T.A.Z. Weblog Party
lunedì 4 dicembre 2023
domenica 3 dicembre 2023
La Sistina svelata. Iconografia di un capolavoro di Heinrich W. Pfeiffer (Jaca Book)
Questo volume mostra una nuova Sistina attraverso uno sguardo del tutto innovativo all’iconografia delle pareti laterali dipinte fra gli altri da Botticelli, Perugino, Signorelli e del lavoro michelangiolesco nella volta, nelle lunette e nella parete del Giudizio Universale. L’aspetto rivoluzionario del lavoro non consiste nel sovvertire giudizi storico artistici attribuzioni oramai del tutto assodati dalla critica, ma nel mostrare immagine per immagine, colore per colore la soggiacente struttura simbolica che ordina coerentemente l’intera opera. Questa struttura simbolica, un vero e proprio programma filosofico-teologico, anticipa e determina l’intera storia degli affreschi della Sistina, dagli artisti quattrocenteschi sino al lavoro di Michelangelo. Si tratta di un programma iconografico unitario formulato dai teologi di Sisto IV, in pieno Quattrocento, e poi seguito dallo stesso Michelangelo molti anni dopo. La pubblicazione è anche l’occasione per mostrare la Sistina con un’eccezionale abbondanza di particolari in modo che questo scrigno d’arte risulti “squadernato” di fronte agli occhi del lettore ma anche “decodificato” nei significati e persino nell’uso dei colori di ciascuna scena.
sabato 2 dicembre 2023
I borghi del regime. Insediamenti nel latifondo in Sicilia (1939-1943) di Francesco Paolo Campione, Valentina Certo, Laura Ieni (Kalós)
Uno dei punti cardine della propaganda del regime fascista fu il ripopolamento delle campagne, nel corpo di un progetto che intendeva ruralizzare tutta la penisola italiana. Specialmente in Sicilia, il tentativo di superare l'istituto del latifondo si concretizzò nella costruzione di decine di borghi rurali, autentiche piccole città che - formalmente - dovevano essere autosufficienti. Oggi molti di questi insediamenti, costruiti tra gli anni Venti e gli anni Quaranta (ma il progetto continuò anche dopo la caduta del fascismo), sono divenuti delle città fantasma, fossilizzate in architetture metafisiche simbolo di un'utopia destinata al fallimento e all'incuria. Queste pagine - corredate dei potenti scatti in bianco e nero del fotografo Francesco Baudo - accompagnano il lettore nella Sicilia più sconosciuta, in strade immerse nel verde e lontane dal clamore dei grandi centri urbani: un viaggio nell'entroterra rurale ammirando paesaggi inaspettati, e spesso abbandonati, contemplando architetture austere, godendo del silenzio e della pace di luoghi che tramandano storie che, se fossero posti in essere adeguati progetti di riqualificazione, potrebbero riprendere a vivere. Fotografie di Francesco Baudo.
venerdì 1 dicembre 2023
Inaugura sabato 2 dicembre ore 18.00 la mostra di Paolo Maggis "TREMORE" | Pescherie della Rocca Estense, Lugo
Paolo Maggis presenta la mostra personale TREMORE a cura di Massimiliano Fabbri presso lo spazio espositivo delle Pescherie della Rocca Estense dal 2 dicembre 2023 al 14 gennaio 2024.
In occasione della mostra verrà presentato il nuovo libro dal titolo Paolo Maggis / TREMORE pubblicato da ZEL edizioni che raccoglie le opere degli ultimi anni dell’artista, dedicate alla ricerca sull’essere umano. Il libro conterrà i testi di Massimiliano Fabbri, curatore della mostra, e del poeta Davide Rondoni.
TREMORE tratta della forza vitale dell’essere che anima l’essere corpo. La pelle e la carne dei soggetti rappresentati sembra tremare scossa da una pittura gestuale e nervosa. E se la pelle è, in primo luogo, l’incarnato attraverso il quale vedere e sentire le vibrazioni del corpo animato da sentimenti, emozioni e pensieri, in secondo luogo indica la superficie della pittura che diventa pelle a sua volta, introducendo lo spettatore ad una visione più complessa ed articolata.
“A noi il compito di ricomporre la visione, decifrare l'immagine e ridefinire costantemente la mappa di questo panorama. Come ha fatto il pittore prima di noi – afferma il curatore Massimiliano Fabbri. Entriamo e torniamo indietro con lui, grazie a lui, ripercorrendo il processo attraverso cui l'immagine è affiorata, si è costruita e definita, emergendo dalla notte interna della volta del cranio, o dalla nebbia con bagliori e ombre della memoria, o dal bianco senza fine della tela, che sono poi quasi la stessa cosa. Segno dopo segno, pennellata dopo pennellata, superficie accanto a superficie, pelle su pelle. Sovrapposizioni e geologie. Costellazioni. Flusso inarrestabile di immagini che ci travolge. Cosa salvare?”.
La pittura vive in armonia con il soggetto pur mantenendo la sua indipendenza, arrivando a volte a annullare i limiti che separano lo spazio dallo stesso soggetto, un soggetto che si apre a molteplici interpretazioni senza mai trovarne una definitiva. Le opere di Paolo Maggis scuotono perché, pur mantenendo una forte estetica, introducono elementi di rottura, frammenti, interferenze e distorsioni, preferendo il sublime al bello, cioè quella bellezza ferita, che porta con sé un dolore profondo o una tragedia.
Paolo Maggis è un artista italiano che lavora prevalentemente nell’ambito della pittura. Nasce a Milano il 29 dicembre 1978. Tra il 1996 e il 2000 studia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera frequentando il corso di pittura con il professore ed artista Beppe De Valle. Terminati gli studi inizia la sua carriera espositiva e nel 2005 si trasferisce a Berlino (Germania) sino agli inizi del 2008 anno in cui si sposta a Barcellona (Spagna) dove tutt’ora vive e lavora. Su Paolo Maggis sono stati pubblicati diversi cataloghi: Paolo Maggis- Monito(r) pubblicazione Skira; Paolo Maggis, Cacho a Cacho e In Nodum Coacti pubblicazione Silvana Editoriale. Nel settembre 2011 viene presentato presso le sale del Pan di Napoli il libro Paolo Maggis pubblicazione Carlo Cambi Editore sui primi dieci anni di lavoro dell’artista in occasione della mostra omonima. Nel 2012 viene presentato sempre il nuovo libro BIONERS – Paolo Maggis, Bigas Luna a cura di Roberta Bosco. Nel 2013 lo stesso editore pubblica il libro Earth/Stars che racchiude al suo interno le immagini del ciclo omonimo. Del 2019 Zel Editore pubblica Close-Up che racchiude le opere dipinte a partire dal 2015 che trasformano l’immagine in un circuito astratto di elementi che si allontanano dalla forma a volte per perdersi ed altre per ricostruirla. Fondamentale per lo sviluppo del suo lavoro l’amicizia con l’artista e cineasta Bigas Luna. Paolo Maggis inoltre ha scritto di arte e cultura per vari blog e giornali, nel gennaio 2018 viene pubblicato da Samuele Editore il suo libro di poesie Il nome di Dio ed attualmente scrive a quattro mani con Davide Rondoni la rubrica Arte e libertà per il magazine di letteratura Satisfiction. Nel 2020, Paolo Maggis inizia a registrare in casa i suoi brani dando origine così a tHE cRAVING rOOTS, un progetto musicale ed artistico che ha come finalità la partecipazione di chiunque voglia entrarne a far parte. Il primo album Indigo è stato pubblicato il 31 settembre 2022. Nel 2023 presenta in occasione della rassegna Milano é Viva presso il Castello Sforzesco di Milano il suo primo progetto scenografico dedicato allo spettacolo “Non potevamo che incontrarci qui, mia danzatrice…” tratto dai testi di davide Rondoni, coreografia di Ornella Sberna e Compagnia di Danza OrmarsLab di cui attualmente é responsabile tecnico e scenografo.
Sponsor
Mare Combinato SL
Fabbrica Eos
Con il supporto tecnico di
Mare Combinato SL
Quadrifoglio -Agenzia UnipolSai
OrmarsLab
INFORMAZIONI MOSTRA
Paolo Maggis / TREMORE
A cura di Massimiliano Fabbri
Con la partecipazione di Davide Rondoni
Dal 3 dicembre 2023 al 14 gennaio 2024
Inaugurazione: sabato 2 dicembre, dalle ore 18.00
Pescherie della Rocca Estense | P.za Giuseppe Garibaldi, 2, 48022 Lugo RA
Orari di apertura: giovedì e venerdì dalle 15.30 alle 18.30
sabato, domenica e festivi dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.30 alle 18.30
Mostra aperta: l’8 dicembre e il 6 gennaio
Mostra chiusa: il 25, il 26 dicembre e l’1°gennaio
Ingresso gratuito
museobaracca@comune.lugo.ra.it | tel. 0545 299105 - 0545 299111
Mosaici di Ravenna di Jutta Dresken-Weiland (Jaca Book)
I mosaici di Ravenna sono considerati patrimonio artistico tra i più importanti del mondo. La loro qualità e gli splendidi colori hanno incantato appassionati e visitatori fin dai tempi della loro realizzazione, tra il V e il VII secolo. Il presente volume si propone di analizzare il valore profondo di questa arte figurativa, le sue peculiarità e i messaggi veicolati agli spettatori attraverso i secoli, esplorandone il significato nel contesto liturgico dell’epoca tardoantica. Scritto in un linguaggio semplice e chiaro, sulla base dello stato attuale delle conoscenze, il volume offre una nuova e preziosa analisi di uno dei più suggestivi cicli di immagini del cristianesimo delle origini, e la campagna fotografica, appositamente realizzata per questo libro, ci immerge nello splendore e nella varietà di questi mosaici, consentendoci di ammirarli nel dettaglio, in un’esperienza visiva altrimenti impossibile in situ. Il risultato è una sintesi estremamente curata e al tempo stesso scorrevole delle conoscenze su uno dei patrimoni figurativi più straordinari della tarda antichità: quel momento in cui l’eredità antica si travasa nelle forme medievali, in cui la nuova temperie culturale cristiana elabora una nuova estetica a partire dall’esperienza artistica romana.
giovedì 30 novembre 2023
Prologo celeste. Nell'atelier di Anselm Kiefer. Ediz. illustrata di Vincenzo Trione (Einaudi)
Vincenzo Trione ci consegna un originale racconto critico in cui accompagna il lettore dentro gli atelier in un vero viaggio alchemico. Animato da una vocazione epica, Kiefer, di volta in volta, si fa Prometeo, Efesto e Sisifo. Sono, queste, le tre grandi figure del mito che, come in una costellazione, orientano un’indimenticabile traversata dei cieli di Anselm Kiefer.
Atelier come fucina creativa, laboratorio
scientifico, antro alchemico, biblioteca, archivio personale,
wunderkammer, dispositivo, poligono, piccola città in cui
l’immaginazione diventa pensiero e gesto. Tra i massimi artisti
contemporanei, Anselm Kiefer è riuscito a fare qualcosa che, per
grandiosità e ambizione, ha pochi paragoni: dando voce a una profonda
vocazione epica, ha trasformato i suoi studi, gli spazi in cui
materialmente crea quadri e sculture, in opere d’arte interminabili. In
un libro unico, arricchito da più di settanta fotografie (molte delle
quali dello stesso Kiefer), Vincenzo Trione visita questi luoghi
misteriosi e inaccessibili come un pellegrino incantato, accompagnando
il lettore in un privilegiato itinerario nella mente-atelier
dell’artista. A Barjac e Croissy, in Francia, Kiefer ha costruito da
solo musei-laboratori-archivi-città dove, come un moderno Prospero,
plasma e rende reali le sue visioni. Tra torri simili ai celebri "Sette
Palazzi Celesti" e catacombe scavate nella roccia, tra teatri che
ricordano quelli della Grecia antica e hangar adibiti per mostre
ipotetiche, Kiefer ha allestito autentiche cosmogonie che sembrano
mimare i meccanismi della mente. In esse, gli incubi del ventesimo
secolo si affiancano a illuminazioni di futuri alternativi. È difficile
descrivere a chi non li ha visitati cosa siano questi luoghi, la potenza
che ingabbiano, la debordante varietà di materiali che custodiscono. E
sono pochi quelli che li hanno abitati: tra loro, Vincenzo Trione che,
con "Prologo celeste", scrive un libro unico, arricchito da più di
settanta immagini (molte delle quali dello stesso Kiefer). Come un
viaggiatore curioso e sebaldianamente divagante, capace di porre in
risonanza la storia dell’arte con la filosofia, la mistica, la
letteratura e la scienza, Trione fa emergere le infinite suggestioni
sottese alle opere.
mercoledì 29 novembre 2023
Chine. Ediz. illustrata di Altan (Nives Edizioni)
Questo catalogo raccoglie e ordina, per la prima volta, la serie di 64 disegni realizzati da Francesco Tullio Altan nei primi anni ‘70 – la maggior parte durante il suo soggiorno in Brasile – tutti provenienti dall’archivio personale dell’autore. Quaranta di questi furono esposti nell’ottobre del 2005 in una mostra presso il Centro di Cultura “La Medusa” di Este (PD), allora diretto da Salvatore “Turi” Fedele: quella rimase l’unica occasione per far conoscere al pubblico un particolare e significativo aspetto della produzione artistica di Altan. I titoli e le didascalie che accompagnano le tavole sono stati aggiunti dallo stesso Altan appositamente per questa edizione. Testi introduttivi di Marco Belpoliti, Marco Fragonara e Paolo Castelnovi; postfazione di Giorgio Poppi.
ARTE AL CENTRO TORNA A ELNÒS SHOPPING Fondazione Brescia Musei e Lorenzo Mattotti protagonisti del nuovo capitolo di ARTE AL CENTRO
Fondazione Brescia Musei torna protagonista di ARTE AL CENTRO, la struttura di engagement multimediale allestita in una delle gallerie principali di ELNÒS Shopping, con la promozione della mostra LORENZO MATTOTTI – STORIE, RITMI, MOVIMENTI attualmente in corso al Museo di Santa Giulia.
Con la regia di Ellisse – Communication Strategies, ideatrice e realizzatrice di ARTE AL CENTRO, il progetto - che ha l’obiettivo di creare un “ponte” ideale fra cultura e commercio - propone nuovamente una installazione multimediale di forma e contenuti però rinnovati (rispetto alla “mandorla” protagonista del primo ciclo di eventi).
Grande protagonista è infatti l’intelligenza artificiale, a cui l’agenzia bresciana ha affidato un compito assai particolare: far parlare e far muovere le creazioni dell’illustratore Lorenzo Mattotti, oggetto della importantissima mostra omaggio che Fondazione Brescia Musei ha allestito fino al 28 gennaio 2024 al Museo di Santa Giulia.
“Lo stesso Lorenzo Mattotti ha collaborato al progetto, consentendo con entusiasmo che alcune sue creazioni venissero trattate in modo creativo dall’intelligenza artificiale – ha spiegato Francesca Bazoli, Presidente di Fondazione Brescia Musei – L’operazione rientra pienamente nella strategia di comunicazione e di avvicinamento al territorio che la nostra Fondazione ha portato avanti in questi ultimi anni, proponendosi alla comunità in modo innovativo e utilizzando spesso linguaggi contemporanei e attualissimi”.
Nell’installazione, ospitata in una delle gallerie di ELNÒS Shopping, i visitatori del Centro verranno invitati dagli stessi protagonisti della mostra a recarsi in Santa Giulia a vedere di persona loro e tutti i loro “amici”, più di 200 opere.
Giovanni Umberto Marzini, Meeting Place Manager ELNÒS Shopping, ha sottolineato come “la proposta di ARTE AL CENTRO confermi ancora una volta l’intenzione del Centro di essere sempre più vicino al proprio pubblico ma anche di non sottrarsi al compito di essere promotore in prima persona di operazioni di qualità attualissime e di forte ingaggio e coinvolgimento.”
ARTE AL CENTRO è un progetto pensato e realizzato dall’agenzia Ellisse – Communication Strategies di Brescia. Elena Pagani, Presidente della società, ha affermato come “l’intelligenza artificiale sia ormai un fattore importante nel processo lavorativo di una agenzia di comunicazione” ma ha anche sottolineato con forza “il ruolo di ideatore, timoniere e controllore che l’uomo riveste a pieno titolo, come l’operazione Mattotti – con la collaborazione dell’artista, degli uffici comunicazione di Brescia Musei ed ELNÒS Shopping e di una nutrita serie di fornitori di servizi digitali e manuali, ha dimostrato con successo”.
L’installazione di ARTE AL CENTRO al Centro Commerciale di Roncadelle resterà esposta fino al 28 gennaio 2024, giorno in cui chiuderà ufficialmente anche la mostra di Lorenzo Mattotti al Museo di Santa Giulia a Brescia. L’accesso alla struttura è completamente libero e gratuito.
martedì 28 novembre 2023
Jacomo Tintoretto & i suoi figli. Storia di una famiglia veneziana di Melania G. Mazzucco (Einaudi)
Con uno straordinario intreccio di sapienza narrativa e documentazione storica raccolta in più di dieci anni di ricerche, Melania Mazzucco ha scritto la prima importante biografia mai apparsa in Italia di un pittore immenso, inquieto, modernissimo.
Questo libro è il tentativo di illuminazione di
una vita – anzi, di molte vite: quella di Jacomo Tintoretto, il «più
terribile cervello che abbia avuto mai la pittura», di Marietta, la
prediletta, e degli altri suoi figli, del padre, della giovane moglie
Faustina, dei nipoti rinnegati, e di un’intera città, Venezia. Ed è un
libro «scritto alla sua maniera: violando la prospettiva e ogni
distinzione gerarchica tra generi e stili, tra margine e centro,
dettaglio ed essenziale, tempo e spazio. Frugando nell’oscurità dei
secoli che ci separano, senza trascurare nulla. Lasciando talvolta
cadere un fiotto di luce là dove sembrerebbe non ci sia nulla da vedere.
Tintoretto, del resto, faceva altrettanto». Jacomo Tintoretto disegnava
i protagonisti dei suoi enormi teleri un personaggio alla volta, sulla
carta azzurra, con il carboncino: «non era interessato tanto
all’anatomia, come un medico, quanto al gesto (e al suo effetto sul
pubblico), come un regista e un attore. Perché una delle prime regole
che gli avevano insegnato, o che aveva subito imparato da sé, è che la
pittura deve “muovere” – dunque emozionare, turbare, coinvolgere. Poi,
quando aveva trovato il gesto, trasferiva il personaggio sulla tela. Non
“trascriveva” la pittura copiandola dalla natura o dall’arte, ma la
“scriveva” come da un’immagine della mente, intravista in sogno,
trovandola nel suo farsi – e solo nel farla la vedeva». Pittore immenso,
artista inquieto e geniale, uomo dalla vita piena di chiaroscuri quanto
le sue opere – colto e popolare, libero e devoto, eccentrico e
spregiudicato –, Tintoretto emerge dalle pagine di Melania Mazzucco come
i suoi personaggi affiorano dall’ombra dei suoi immensi teleri sparsi
nelle chiese di Venezia o nei quadri appesi nei musei di tutto il mondo:
enigmatico, umano, complesso, guizzante di vita, figlio del suo tempo
eppure modernissimo regista di corpi, di luci, di emozioni. “Jacomo
Tintoretto & i suoi figli”, che qui si presenta in una nuova
edizione, è uno degli oggetti letterari più affascinanti e originali
della produzione italiana degli ultimi anni: accuratissima e fedele
biografia, la prima importante apparsa in Italia del pittore veneto,
precipitato di una raccolta di materiali durata più di dieci anni,
grandioso affresco storico brulicante di personaggi – Tintoretto
ovviamente, ma anche i figli, il padre, la moglie e tanti altri –,
ritratto di una città, Venezia, fin nelle sue rughe più intime,
narrazione che ricorre a stili e registri diversi per raggiungere il suo
obiettivo: erigere un monumento al «più terribile cervello che abbia
avuto mai la pittura».
Merlata Bloom Milano: ecco i primi numeri del lifestyle center dal cuore verde
Grande successo di pubblico per Merlata Bloom Milano. Inaugurato lo
scorso 15 novembre, il lifestyle center dal cuore verde, sito nel
quadrante nord ovest di Milano all’interno del più grande progetto di rigenerazione urbana italiana, ha già accolto, nei primi dodici giorni di apertura, oltre 600.000 visitatori, che hanno apprezzato le 210 unità commerciali, di cui 43 unità food & beverage, avvolte dal suggestivo “winter garden”
in legno e vetro con ampi affacci sul parco circostante. Con la sua
offerta di shopping, food & beverage e gli inediti format leisure e
di intrattenimento, Merlata Bloom Milano rappresenta tre destinazioni in un solo indirizzo: per questi motivi è un unicum nel panorama dei centri commerciali con numerose prime aperture internazionali, o format inediti per il mercato italiano, o all’interno di un mall.
Come:
Ric (Gruppo Cremonini), Neat Burger, la catena di ristoranti 100%
plant-based, nata nel 2019 nel Regno Unito e famosa per i testimonial
Leonardo di Caprio e Lewis Hamilton, Kebhouze, la catena di kebab che ha
aperto oltre 20 store nel 2022 che vede Gianluca Vacchi tra i suoi
investitori, e Poke House, il leader globale nella categoria delle
healthy bowl tutti presenti nella food court del lifestyle center.
Hanno scelto Merlata Bloom Milano per la prima apertura in un mall diversi brand del comparto food (Caffè
Caruso, Cipiace, Fresco&Cimmino, Hamerica's, Hiromi Cake, Macha
café, Martinucci Laboratory, Pasticceria Sessa, Poldo, Rinaldini e
Starbox), fashion (Bomboogie, Colmar, Jaggy, Only e Paragon,
oltre che Reserved e Mohito, i brand di moda del Gruppo LPP, leader
internazionale con oltre 30 anni di esperienza nella creazione,
produzione e distribuzione di abbigliamento alla moda e trasversale per
stili ed età) e beauty (Arabian Oud, il marchio internazionale di
profumeria con oltre 1.000 negozi in molte parti del mondo, inclusi i
flagship store sugli Champs-Élysées a Parigi, a Oxford Street a Londra e
a Times Square a New York).
Inoltre, Esselunga con il
suo nuovo superstore che porterà agli abitanti dell’area offerta e
servizi di alta qualità, con la consueta attenzione per la convenienza
che contraddistingue Esselunga. Il superstore, con accesso diretto
dall’interno del mall, comprende il Bar Atlantic e si completa con
l’elegante beauty store eb®.
Per tutti gli amanti del cinema, e non solo, NOTORIOUS Cinemas porta
un moderno tempio dedicato alla magia del grande schermo: dieci sale e
mille posti a sedere, per un incontro di tecnologia, comfort e coscienza
green che rappresenta lo stato dell’arte dell’esperienza
cinematografica.
Anche di questo si parlerà all’edizione 2023 di MAPIC Cannes, l’evento annuale dedicato al mercato immobiliare retail, che si svolge dal 28 al 30 di novembre nella cornice della Costa Azzurra.
Merlata
Bloom Milano è un progetto della società Merlata Mall S.p.A.,
co-finanziato da Ceetrus, ImmobiliarEuropea e SAL Service, gestito e
commercializzato da Nhood Services Italy sin dalla fase progettuale.
Costituisce l’ulteriore tassello del futuro completamento di un nuovo distretto urbano sostenibile:
il mall, infatti, è “cerniera” spaziale e funzionale tra il quartiere
residenziale UpTown di Cascina Merlata e il distretto dell’innovazione
MIND, la straordinaria sfida del post Expo 2015 che mese dopo mese sta
crescendo nelle ex aree dell’Esposizione Universale
Mostra personale di pittura Mino di Summa 1 - 10 dicembre 2023, Galleria E. Maccagnani LECCE
Verrà inaugurata venerdì 1 dicembre, alle ore 18.30, presso la Galleria E. Maccagnani, sede della Società Operaia di Lecce in Corso V. Emanuele n. 56, la mostra personale di Mino di Summa, artista originario di Francavilla Fontana, noto a livello internazionale.
L’esposizione, che sarà aperta al pubblico fino al 10 dicembre, è composta da 50 opere che riguardano il figurativo, con le sue donne eteree e senza tempo, la natura morta, con composizioni che entrano nell’anima di chi le osserva, e i paesaggi dedicati alla penisola salentina che rievocano legami ancestrali tra l’uomo e la natura.
Alla base della pittura di Mino di Summa c’è lo studio dal vero del soggetto, la consapevolezza che nella natura, negli oggetti e nella figura si celano aspetti segreti che solo un occhio attento può svelare, dando vita a dipinti che vanno oltre la stessa realtà rappresentata, raggiungendo l’anima di chi li osserva, emozionando e ricordando la semplicità dell’essere umano e dei suoi sentimenti.
Con le sue opere Mino Di Summa fa ritornare chi le osserva a meravigliarsi davanti a una nuvola, un fiore, lo sguardo di un bambino, cose semplici ma profonde, che rendono dignità all’esistenza dell’essere umano.
Mino di Summa è allievo del pittore Luciano Regoli, fondatore della Scuola della Valle di Lazzaro presso l’Isola d’Elba, che persegue la missione di insegnare e tramandare i valori della Grande Pittura, quella classica figurativa italiana sempre più dimenticata, della quale è orgogliosa sostenitrice. Dal 2001 partecipa a molteplici Incontri nazionali e internazionali di arte madonnara, nei quali trova una dimensione espressiva tale da potersi affermare in prestigiosi festival tenutisi in Francia, Germania, Florida, Georgia, Messico, oltre che in Italia. Negli ultimi anni ha partecipato a rassegne di murales in Italia, realizzando opere sulle grandi pareti esterne di edifici pubblici e privati, riscuotendo recensioni positive da diverse riviste di settore.
La mostra si avvale del patrocinio della Provincia di Lecce e dell’Associazione Italiana delle Società di Mutuo Soccorso (A.I.S.M.S.) e sarà accessibile dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 21, con ingresso libero.
lunedì 27 novembre 2023
Galleria Previtali presenta la personale di Stefania Langfelder
Inaugurazione: lunedì 4 dicembre 2023 ore 19.00
In alcune tele s'intravedono poi grumi di verità alla deriva, dalla tinta rosso violaceo, che galleggiano tra arcipelaghi di passione per annunciare l'inizio delle danze urbane accompagnate da un florilegio di volti goffi, segni dell' immaginaria inconsistenza oggettivata in polveri dalle tinte cirrotiche. Figure evanescenti in dialogo, consumate dal tempo, tra borbottii e coaguli di pensieri, svaporati in reticoli di cristalli esagonali pieni di turbamento, sullo sfondo di epifaniche dolcezze che irritano l'incoscienza ma che incantano.
Giuliana Susterini alla Galleria Arianna Sartori di Mantova, da Sabato 30 settembre 2023
La Galleria Arianna Sartori di Mantova (via Cappello, 17) presenta la personale dell’artista friulana Giuliana Susterini che espone in quest’occasione una selezione di dipinti eseguiti negli ultimi anni. L’esposizione sarà inaugurata Sabato 30 settembre alle ore 17 con presentazione di Silvio Fuso alla presenza dell’Artista. La mostra, curata da Arianna Sartori, resterà aperta al pubblico fino al 12 ottobre 2023 con orario: dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 / 15.30-19.30, chiuso festivi.
«Giuliana, che ben conosce la mia considerazione per il suo lavoro (la prima volta che ne vidi un dipinto fui singolarmente, stranamente affascinato), mi scuserà se “userò” la sua pittura come prezioso pretesto per alcune riflessioni sul significato del fare artistico contemporaneo… o, meglio, su un possibile significato. La tecnica artistica innanzitutto e il maestro, il pittore Donizetti, chiavi di volta della poetica e degli intenti di Guliana, danno conto di una scelta consapevole dell’artista per il campo di un’estetica “forte”, continentale, per usare il gergo filosofico. E qui si fa strada una prima riflessione, è davvero cori scontata l’accezione “analitica” dell’arte? Siamo d’accordo con Dickie nel definirla solo ed esclusivamente in relazione al “mondo dell’arte” inteso come istituzione sociale? Ho sintetizzato una serie articolata di posizioni, scegliendo la più estrema, certamente però è quella di cui davvero si servono gallerie, curatori, addetti di vario titolo e genere… ahimè usata anche, talvolta, nella variegata galassia dei musei. Ma forse è ancora possibile invece ricorrere a un pensiero diverso, che faccia perno sul lavoro, sul processo carsico, difficoltoso che conduce alle realizzazioni dell’arte. Mi soccorrerà, ancora una volta, il mio ineludibile riferimento, Dino Formaggio maestro indiscusso alla cattedra di Estetica a Padova che, al problema del farsi arte ha dedicato la sua opera più cara e, forse, più importante: “La fenomenologia della tecnica artistica”. Fin dalle prime pagine il lungo saggio è inequivocabile: “Essa diventa la tecnica del compiersi e dell’armonizzarsi di ogni esperienza nell’atto del suo oggettivarsi… ”, concetto radicale e onnicomprensivo in grado di dare autonomia teoretica all’idea stessa di tecnica artistica. Mi sento di aggiungere che, alla luce di tutto ciò, l’artista che si ritrova in questa definizione dovrebbe considerarsi risolto anche sul piano, diciamo cori, esistenziale e offrire agli altri un rifugio di laboriosa stabilità lontana mille miglia da certe caricature romantico/avanguardistiche cui siamo ormai tristemente assuefatti e, ecco un timido accenno critico, proprio questa stabilità io trovo in Giuliana, se la sua pittura mi conduce in un mondo di lucida stranezza, la pittrice mi pare, invece, solida artefice del suo lavoro e del percorso creativo. L’entusiasmo di Formaggio, fervido allievo di Banfi e Baratono, per le risorse che la fenomenologia offre all’analisi del fatto artistico attraversa tutto il libro, ma tocca, nei capitoli dedicati espressamente alla tecnica, il suo acme ermeneutico: “La tecnica artistica sorge nell’uomo come sensibilità e natura; diventa, con l’uso, volontà e coscienza; crescendo su se stessa, diventa intelligenza, umanità”. In questa prospettiva l’impulso a creare e la forza delle materie, la loro stessa inerzia, trovano la naturale convergenza: “Hanno mani curiose e sapienti… vivono con queste materie in connessione sensibile…”.
Guliana: “Con la pennellessa tonda o normale stendere una quantità abbondante del composto sulla tavola… facendo attenzione a non lasciare in evidenza i «denti»”. E: “la stesura deve essere rapidissima poiché l’uovo coagula velocemente. Il colore va sfumato nei bordi con pennello pulito e leggermente umido”. Ne consegue che l’artista sente le forme come un fabbro, un falegname, le sente attraverso i ferri del mestiere, in rapporto diretto con l’effetto, con l’emozione estetica. Il legame profondo tra sensibilità, emozione, comunicazione umana, così magistralmente analizzato da Dino Formaggio più di 70 anni fa, ha trovato conferme recenti negli studi del ne uro scienziato Antonio Damasio e dovrebbe, in ben altra sede, trovare diffusa trattazione… ci fermiamo qui, rivolgendo ora la nostra attenzione al mondo delle forme, alle immagini, alla loro radicale necessità. I dipinti stessi di Guliana ci conducono in questa direzione: intelletto, ma non concettualità, figurazione “accanita” che mai scade in una sorta di anacronistico narcisismo… e quindi? Di nuovo un riferimento alla tecnica, il disegno, in questo caso, conoscenza e creazione (traduco, male, dallo splendido francese di Jean Clair): “l’occhio penetra, al primo sguardo, in un terreno ricco e confuso, caotico, quello della sensibilità. Ma già tracciare una linea, saggiare, per tirar fuori un filo, un senso da questo guazzabuglio, vuol dire fare lo sforzo di capire ciò che si ha sotto gli occhi, chiarire, portare alla luce quello che non era mai stato visto, compreso…”. I materiali, la perizia, le conoscenze della tradizione, i colori e il disegno dove hanno portato Giuliana Susterini? Cosa ci comunicano e donano le sue opere? A dei “luoghi impossibili”, nelle sue stesse parole, dove fiori, frutti della terra, figure si radicano nelle pietre, pietre che sono avatar di Giuliana stessa, teatri della sua memoria; ci comunicano una vita agìta nell’ombra e nel silenzio… matrice di nostre nuove, inattese immagini che, assieme all’artista, prenderanno dimora, come scrive, commosso, Tullio Pericoli a proposito dell’arte ispirata, in un “interstizio, un vuoto d’aria che esiste tra tutte le cose razionali e il resto del mio corpo, del mio organismo vitale. Forse è lì che abita la Musa”». (Silvio Fuso)
Giuliana Susterini è nata a Gorizia ed è stata allieva del pittore Mario Donizetti dove approfondisce lo studio del disegno dal vero, del pastello encaustizzato e della tempera all’uovo. Le sue opere sono realizzate privilegiando la tecnica del pastello encaustizzato su tavola e della tempera al tuorlo d’uovo velata e verniciata. Ha seguito anche un corso di disegno con l’artista Franco Dugo e i seminari della prof. Gerda Fassel presso l’Internationale Sommer Akademie fur Bildende Kunst Salzburg. Ha frequentato il laboratorio e le lezioni del pittore Paolo Kervischer ed il seminario tenuto dal prof. Tigani a Venezia sui “Procedimenti pittorici antichi”. Ha partecipato a diverse esposizioni sia personali che collettive. Tra le prime, la mostra alla Galleria Bocca di Milano nel dicembre 2014, all’Antico Caffè e Libreria San Marco di Trieste nel febbraio 2015 e al Portonat di San Daniele del Friuli nell’aprile dello stesso anno. Tra le collettive, l’esposizione tenuta presso lo Studio Folart di Palazzo Manzioli a Isola d’Istria (Slovenia) nel dicembre 2017; la mostra “Ambientarti” organizzata da Art Space Milano presso il Centro Russo di Scienza e Cultura a Roma nel giugno 2021, alla presenza del Professor Vittorio Sgarbi dal quale ha ricevuto il premio per la migliore opera; l’esposizione “Dreams Ars II” organizzata da Art Space a Milano nel settembre 2021. Ha esposto al Lido di Venezia presso la Galleria delle Cornici per “Ut pictura poesis”, nel novembre 2022 e nel maggio 2023. Vive e lavora a Trieste.
domenica 26 novembre 2023
Io che nasco immaginaria di Chiara Boni (Baldini + Castoldi)
Un'autobiografia brillante. Un ritratto complesso, indomito e vitale.
«A Chiara le donne piacciono davvero quando
sanno fare squadra.» Non è l’incipit della storia di questa donna
eclettica e resiliente, ma le donne, di certo, occupano un posto
importante nella vita della stilista toscana. Le amiche sono al suo
fianco sin dall’inizio, quando seguiva la mamma in sartoria a Firenze,
dove quest’ultima provava modelli e lei, bambina, già imparava i trucchi
del mestiere. Poi nella stagione dei balli, o quando Chiara, appena
diciottenne, parte per Londra, la città che le insegna a vestirsi libera
da qualsiasi condizionamento. Anni dopo, in Italia, l’incontro con
Titti, il suo primo marito, la politica, un figlio. Le prime «cose»
create e vendute, l’avanguardia architettonica degli UFO – di cui Titti
era ideatore – l’influenza dell’arte, del cinema, della musica. E poi la
Milano degli anni Ottanta, quando è una giovane donna separata alle
prese con una carriera in ascesa. La sperimentazione con il Collettivo
Moda Nostra e il successo che arriva quando il suo marchio entra nel
GFT, il Gruppo Finanziario Tessile, e lei sceglie di usare un unico
tessuto, un jersey elastico, e un unico colore, il nero. Nasce così la
sua petite robe, un abito adatto a tutte, che si può ripiegare in una
bustina e che rappresenta la sua concezione della moda e della bellezza:
un vestito che possa farsi interpretare da ogni corpo, dando a ogni
donna la possibilità di esprimersi. Tante persone attraversano la sua
vita privata e lavorativa, e amori appassionati – da Cesare Romiti ad
Angelo Rovati, a Fabrizio Rindi. E, ancora, il sogno americano, con lo
sbarco negli Stati Uniti, seguendo un itinerario funambolico di Stato in
Stato, e una vita che mai si ferma, riservandole anche prove dolorose.
Questa autobiografia, scritta con Daniela Fedi, si snoda parallela al
racconto di un’Italia che cresce e cambia nelle vicissitudini politiche,
negli scontri generazionali, nella trasformazione dei costumi. Chiara
Boni si svela come donna e come stilista, lasciando che le pieghe più
intime del proprio vissuto esprimano sempre un’idea della moda che da
quel vissuto origina, rilanciandone un invincibile senso di gioiosa
libertà.
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Con il termine “pietà ” si intende solitamente, nella storia dell’arte, un motivo figurativo rappresentante la Vergine e altri vari personag...