
Francesco Arcangeli, si è dedicato all’opera del suo maestro, lavorando a
una raccolta organica dei suoi scritti d’arte. Ne ha seguito le tracce,
reperendo lezioni, conferenze, interventi e articoli, saggi dispersi,
presentati per la prima volta in questo volume per comporre “un’altra
storia dell’arte”. Introduzione di Vittorio Sgarbi.
Annalaura di Luggo. Oscurità e sommersione. Palermo, Palazzo Steri. 22 Dicembre 2023
coordinamento generale di Marcello Palminteri
Mostra collaterale organizzata in occasione della
“Giornata della divulgazione della Scienza, in memoria di Piero Angela”
22 DICEMBRE 2023 – 13 GENNAIO 2024
Inaugurazione
venerdì 22 dicembre 2023, ore 12.00
interventi di
Massimo Midiri, Magnifico Rettore Università degli Studi di Palermo
Marcello Ciaccio, Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia di Palermo
Aldo Gerbino, curatore della mostra
Palazzo Chiaromonte, Complesso Monumentale dello Steri
Piazza Marina
PALERMO
Ingresso libero
***
PALERMO. Venerdì 22 dicembre 2023 alle ore 12.00 presso la Sala delle Verifiche del Complesso Monumentale dello Steri (Palazzo Chiaromonte,
Palermo, Piazza Marina), nell’ambito della “Giornata della divulgazione
della Scienza, in Memoria di Piero Angela” si inaugura la mostra “Oscurità e sommersione”, opere recenti di Annalaura di Luggo, a cura di Aldo Gerbino, con il coordinamento di Marcello Palminteri.
La mostra, promossa con il patrocinio dell’Università degli Studi di Palermo, dalla Scuola di Medicina e Chirurgia, dall’Accademia di Scienze Mediche di Palermo “G.F. Ingrassia”, del Sistema Museale di Ateneo e con la collaborazione dello JUS Museum di Napoli, presenta una selezione di opere recenti di Annalaura di Luggo, artista napoletana il cui lavoro si muove tra la ricerca fotografica, multimediale ed installativa e quella cinematografica.
Sono esposte quaranta opere recenti in cui lamine stratificate celano occhi che appaiono come rivelazione di luce, ma anche come “specchi” in cui scorgersi, in cui ritrovare la consapevolezza della storia e di se stessi, nella dimensione doppia del vedere e dell’essere visti. Come scrive Aldo Gerbino nel testo introduttivo del catalogo, “la sommersione, dal submergere, vige in questi lavori: un esser sommersi dalla stessa esigenza creativa, illuminando gli ultimi istanti di un’opera che s’impone nel luogo di una pupilla tormentosamente estesa, di un’iride spalancata alla luce, a volte espellendo la sua stessa materia per quel voler sfuggire al buio di molte pagine d’esistenza accompagnate (leggiamo in video sperimentali di Annalaura di Luggo) da un suono, da una voce affannosa quasi a ricordarci delle forme di asfissia in cui sia anche possibile rischiarare, e rischiare, immagini inattese. C’è un’asfissia medica che uccide ed un’asfissia creativa che gestisce il confine di un desiderio ancora amorfo, ansimante, teso a ritrovare altri esiti iconici. Allora la sommersione visita l’oscurità alla ricerca di feritoie in cui stabilire e ordinare le tessere musive della propria conoscenza, della propria identità.
La mostra rimarrà aperta, fino al 13 gennaio 2024, secondo gli orari del Complesso Monumentale dello Steri (musei.unipa.it/complesso.html
Annalaura di Luggo | Note biografiche
Annalaura di Luggo (1970) è nata a Napoli dove vive e lavora. Presente alla 58.ma Biennale di Venezia (Pad. Repubblica Dominicana - Palazzo Albrizzi-Capello) e alle Nazioni Unite di New York, il suo percorso si muove prevalentemente tra fotografia, video, ricerca multimediale e cinematografia. Le sue opere e le sue installazioni, realizzate attraverso la fusione di tecnologia e manualità, dialogano, per complessità e varietà, con il fruitore che è protagonista dell’azione concettuale e stimolano il dialogo su questioni sociali. Ha, con destrezza ed empatia, affrontato i diritti umani (“Never Give Up”, Carcere Minorile di Nisida; “Human Rights Vision” per la Fondazione Kennedy di New York), la cecità (“Blind Vision” presentato alle Nazioni Unite ed al Consolato Italiano di NY), le questioni ambientali (“Sea Visions / 7 punti di vista”), la natura e la biodiversità (“Genesis” per la 58ma. Biennale di Venezia). Per il progetto artistico Napoli Eden, ha utilizzato l’alluminio riciclato per costruire quattro gigantesche installazioni pubbliche site-specific che hanno incoraggiato il dibattito sulla sostenibilità nella sua città: Napoli. Questo progetto ha ispirato la creazione del docufilm “Napoli Eden”, diretto da Bruno Colella che ne racconta il processo creativo. “Napoli Eden” si è qualificato per la “Consideration” per le nominations agli Oscar 2021 nella categoria Best Documentary Feature. L’alluminio riciclato e la monumentalità ritornano anche in “Collòculi > We Are Art”, una gigantesca iride scultorea che trasmette contenuti multimediali ed immersivi, presentata in anteprima presso la Fondazione Banco Napoli del capoluogo campano e al Museo Archeologico Nazionale di Napoli | MANN è il focus del documentario “We Are Art Through the Eyes of Annalaura”, diretto dalla stessa artista, la cui narrazione oscilla tra video arte e cinema sperimentale. Il documentario si è qualificato per la “Consideration” agli Oscar 2023, nella categoria Best Documentary Feature e Best Song. Vasta la sua bibliografia, con interventi dei maggiori critici d’arte e personalità internazionali del mondo della cultura e dello spettacolo, tra cui Paul Laster, Stephen Knudsen, Rajsa Clavijo, Timothy Hardfield, Paco Barragan, Stefano Biolchini, Hap Erstein, Francesco Gallo Mazzeo, Aldo Gerbino, Giulia Gueci, Marcello Palminteri, Gabriele Perretta, Vincenzo Trione, Andrea Viliani. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Ha realizzato installazioni permanenti (Museo dell’Istituto P. Colosimo di Napoli, Museo del Carcere di Nisida), temporanee ed interattive (Nazioni Unite, New York; Art Basel/Scope a New York a Basilea e a Miami; MANN | Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Fondazione Banco Napoli, Salone Nautico Internazionale di Genova; Torino Artissima/The Others Fair) volte a modificare la percezione dello spazio e le coordinate visive del reale. www.annalauradiluggo.com
Venerdì 22, sabato 23 e mercoledì 27 dicembre - Andrea Sabatino presenta Melodico con Vince Abbracciante ad Arnesano (Le), Acquaviva delle Fonti (Ba) e Brindisi
Ascolta online bfan.link/melodico
Prodotto da Maria Agostinacchio per l’associazione Festinamente
e da Maurizio Bizzochetti per l'etichetta Dodicilune,
distribuito in Italia e all’estero da Ird e nei
principali store online da Believe, arriva “Melodico”
di Andrea Sabatino. Nel nuovo progetto discografico il
jazz creativo e moderno del trombettista salentino si fonde con
l’eleganza classica e raffinata del fisarmonicista Vince
Abbracciante. Il disco sarà presentato ufficialmente venerdì
22 dicembre alle 20 nel Palazzo Marchesale di Arnesano,
in provincia di Lecce, sabato 23 dicembre alle 22 al Club 1799
di Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, e mercoledì
27 dicembre alle 21 all’Enoteca Fedele di Brindisi.
Il duo propone la rivisitazione di otto brani che hanno fatto la
storia della musica italiana: Cos'hai trovato in lui di
Bruno Martino, due grandi successi cantati da Mina
come Noi due, firmata da Alberto Testa e Augusto
Martelli, e Brava del direttore d'orchestra,
compositore, arrangiatore e paroliere Bruno Canfora, La
strada di Nino Rota, dalla colonna sonora
dell'omonimo film di Federico Fellini, Ho capito che
ti amo e Angela di Luigi Tenco, L'ultima
occasione di Jimmy Fontana e Un giorno ti dirò
di Gorni Kramer, brano portato al successo, tra gli
altri, dal crooner Nicola Arigliano. Prossimi
appuntamenti al Duke JazzClub di Bari (13
gennaio), al Biella Jazz Club (2 aprile), al Bonaventura
Club di Milano (3 aprile), al Neruda Cafè di
Torino (4 aprile), al Varese Jazz Club (5 aprile)
e al Countbasie JazzClub di Genova (6 aprile).
«La musica di questo disco è un fiore raro, nato dalla passione,
dalla creatività e dalla cura di Andrea Sabatino e Vince
Abbracciante. La scelta dei brani, oculata e molto originale,
serve da ponte di lancio per una serie di improvvisazioni di
altissimo livello», sottolinea Enrico Rava nelle note di
copertina. «È un grandissimo piacere constatare il percorso di
Andrea che, da quando l'ho conosciuto 10 anni fa, si è
trasformato da trombettista emergente molto dotato in un
musicista maturo e molto interessante, con un controllo
invidiabile sullo strumento e un senso per la melodia fuori dal
comune. Questa è anche l'occasione per me di conoscere un
musicista unico e straordinario come Vince Abbracciante. È un
viaggio nella grande musica italiana di cui si sentiva il
bisogno».
Andrea Sabatino inizia lo studio della tromba a
cinque anni, a nove intraprende gli studi al Conservatorio di
Musica “Tito Schipa” di Lecce, dove nel 1999, appena
diciassettenne, consegue il Diploma in tromba con il massimo dei
voti. Partecipa a vari concorsi e rassegne nazionali esibendosi
come trombettista classico. L’incontro nel 2000 con Fabrizio
Bosso, spinge il giovane musicista a intraprendere lo studio del
jazz. Partecipa ai seminari estivi di “Umbria Jazz 2001”, dove è
premiato come “Miglior talento”, e “Siena Jazz”. Nel 2003 è
selezionato per partecipare al “Premio Nazionale Massimo
Urbani”, dove si classifica tra i finalisti e vince una borsa di
studio per “Nuoro Jazz 2003”. Nel 2004 consegue il Diploma in
Jazz sempre al Conservatorio di Lecce e contemporaneamente
alterna la sua attività con lavori in Orchestre e in varie
trasmissioni televisive Rai. Nel maggio del 2006 arriva “Pure
Soul”, debutto discografico prodotto dall’etichetta salentina
Dodicilune. Nei brani è affiancato da Vincenzo Presta (sax
tenore), Ettore Carucci (piano), Giuseppe Bassi (basso), Mimmo
Campanale (batteria) e dall’ospite Fabrizio Bosso. Nel 2015,
sempre per la Dodicilune, esce “Bea” con Gaetano Partipilo al
sax, Ettore Carucci al piano, Francesco Angiuli al contrabbasso
e Giovanni Scasciamacchia alla batteria. Nel corso di questi
anni ha collaborato, tra gli altri, con Dee Dee Bridgewater,
Sergio Cammariere, Mario Biondi, Mario Rosini, Fabrizio Bosso,
Rosario Giuliani, Daniele Scannapieco, Marco Tamburini, Giovanni
Amato, Javier Girotto, Roberto Gatto, Fabio Zeppetella, Dario
Deidda, Massimo Morricone, Gianni Cazzola, Paolo Di Sabatino,
Roberto Ottaviano, Giuseppe Bassi, Alessandro Di Puccio, Stefano
“Cocco” Cantini, Salvatore Bonafede, Nico Morelli, Piero
Odorici, Arthur Miles, Maurizio Gianmarco solo per menzionarne
alcuni. Il suo playing, seppur profondamente rispettoso della
tradizione jazzistica, si caratterizza per la ricerca di un
suono personale che emana calore, impreziosito da un fraseggio
agile, limpido, da una sensibilità comunicativa genuina e
generosa.
“Chi più mi ha impressionato è un giovane
italiano, originario della Puglia: si chiama Vince Abbracciante.
In ogni brano mi ha imbarcato in una storia e commosso”, disse
di lui Richard Galliano (Jazzman, 2005). Ostunese, classe 1983,
Vince Abbracciante a otto anni intraprende gli studi
musicali con il padre Franco. Diplomato in musica jazz al
Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli sotto la guida di Gianni
Lenoci e laureato in fisarmonica classica con lode e menzione
speciale al Conservatorio Egidio Romualdo Duni di Matera con
Gian Vito Tannoia, ha frequentato master class, seminari, corsi.
Si è esibito in festival e jazz club in tutto il mondo suonando
con numerosi musicisti (Juini Booth, John Medeski, Richard
Galliano, Marc Ribot, Javier Girotto, Gabriele Mirabassi, Flavio
Boltro, Fabrizio Bosso, Peppe Servillo, Lucio Dalla, Ornella
Vanoni, Heidi Vogel). Nel 2006 si avvicina anche alle tastiere
vintage. Nel 2009 progetta insieme a Carlo Borsini un nuovo
sistema per il cambio dei registri della fisarmonica, che
permette di ampliare la gamma sonora del suo strumento. Ha
scritto colonne sonore per i film del regista Gianni Torres e ha
pubblicato vari cd con The Bumps (trio completato da Davide
Penta e Antonio Di Lorenzo) e con Paola Arnesano (Tango! - 2012
, MPB - 2017, Opera! - 2022). Dopo “Introducing”, nel quale è
affiancato dal leggendario bassista newyorkese Juini Booth
(2012, Bumps Records) ha pubblicato per l’etichetta Dodicilune i
due cd “Sincretico” (2017) e “Terranima” feat. Gabriele
Mirabassi (2019). Nella sua carriera ha conquistato numerosi
premi nazionali e internazionali. Dal 2000 è testimonial delle
fisarmoniche Borsini di Castelfidardo. Dal 2017 il calco della
sua mano destra viene conservato presso il “Museo Internazionale
delle Impronte dei Fisarmonicisti” di Recoaro Terme (VI). Nel
2021 (ex aequo con Simone Zanchini) e 2002 (grazie al cd
"Santuario", in coppia con Javier Girotto – Dodicilune 2021) ha
vinto l'Orpheus Award nella categoria jazz. Nel 2022 ha firmato
gli arrangiamenti del progetto "Io che amo solo te. Le Voci di
Genova" di Serena Spedicato (canto, voce recitante) e Osvaldo
Piliego (testi originali), prodotto da Dodicilune, Eskape e
Coolclub.
L’etichetta pugliese Dodicilune è
attiva dal 1996 e dispone di un catalogo di quasi 350 produzioni
discografiche (cd, vinili, dvd) di artisti italiani e stranieri.
Grazie a Ird e Believe i dischi sono distribuiti in Italia e
all'estero nei migliori negozi di musica, nelle principali
catene (Feltrinelli, Fnac, Ricordi, Mondadori, Melbookstore) e
su 60 piattaforme di download/streaming digitale in circa 80
paesi in tutto il mondo (iTunes, Spotify, Deezer, AppleMusic,
Amazon, Qobuz, Tidal).
Facebook.com/dodicilune
Instagram.com/dodicilune
Youtube.com (DodiciluneRecords)
www.dodicilune.it
www.ijm.it => presskits.adeidj.it/component/
Dodicilune - Edizioni Discografiche & Musicali
Via Ferecide Siro 1/E - Lecce
0832091231 - info@dodiciluneshop.it
www.dodiciluneshop.it
lunedì 18 dicembre 2023
QUESTO È TUTTO DI QUI: IL BESTIARIO SALENTINO DI OSVALDO PILIEGO ALLE ERGOT DI LECCE
Martedì 19
dicembre alle 19 le Officine Culturali Ergot
ospitano la presentazione ufficiale del
nuovo libro di Osvaldo Piliego. I testi
dello scrittore leccese sono affiancati
dalle illustrazioni di 31 artiste e artisti
pugliesi con il coordinamento di Brizzo, le
introduzioni di Mauro Marino e Alessio
Fasano e il cover design di Erik Chilly. Una
mostra immaginaria, un quaderno di schizzi e
bozze, una fotografia non esaustiva dello
stato dell’arte di “qui”. Non la solita
guida ai luoghi e ai sapori di Puglia ma una
mappatura degli ultimi, un bestiario fatto
di animali veri e fantastici, un albo
illustrato per adulti.
Non la solita guida ai luoghi e ai sapori di
Puglia ma una mappatura degli ultimi, un
bestiario fatto di animali veri e fantastici, un
albo illustrato per adulti: martedì 19
dicembre alle 19
(ingresso libero) le Officine
Culturali Ergot di Lecce ospitano
la presentazione ufficiale di Questo
è tutto di qui - Bestiario salentino dello
scrittore leccese Osvaldo Piliego. Nel
libro, pubblicato da Edizioni Ergot, i
testi sono affiancati dalle illustrazioni
di 31 artiste e artisti pugliesi con il
coordinamento artistico di Brizzo, le
introduzioni di Mauro Marino e Alessio
Fasano e il cover design di Erik
Chilly. Le parole dell’autore e i disegni
di Chiara Rescio, Egidio Marullo, Chekos, Andy
Trema, Paola Rollo, Alberto Giammaruco, Mauro
Curlante, Samuel Mello, Francesco Cuna, Frank
Lucignolo, Valeria Puzzovio, Boris Colorblind,
Nessuno Niemand, Efrem Barrotta, Carmelo
Garofalo, Brizzo, Sasori Komomo, Emilia
Ruggiero, Alessandro Romita, Chiara Spinelli,
Fergs, Elisa Costa, Laurenji Bloom, Andrea
Merenda, Betti Greco, Giancarlo Nunziato,
Massimo Pasca, Luisa Carlà, Gianni Cudazzo,
Gabriele Conte, Veronica La Greca danno vita a
una galleria di personaggi e luoghi del Salento.
Una mostra immaginaria, un quaderno
di schizzi e bozze, una fotografia non
esaustiva dello stato dell’arte di “qui”.
«Il “qui” è la mia ossessione, la mia personale
malattia, ed è forse anche la causa del mio
essere uno “scrivente” di periferia, fuori moda,
lontano dai meccanismi dell’editoria di oggi.
Non ci resta che fare artigianato, quello che un
tempo chiamavamo autoproduzione», sottolinea
l’autore. Dopo l'anteprima al Castello Volante
di Corigliano d'Otranto per Bazart e la
presentazione ufficiale alle Officine
Culturali Ergot di Lecce con Giulia
Maria Falzea, Piliego sarà nelle prossime
settimane (calendario ancora in via di
aggiornamento) da Macarìa a Gallipoli
(21 dicembre alle 20), al Lug -
Centro Culturale Ex Macello di Corsano
per Canti e incanti (26 dicembre alle 20),
al Fondo Verri di Lecce per le
Mani e l'ascolto (2 gennaio alle 18:30), a Casa
dei Kalimeriti di Calimera (4
gennaio alle 19) e al Caffè Greco di Caprarica
(9 gennaio alle 19:30). Info redazione@ergot.it
- 0832246074.
IL LIBRO
Nei periodi bui sono le parole il luogo del conforto, poco importa dove vanno poi, l’importante è che arrivino. Il lento metterle insieme una accanto all’altra è il costante lavorio che mi distrae da me e mi fa stare bene. In questi anni recenti, tra chiusure forzate e isolamenti spontanei, ho abbozzato una serie di piccoli ritratti, incipit di possibili storie, romanzi mai nati, prove tecniche di racconti. L’ho fatto per condividerle subito con gli altri, quasi a dire, tra un libro e l’altro che fatica a uscire, che comunque non ho smesso, che il vizio di scrivere, come gli altri del resto, ancora non mi è passato. Non l’ho fatto pensando che finissero sulla carta, erano appunti digitali e nulla più. Se non fosse stato per Simone Rollo e Brizzo questo libro non ci sarebbe. Sono stati loro a immaginarlo così com’è: una galleria di personaggi e luoghi di questa terra, uno spazio popolato da tante persone che hanno scelto di regalarmi una porzione del loro tempo e del loro talento. E così quello che non poteva essere un libro è diventato qualcos’altro, una sorta di catalogo di una mostra immaginaria di 31 artisti salentini con le “didascalie” scritte da me, un quaderno di schizzi e bozze, una fotografia non esaustiva dello stato dell’arte di “qui”. Il “Qui” è la mia ossessione, la mia personale malattia, ed è forse anche la causa del mio essere uno “scrivente” di periferia, fuori moda, lontano dai meccanismi dell’editoria di oggi. Non ci resta che fare artigianato, quello che un tempo chiamavamo autoproduzione. Non è la solita guida ai luoghi e ai sapori di Puglia ma una mappatura degli ultimi, un bestiario salentino fatto di animali veri e fantastici, un albo illustrato per adulti.
L'AUTORE
Operatore culturale e scrittore, Osvaldo Piliego si occupa di progettazione e produzione di eventi. Socio fondatore della Cooperativa Coolclub di Lecce, dal 2004 al 2011 ha diretto la rivista Coolclub.it. Nel corso degli anni ha collaborato con varie testate e siti nazionali (Rockerilla, All Music, The Guide). Nel 2010 ha lavorato con Giancarlo Susanna alla realizzazione della biografia di Fred Buscaglione "Nientepopodimenoche Fred" (Arcana). Ha pubblicato i romanzi “Fino alla fine del giorno” nel 2011 e “La città verticale” nel 2015, entrambi per Lupo Editore, la raccolta di poesie “Justalovesong” per Fondo Verri (2016). Negli anni ha pubblicato racconti su varie raccolte (Post, Kunstwollen, Una frisella sul mare, 50 sfumature di fritto, Cucinare con i piedi, Inchiostro di Puglia). Nel 2019 pubblica il suo terzo romanzo “Se tu fossi una brava ragazza” per Manni editori e scrive i testi per lo spettacolo “Io che amo solo te, le voci di Genova” di Serena Spedicato, poi uscito in cd per Dodicilune.
DI QUANTE COSE È UNA CITTÀ Mauro Marino
Nella lateralità sta la vita vera, sul margine. La prova quotidiana, inesorabile, macina le ore. Vale per tutti, per quelli “ammassati in un luogo come la gente nei paesi”, e per quelli “impilati come le persone nelle grandi città” ancora di più vale per chi, le ore, le attraversa in bilico e osa la caduta, fondendo la regalità del proprio pudore con il coraggio. Questa sostanza, questa luce, abita gli uomini e le donne che incontreremo leggendo queste pagine. Di quante cose è un paese, una città, mille e mille accadimenti, di quante individualità soprattutto: il suo respiro è il respiro di tutti, un insieme indistinguibile, tutto si mischia e accade nella sfida dello stare a vivere. Un’energia corale dove, andare a cercare la particolarità, è mettersi in cammino e allenarsi alla sosta per meglio guardare e dare luogo alla traccia degli incontri, per meglio comprendere l’umanità e le singolarità che la abitano. Non esiste lo sciamano, l’incantamento seduttivo dell’artista, l’unica via è l’incontro, sguardo con sguardo così l’innamoramento svezza la scrittura, nella relazione ogni storia evoca fantasticherie, affabula, tesse la trama di vicende altrimenti inenarrabili. Fare sosta, cogliere, su quel bilico che è la vita, chi resiste, chi trova la via nonostante la fatica convocata nell’allerta del cuore, nonostante la routine, le melanconie dell’ordinario, i ripensamenti affollati nei sì e no delle ossessioni, nell’arco sempre teso dei corpi. La felicità pare sia un attimo, trascorre, non fa mai pausa, ci abita per un istante e poi va via. Questa fugacità pare animare il popolo di “Questo è tutto qui”, un popolo capace - come l’Edoardo che incontriamo nelle pagine di Osvaldo Piliego - di “liberarsi in un’altra dimensione”, di muoversi nel presente vissuto come in un altrove denso di umanità, di stupore, capace di interpretare il Tempo presagendo un'intensità sconosciuta ai più, alla pretesa normalità degli “altri”, di una maggioranza priva di affettività, di sincerità, di solidarietà. È amaro ammetterlo, ma è questo il Mondo, quello del nostro vivere e quello passato, difficile presagirne un altro se non nella separazione, nella “latitanza” dal soffoco dalla consuetudine. “La verità ha tante sfumature, a volte basta solo cambiare nome alle cose” leggo. Sì! È questo mimetismo la fascinazione che muove la vita, lo stare al mondo, la libertà di scegliere, anche la caduta, il baratro di esiti distruttivi e autodistruttivi. Della “clandestinità” raccontano queste pagine quella dei comportamenti, quella dei luoghi della separatezza come il Samarcanda in una San Cataldo, “luogo di passaggio per anime (sempre) in transito”, anime capaci di rituali definitivi, di brindare ogni giorno a quello che resta. Nonostante tutto. Un vitalismo assoluto tira l’elastico dell’ordinario, le storie si infilano leste pagina dopo pagina, come folgorazioni, una galleria di vite eroiche, uniche, nel dare al destino l’inatteso della conseguenza, farfalle sempre sulla soglia, pronte, sul punto di fuga.
PUNTI DI VISTA Alessio Fasano
Scrivo questa introduzione sul mio computer. Per poter arrivare al punto di premere i pulsanti sulla tastiera ho premuto un pulsante fisico, immediatamente lo schermo si è illuminato a mostrare la scritta Lenovo bianca su sfondo nero, mi sono ritrovato sul mio desktop, dove le innumerevoli (troppe, sono piuttosto disordinato) icone mi suggerivano i programmi o i file a cui avrei potuto avere un accesso diretto, ho deciso di cliccare sull’icona che mi serviva, la rappresentazione di un foglio rettangolare che sfuma da un blu scuro verso un celeste quasi ceruleo. Ho cliccato e finalmente eccomi qui a scrivere questa apparentemente inconcludente introduzione. Ho premuto su immagini (icone) che mi hanno dato accesso ad altre immagini e anche adesso mentre scrivo altre piccole rappresentazioni danzano nella mia visuale periferica. Siamo subissati di immagini, viviamo in un mondo fatto di figure, icone, copertine di video, immagini del profilo e pubblicità. Niente di nuovo, niente di sorprendente. Sorprendente è invece quanto poco parliamo di immagini, di quello che raccontano, di quello che ci lasciano a livello emotivo e percettivo. Non solo siamo circondati ma contribuiamo a questo infinito flusso visuale con le nostre, di immagini. Non solo i nostri selfie, ma anche le storie instagram di cui possiamo scegliere lo sfondo, il font, dove posizionare le scritte e via dicendo con un editor che nel tempo diviene più complesso man mano che la media delle persone comuni diventa abile ad utilizzarlo. Ma nessuno parla mai di immagini e del fatto che esse abbiano un codice e di come questo influenza la nostra percezione. Il mondo dell’editoria vede il disegno come un corredo del testo e niente di più, qualcosa che serve a rendere più “preziosa” l’edizione, e in questo non c’è niente di male chiariamoci. Tutti noi, non addetti ai lavori delle immagini, non grafici, non storici dell’arte, viviamo un forte straniamento nei confronti dell’immagine, in quanto questa si pone a noi senza filtri e apparentemente non ci richiede alcuna analisi. Quando siamo di fronte a un quadro di Caravaggio vediamo l’immagine e per noi è come se fosse sempre esistita, in qualche modo, nel mondo. Certo molti di noi si lasciano sfuggire fra i denti un “che bravo Caravaggio” perché pensano al fatto (miracoloso) che l’ immagine che hanno davanti un tempo, prima di essere dipinta, semplicemente era una tela bianca. Ecco che l’arte visiva si pone a noi nel peggiore dei casi come un qualcosa di dato (in quanto apparentemente è dato in modo subitaneo ai nostri sensi) e nel migliore come un atto di creazione (quasi divino) più che creativo. È questo tipo di atteggiamento nei confronti dell’immagine che pone poi, molte persone (in modo non colpevole) nella posizione di chiedersi se l’arte non rappresentativa sia davvero arte. Ecco perché operazioni varie come quella che state per leggere sono fondamentali per riportare all’occhio dei lettori l’immagine non come mero accompagnamento dello scritto, ma come operazione sinergica e organica. Per ogni frammento letterario troverete una rappresentazione che riesce a svolgere ogni volta una funzione differente nei confronti del racconto: riassumendolo, ampliandolo o proseguendolo. Quella che vi apprestate ad osservare non è soltanto una catalogazione di immagini ma anche un vero è proprio spaccato sullo stato di salute che l’arte figurativa vive attualmente intorno a noi. Passiamo con agilità attraverso stili e materie dell’arte completamente diverse, dal realistico all’astratto dal collage all’acquerello, dal pennarello al disegno grafico di matrice pubblicitaria. Le ispirazioni sono innumerevoli, dall’espressionismo alla pop art fino alla grafica pubblicitaria di fine secolo passando per la rappresentazione futuristica e il fumetto di matrice italiana (un realismo molto sintetico e impattante). Un’altra occasione che il volume che abbiamo in mano ci fornisce è quella di vedere i soggetti e come si ripetono e reinterpretano nella storia. La donna, ad esempio, è figlia di tantissime visioni e sperimentazioni, dalla donna mistica a quella conturbante alla donna spaventosa ed evocativa. I ritratti e le scene di vita quotidiana, oggi ritornati alla ribalta grazie agli strumenti che ne hanno determinato la fine un secolo e mezzo fa (ovvero la fotografia). Come spesso succede quando una nuova tecnologia invade l’arte immediatamente viene utilizzata quanto più possibile per poi tornare indietro successivamente, quando lo stile o lo strumento sono stati sufficientemente esplorati non solo dal pubblico ma anche e soprattutto dagli artisti. Un esempio quotidiano lo vediamo nella differenza di design delle insegne dei negozi fra gli anni novanta e oggi. Trent’anni fa si preferiva una grafica bombata, in 3D, che uscisse fuori dall’insegna e dimostrasse flessioni e contorsioni varie. I programmi di grafica avevano da poco perfezionato questa opzione potenziandola e mettendola nelle mani di ogni grafico di provincia che non poteva esimersi dall’usare l’ultima arma apparsa nel suo arsenale. Oggi invece preferiamo scritte minimali e loghi semplici e piatti, che dovranno abbinarsi alla nostra pagina web e dovranno essere riconoscibili nelle piccole icone dei cellulari. Non ci interessa più utilizzare le tre dimensioni nel design di uso quotidiano, e non solo perché “non sono più di moda” ma perché i grafici lo hanno esplorato e utilizzato mentre i programmi, migliorandolo sempre di più e rendendolo sempre più semplice da rendere, così semplicemente, per qualche pionieristica ragione, hanno perso di senso. Questo fenomeno succede spesso e fa parte del processo creativo, una corrente, una direzione in cui la generazione d’artisti si muove. Oggi questo tipo di tendenza esiste ancora, ma il numero di artisti con una certa padronanza della tecnica è divenuto così alto e le tecniche da loro individuate sono così tante che non è facile seguire l’onda che guida questa generazione di artisti, e forse è proprio questo il fenomeno interessante, centinaia di visioni del mondo alimentate da migliaia di immaginari e punti di vista differenti. Una raccomandazione, infine, ai lettori che sono riusciti ad arrivare indenni alla fine di questa prefazione: spesso guardiamo le immagini in grande velocità senza fermarci un attimo dicendo semplicemente che sono belle o meno, credendo di averle assorbite, il consiglio potrebbe sembrare banale ed è il seguente: contate fino a venti, fino a trenta e intanto guardare l’immagine senza lasciarsi distrarre dal mondo rumoroso e pressantemente circostante. Vi accorgerete che si tratta di tutta un’altra esperienza e che le immagini man mano che le si guarda si lasciano percepire in modo differente, svelandoci la loro magia.
Edizioni Ergot
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domenica 17 dicembre 2023
sabato 16 dicembre 2023
Il cavaliere azzurro di Vasilij Kandinskij, Franz Marc e con la cura di Klaus Lankheit (SE)
“Il Cavaliere Azzurro” (Der Blaue Reiter), un almanacco di grande formato con illustrazioni a colori, uscì a Monaco di Baviera nel 1912. L’iniziativa della pubblicazione fu presa da un gruppo di pittori, musicisti e scrittori d’avanguardia tedeschi e russi che si raccoglieva intorno a Wassily Kandinsky e a Franz Marc. Accolto dalla reazione rabbiosa della critica ufficiale e dall’entusiasmo degli intellettuali più avanzati, il libro-almanacco divenne subito il punto di riferimento obbligato del vasto moto di rinnovamento artistico e culturale degli anni precedenti la prima guerra mondiale. È oggi considerato come il più significativo documento programmatico dell’arte del XX secolo, un «manifesto» estetico e spirituale che ha esercitato un’influenza determinante sulla cultura europea.
90° HAPPY BIRTHDAY: DOMENICA 17 DICEMBRE IL CONSERVATORIO DI MUSICA "TITO SCHIPA" DI LECCE CELEBRA IL SUO COMPLEANNO E INAUGURA IL NUOVO ANNO ACCADEMICO AL TEATRO POLITEAMA GRECO CON I CARMINA BURANA
Posti esauriti e
grande attesa al Teatro Politeama Greco di
Lecce
per il concerto ideato per celebrare i 90
anni del Conservatorio di Musica "Tito Schipa"
di Lecce. Domenica 17 dicembre alle
18:30 in scena un appuntamento davvero
speciale che inaugura il nuovo anno
accademico dell'Istituto di Alta
Formazione del MUR (settore Alta Formazione
Artistica e Musicale italiana). Nato come Liceo
musicale salentino, anche per la generosa
lungimiranza del celebre ”usignolo di Lecce” Tito Schipa, con Statuto approvato con decreto
del Prefetto di Lecce del 21 novembre 1933,
attualmente il Conservatorio è presieduto da Luigi
Puzzovio e diretto da Corrado De
Bernart. Per festeggiare questa
ricorrenza, l'Orchestra Sinfonica del
Conservatorio, formata da oltre
ottanta elementi tra studentesse e
studenti, docenti e alcuni ex allievi, e i circa
100 interpreti de La Chorus
(Lucania & Apulia Chorus) e del Coro di
voci Bianche Juvenes Cantores (Maestro dei
cori Luigi Leo), proporranno la cantata scenica
Carmina Burana composta da Carl Orff.
Il concerto, con la direzione del Maestro
Giovanni Pellegrini (non Michele Nitti
come comunicato in precedenza), ospiterà
anche i solisti Claudia Urru (soprano),
Vincenzo Franchini (controtenore) e Guido
Dazzini (baritono). Immagine cardinale di
questa cantata teatrale è la ruota della
fortuna, che dispensa ora la buona, ora la
cattiva sorte. È la parabola della vita umana
soggetta a continui cambiamenti: per questo
motivo il coro fa appello alla dea della fortuna
(«O Fortuna, velut luna»), che introduce e
conclude la serie dei canti profani. La serata,
condotta dal giornalista Marcello Favale,
è organizzata con il patrocinio di Regione
Puglia, Provincia di Lecce, Comune
di Lecce, Camera di Commercio di Lecce
e, grazie alla collaborazione con Confindustria
Lecce, con il sostegno di BBC Terra
d’Otranto, Trans Adriatic Pipeline,
Sud Gas, Armafer, Ilmea.
«I Carmina Burana sono la prima
opera del Trittico dei Trionfi completato dai
Catulli Carmina (Ludi Scaenici) e dal Trionfo
di Afrodite. Il compositore tedesco Carl Orff
venne a conoscenza di 325 testi poetici
medievali in latino, in tedesco medio-alto e
in francese, redatti fra il XII e il XIII
secolo e contenuti nel manoscritto Monacensis
Latinus 1660, custodito dal 1803 nella
Biblioteca Nazionale di Monaco di Baviera»,
scrive la studentessa Maria Grazia Carrozzo
nelle note di sala. «Furono chiamati “Burana”
in quanto provenienti dall’abbazia bavarese di
Benediktbeuern (Bura Sancti Benedicti). Erano
giunti a Monaco in seguito all’editto
napoleonico che decretava la secolarizzazione
dei monasteri. Orff ne rimase così affascinato
che compose di getto i primi due dei
ventiquattro brani che costituirono il lavoro
finale. Orff collaborò con il filologo Michel
Hofmann per quanto riguarda la scelta dei
carmina: prevalentemente di carattere amoroso
e volti alla parodia della tradizione dei
Minnesänger. La stesura dei Carmina Burana
coprì il biennio dal 1935 all’agosto del 1936.
La diffusione di testi è da attribuirsi ai
“clerici vagantes”, cioè a studenti girovaghi
che vivevano ai margini della società,
spostandosi in Europa per raggiungere le varie
sedi delle neonate università. Dal punto di
vista musicale l'opera è caratterizzata dalla
costante presenza ritmica compressa in grandi
ostinati».
Conservatorio
di Musica Tito Schipa
via Vincenzo Ciardo - Lecce
Info 0832344267 - www.conservatoriolecce.it
venerdì 15 dicembre 2023
La perfezione della pittura di Roland Fréart de Chambray (Aesthetica)
La perfezione della Pittura, opera maggiore di Roland Fréart de Chambray, costituisce, da una parte, una tarda replica delle dottrine cinquecentesche italiane sull’ut pictura poesis e, dall’altra, apre al grande momento, anche teorico, del più maturo classicismo francese. De Chambray, infatti, formula una concezione della pittura che trova nelle “regole degli antichi” la sua più solida base e che ne farà un nemico dei pittori “moderni”, portandolo a divinizzare Raffaello e in parte Poussin contro Michelangelo e gli altri “manieristi”. Per converso, egli non rimane indifferente verso i problemi pittorici del suo tempo. Plaude ai nuovi strumenti dell’incisione e della stampa e, soprattutto, prospetta due opposte forme di modernità. La prima, da smascherare, è quella che rispecchia l’ingiusto affermarsi di una pittura fatta per gli occhi del corpo e non per quelli dell’intelletto; la seconda è quella per cui ogni pittore deve ritrovare, e modernamente riprodurre, l’antico ideale compositivo secondo l’esempio di Timante. Corredano il testo, curato con magistrale perizia da Franco Fanizza, esaustivi apparati esegetici, critici e bibliografici.
SABATO 16 DICEMBRE AL TEATRO COMUNALE DI LEVERANO LA STAGIONE PER UN TEATRO UMANO DEL PROGETTO TEATRI DEL NORD SALENTO PROSEGUE CON CAMMELLI A BARBIANA - DON LORENZO MILANI E LA SUA SCUOLA DI LUIGI D’ELIA E FRANCESCO NICCOLINI
Sabato 16 dicembre (ore
20:45 - ingresso 10/8 euro) al Teatro
Comunale di Leverano prosegue Per
un teatro umano, stagione di teatro e danza
del progetto Teatri del nord Salento. La Compagnia
Inti proporrà Cammelli a Barbiana - Don
Lorenzo Milani e la sua scuola con Luigi
D’Elia (autore con Francesco Niccolini) per
la regia di Fabrizio Saccomanno. Un
ragazzo ricco, sorridente e pure bello. In lotta
con la scuola e la sua famiglia. I domestici di
casa lo chiamano “signorino”, e a lui non va giù.
Ma è un figlio di papà che mentre i ragazzi della
sua età vanno a combattere per Mussolini, studia
da pittore. Eppure, sotto le bombe dell’estate del
‘43 lascia la sua bella e comoda vita per farsi
prete, senza immaginare che da lì a una decina
d'anni verrà esiliato in mezzo ai boschi
dell'Appennino toscano dalla sua stessa Chiesa. Ma
proprio lassù questo ragazzo ricco, sorridente e
pure bello darà vita - con pochi ragazzi di mezza
montagna - al miracolo della Scuola di Barbiana,
diventando il maestro più rivoluzionario,
dinamitardo e rompicoglioni del dopoguerra
italiano: don Lorenzo Milani. La storia di
Lorenzo, prete, maestro e uomo, è scritta a
quattro mani da Francesco Niccolini e Luigi
D’Elia, un racconto che parla agli adulti dopo
quattro narrazioni premiate tra i migliori lavori
del teatro ragazzi italiano negli ultimi anni. È
la storia di una scuola nei boschi, dove si fa
lezione tra i prati e lungo i fiumi, senza
lavagna, senza banchi, senza primo della classe e
soprattutto senza somari né bocciati. Lassù c'è
tutto il tempo che serve per aspettare gli ultimi.
Una storia raccontata da Luigi D’Elia, un
artigiano della narrazione e un educatore
ambientale. Luigi D'Elia, con i bambini, i ragazzi
e le maestre ci lavora da oltre quindici anni tra
la natura e i banchi di scuola. “Cammelli a
Barbiana” è un racconto a mani nude, senza costumi
e senza scena. Un racconto duro, amaro, ma allo
stesso tempo intessuto di tenerezza per quel
miracolo irripetibile che è stato Barbiana, e con
tutta la sorpresa negli occhi di quei ragazzi
dimenticati che, un giorno, videro un cammello
volare sulle loro teste. Dalle 19, prima
dello spettacolo (Premio della critica al Palio
Ermo Colle 2023), la vicina Biblioteca
di Comunità ospiterà la presentazione del
libro "La scuola più bella che c'è" di Francesco
Niccolini (Mondadori - Libri per ragazzi).
A cent'anni dalla nascita di don Lorenzo Milani,
questo libro (età consigliata 10/14 anni)
ci racconta la vita e l'opera del prete più
spigoloso e rivoluzionario della nostra epoca: una
storia di scontri, amarezze, sconfitte, ma anche
di un grande amore per la vita, per i più deboli,
per i bambini. Un amore per un mondo più giusto.
Don Lorenzo ci mostra che è possibile davvero.
Anche se non è facile per niente. La stagione Per un teatro umano è
organizzata nell'ambito del progetto Teatri
del Nord Salento, promosso da Factory
Compagnia Transadriatica in collaborazione
con Blablabla, con il sostegno di Regione
Puglia e dei Comuni di Trepuzzi, Campi
Salentina, Guagnano, Leverano
e Novoli.
Info 3208607996 - 3207087223 - 3403129308
www.facebook.com/
giovedì 14 dicembre 2023
Ettore Sottsass. La parola. Catalogo della mostra (Milano, 20 gennaio-17 settembre 2023) Ediz. italiana e inglese a cura di Marco Sammicheli (Dario Cimorelli Editore)
Il volume nasce in occasione della mostra, la terza di un ciclo dedicato all’opera di Ettore Sottsass e all’approfondimento dei diversi aspetti del suo lavoro. Il progetto si concentra sull’uso vario, costante e molteplice della Parola, che caratterizza la produzione dell’architetto e designer italiano.
BAZART: AL CASTELLO VOLANTE DI CORIGLIANO D'OTRANTO TORNA LA FESTA-MERCATO DELLE PRODUZIONI CREATIVE IDEATA DA BIG SUR
Sabato 16 e domenica 17 dicembre dalle
16 a mezzanotte (ingresso libero) nel Castello
Volante di Corigliano d’Otranto torna Bazart,
atteso appuntamento natalizio con la Festa-mercato
delle produzioni creative. Per due giorni l’antico maniero si
trasformerà in un bazar diffuso delle visioni dove immagini,
storie, suggestioni prendono forma di artefatti originali
caratterizzati da un forte valore aggiunto dato dalla
componente manuale o etica: oggetti unici realizzati con
materiale di recupero, illustrazioni, artigianato, design,
editoria, enogastronomia. Bazart è un evento ideato da
Big Sur in collaborazione con il Castello Volante,
che nasce per dar vita ad uno spettacolo dell’immaginario, per
celebrare e sostenere la ricerca, la sperimentazione e le
autoproduzioni pugliesi, favorendo la circolazione delle idee,
e sostenendo l’economia locale. Bazart infatti riunisce e fa
incontrare illustratori, artigiani, designer, piccoli editori
e aziende del territorio. Per due giornate gli espositori
abiteranno le Sale nobili permettendo ai visitatori di entrare
idealmente nelle loro botteghe per scoprire da vicino le loro
storie, le loro pratiche, le tecniche produttive e si potranno
toccare, vedere, ascoltare, gustare le loro creazioni
all’interno di uno dei castelli più belli di Puglia, negli
ultimi anni si è trasformato in uno dei centri culturali più
attivi della regione. Il Castello, allestito dall’artista
Maurizio Buttazzo, ospiterà anche le mostre “Pacifica
Convivenza” di Teresa Perna, “A pezzettini” di
Maria Carmen Zirro, "Frange" di Elisabetta Selleri e
l’audioinstallazione “La mia voce è il mondo intero”.
Sabato 16
dicembre il Castello Volante ospiterà anche la
giornata conclusiva di Femina – La mia voce è il mondo
intero, rassegna incentrata sullo scambio interculturale
attraverso l’approfondimento e lo studio della musica
tradizionale del Mediterraneo. Dopo il laboratorio collettivo
coordinato dalla cantante, autrice e musicista salentina
Rachele Andrioli, dalle 20 saranno proiettati i due
documentari del progetto Marinae - Storie di Donne alla
fine di una terra. Dalle 21 il concerto finale con la
restituzione al pubblico dei vari workshop e l’esibizione di Coro
a Coro e altre ospiti. In chiusura Rachele Andrioli
con il dj set Sin Tierra – World Music Sounds. Domenica 17 dicembre alle 19 nella Sala
Cavallerizza spazio al progetto editoriale "Questo è
tutto qui - Bestiario salentino" di Osvaldo Piliego
(Edizioni Ergot). Alle 22, gli spazi di Nuvole,
il bistrot del Castello Volante, ospiteranno il dj set di Jamel
che spazia tra generi differenti, indietronic, idm, alt pop,
che influenzano la dimensione musicale di Giacomo Greco
produttore, chitarrista e co-fodatore del progetto Inude. È il
Bazart Party, una festa scintillante per scambiarsi
gli auguri di Natale, fare gli ultimi acquisti in giro tra gli
stand degli artigiani e chiudere tra le danze la terza
edizione della festa-mercato della creatività.
mercoledì 13 dicembre 2023
Scatti di vita di Polina Zlotnik (Felici)
Questo libro racconta la nascita. Racconta l'affascinante percorso di donna, uomo e bambino, che attraverso i cambiamenti vissuti in gravidanza, durante il parto e nel primo anno di vita, si trasformano come individui e come sistema di relazioni. Un periodo impegnativo ma fertile e ricco di avvenimenti che creano legami indissolubili. Il libro è scritto da un'ostetrica fotografa. Le immagini da lei scattate, in parte evocative e simboliche, in parte realistiche, ci aiutano ad entrare nel percorso, ci raccontano storie e ci fanno fantasticare. Accanto alle fotografie ci sono i testi, che narrano storie di mamme e di papà, intrecci di desideri, bisogni, paure, ambivalenze e fantasie. Narrano la metamorfosi di una donna in madre, di un uomo in padre e di un coppia in famiglia. Ognuna delle tre sezioni si conclude con uno scritto di approfondimento sul percorso di gravidanza, parto ed esogestazione. Il libro culmina con i racconti fotografici di cinque storie di nascita, un emozionate immersione nel mistero del venire al mondo.
martedì 12 dicembre 2023
Roma. Collage letterario della città. Ediz. illustrata di Francesca Sacco (Il Palindromo)
«Roma. Collage letterario» della città è un libro-contenitore, uno strumento per ricomporre e decodificare le varie anime che hanno reso Roma un luogo d’incanto e d’ispirazione per scrittori e artisti di ogni epoca. Accostamenti sorprendenti e scorci immaginifici restituiscono la vera essenza caleidoscopica della città, altrimenti inafferrabile. All’interno 23 schede estraibili e una cartolina-segnalibro con i collage realizzati da Francesca Sacco abbinati a brani letterari evocativi che hanno la città capitolina per protagonista.
Storia dell'arte cinese del XX e XXI secolo - Preview del libro
Martedì 12 dicembre 2023, ore 19:00 - Casa degli artisti
Intervengono:
Lü Peng, curatore, storico dell'arte e autore
Andrea Del Guercio, curatore
Lu Ming Zhang, artista e curatrice
Manuela Schiavano, referente Rizzoli
lunedì 11 dicembre 2023
I luoghi degli impressionisti. Ediz. a colori di Giorgio Villani (Officina Libraria)
Più d’altri pittori, gli Impressionisti vollero scrollarsi di dosso la polvere degli ateliers. Sciamarono dunque per le strade chiassose di Parigi delle quali Baudelaire aveva additato già l’infernale bellezza, popolarono i caffè, abitarono soffitte e casupole sulla collina di Montmartre le cui pendici, fiancheggiate di vigne e di piccoli orti, potevano al tempo difficilmente distinguersi dalla campagna. Né si limitarono alla città, ma piantarono il loro cavalletto nelle radure di Fontainebleau, dai maestosi castagni, già un tempo riserva di caccia dei re di Francia, sulle coste della Normandia, nei rustici villaggi della valle dell’Oise, dove spesso le strade diventavano impraticabili per il fango o per la neve, e ancora a Bougival o ad Argenteuil, fra le increspature scintillanti della Senna. Come già i loro amici naturalisti, Zola e Maupassant, amarono confondersi tra la gente per cogliere la realtà dal vivo, dipingendo perciò dappertutto perfino su una piccola barca dove Monet aveva fatto costruire uno studio fluttuante. Di questo mondo sono oggi rimaste soltanto poche, sparute reliquie. Già al tempo della sua vecchiaia, Renoir guardava con nostalgia all’antica Francia schietta e rurale, ormai sparita per sempre. Questo libro si propone di tracciare una topografia, illustrata dai dipinti di Manet, Monet, Renoir, Sisley, Pissarro, Gauguin, Van Gogh e da fotografie storiche. Con l’aiuto dei romanzi, dei racconti, dei giornali e delle memorie dei loro protagonisti restituisce i bagliori della vita trascorsa.