T.A.Z. Weblog Party
sabato 31 maggio 2025
venerdì 30 maggio 2025
Il disastro urbano e la crisi dell’arte contemporanea di Serge Latouche (Elèuthera)
In questa riflessione a tutto campo che riprende le considerazioni su arte e società di molti precursori della decrescita come Baudrillard o Castoriadis, Latouche analizza in parallelo il disastro urbano e l’insignificanza dell’arte, ripercorrendo le tappe di un declino che ha le medesime origini. Con la cosiddetta globalizzazione si è infatti assistito a una esplosione dell’urbano che è andata di pari passo con una omnimercificazione del mondo. Tutto è diventato commerciabile, persino il corpo umano, il sangue, i geni. Si è passati da una società che ha un mercato a una società di mercato, da una società che ha una crescita a una società di crescita che con la sua pervasiva artificializzazione della vita lacera il territorio, divora lo spazio, rode il senso dei luoghi, disintegra il tessuto sociale. È stata così distrutta ogni capacità di meravigliarsi, a favore di quella replica infinita dello stesso che è il segno distintivo dell’arte contemporanea. Ed è qui che il progetto della decrescita, con i suoi valori etici ed estetici, può fornire gli strumenti – e l’immaginario – per ricostruire non solo il tessuto locale e urbano, ma anche il senso del bello. E re-incantare il mondo
giovedì 29 maggio 2025
Emily Dickinson: un microcosmo di grandi intuizioni (Edizione inglese) di Nicolina Calabrese, Michela Papavassiliou (i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)
Questo libro si propone di entrare nel microcosmo ciclopico di Emily Dickinson, fatto di piccole grandi cose, di sottilissime illuminanti intuizioni e di cogliere attraverso le Sue poesie anche ciò che non viene esplicitamente rivelato, celato fra le righe. La Sua personalità racchiude tutte le fragilità di questo genio poetico insieme a quelle problematiche spirituali che attanagliano anche l'uomo moderno. Emily è simile ad una carpa tenace che viaggia controcorrente tra i flussi di un ribollente fiume in piena, alla ricerca di un posto sicuro dove depositare le sue candide uova, eccola vestita di bianco aggirarsi quieta nella sua stanza di reclusa, nutrendosi di frugali bocconcini come un uccellino indifeso, mentre il fuoco della creazione le esplode nell'animo.
This book has the aim to enter Emily Dickinson's cyclopic microcosm, made of tiny, huge things and great intuitions. I wanted to highlight through her lyrics what it isn't revealed or hidden inside them and also to go deeper into her life to understand how the important events of her life influenced her behaviour. In her personality we can find all the fragilities of her poetic genius together with the spiritual troubles gripping a new born modern society too. Emily's life is like a tenacious carp that swims backwards among the flows of a full raging river, searching a safe cave to lay down its white eggs, or wandering in her white dress , feeding herself with frugal bite s like an unprotected little bird, while the fire of the poetic creation is bursting into her soul.
mercoledì 28 maggio 2025
Monica Gorini. Dal linguaggio all’arte multisensoriale : Un percorso sinestetico nel paesaggio francese tra colori, suoni, poesia e natura (Vanilla Edizioni)
La LUCE è quella della
Normandia, con i suoi vapori e i riflessi diafani, costantemente sottomessa ai
capricci del vento e ai repentini passaggi delle nuvole. L’ACQUA è quella del
bassin di Giverny, il lago che Claude Monet si è fatto costruire e che poi ha
più volte dipinto. I PETALI son quelli delle ninfee, quei fiori orientali che
nascono da acque torbide e sbocciano a pelo d’acqua come un piccolo miracolo e
che ancora oggi vengono coltivati a Le Temple-sur-Lot, nel vivaio di Latour
Marliac, anche per rifornire il laghetto di Giverny. È lì che il viaggio
sinestetico di Monica Gorini è iniziato, dopo lunghe giornate di studio,
incrociando i dati visivi con quelli cromatici, le conoscenze matematiche con
quelle artistiche, le sensazioni tattili con i dati emozionali. Lì sono nate
alcune centinaia di PALETTE: listelli di legno simili ai tasti di un
pianoforte, sui quali l’artista ha mappato mutamenti di quel meraviglioso
paesaggio in un estenuante lavoro tecnico e speculativo, ma anche filosofico e
poetico, che ha portato alla concettualizzazione del colore (non più legato
all’impressione, dunque, ma al raziocinio, alle leggi della matematica e della
chimica), alla creazione di una sorta di codice a barre dal quale poter poi
partire per dare un nuovo ordine, un nuovo significato e nuova vita alle azioni
percettive. La ricerca di Monica Gorini trova una regola nella varietà delle
forme euclidee, in quelle che appartengono alla natura (dai frattali omotetici
dei fiori all’albero di Pitagora, dalla spirale di Archimede alla sequenza di
Fibonacci), che ci raccontano l’ordine preciso con cui si dispongono i petali,
le forme ordinate delle corolle, le linee delle foglie, le leggi numeriche del
micro e del macro cosmo sia nella natura sinestetica della sua percezione come
dettagliatamente racconta nel libro, attraverso stralci di diario, versi
poetici, testimonianze, riflessioni e decine di fotografie. Le opere diventano
esperienze visive e sensoriali, concepite per diventare ambiente, per
rimodulare gli spazi in nuove armonie, trasformandoli in luoghi dove il colore
si fa musica, turbamento, respiro, ricordo ed energia.
Per lei l’arte è come la
vita: un’esperienza totalizzante, da godere con tutti gli organi percettivi di
cui disponiamo, ma anche con la conoscenza, il sesto senso che l’essere umano
impara a coltivare e di cui non può più fare a meno.
LA PATAFISICA: ENRICO BAJ di Donato Di Poce
Sono rari i libri che condensano in loro tre qualità:
1 Essere un documento storico
2)Essere sempre attuali
3)Contenere una carica poetica, ironica ed eversiva insieme
La Patafisica di E. Baj (Abscondita, Milano, 2009) è una di queste rarità, non solo per la personalità pittorica dell’autore, tra l’altro recentemente celebrato a Milano e Savona il suo centenario della nascita, con importanti mostre Antologiche della sua arte pittorica e l’attività di ceramista), ma anche per le sue qualità di scrittore e critico d’arte, ricordiamo alcuni suoi libri:
· Enrico Baj, Impariamo la pittura, Tutto ciò che serve per diventare un grande artista, o un allegro falsario, o un pittore che fa sul serio e vuole divertirsi, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 1987.
· Enrico Baj, Cose, fatti, persone, Elèuthera, 1988, EAN 9788885861060
· Enrico Baj, Cose dell'altro mondo, Elèuthera, 1990, EAN 9788885861138
Baj oltre alla sua immensa attività pittorica, ha sempre avuto rapporti con poeti e letterati italiani e stranieri (Duchamp, Ray, Breton, Queneau, Sanguineti, Eco ed altri ancora) ed ha collaborato con le proprie illustrazioni alle edizioni di testi classici e moderni, ha riscoperto il poeta e artista futurista FARFA (al secolo Vittorio Osvaldo Tommasini).
E. Baj, è stato un Anarchico, antimilitarista, Fondatore del movimento Nucleare insieme a Sergio Dangelo, Visionario e Patafisico, conosciuto dal grande pubblico pe opere come I funerali dell’anarchico Pinelli, Apocalisse, i suoi “Generali” plurimedagliati e ridicolizzati .
Insomma un personaggio che sapeva spaziare da Zenone di Elea, a Leonardo a Berlusconi, e al suo amato Alfred Jarry.
Nel libro “La Patafisica”, tesse le lodi di Jarry e della sua forza ironica eversiva e immaginaria sino a definire la Patafisica come “La scienza delle soluzioni immaginarie”, ma capace anche di descrivere il Phanteon Patafisico esaltando tra gli altri Marcel Duchamp citando una sua massima famosa:” Non ci sono problemi perché non ci sono soluzioni”.
Ma nel libro non mancano polemiche contro l’informale, la spettacolarizzazione dell’arte, la moda delle installazioni, l’effimero.
La sua figura emerge come un Titano tra i grandi artisti Italiani del ‘900 come De Chirico, Fontana, Burri, Vedova, Schifano, Pistoletto.
Un’altra delle sue famose polemiche è quella contro il Futurismo del mito del progresso, della velocità e della guerra, sino a scrivere un contro manifesto dal titolo IL FUTURISMO STATICO:
“Manifesto Futurista
1. Noi disprezziamo il pericolo, lo spreco, la forza.
2. Coraggio, audacia, esaltazione portano lotta e morte.
3. Disprezziamo il movimento aggressivo, l’insonnia
febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e
il pugno. Esaltiamo la quiete pensosa, l’estasi, il sonno
e il dolce far niente.
4. Velocità è bruttura: la più bella automobile da corsa, ruggente che sembra correre sul filo della mitraglia,
fa schifo se paragonata a una qualunque immagine naturale o artistica: e si lasci in pace la Vittoria di Samotracia…
9. Vogliamo glorificare la Donna, e disprezzare la
guerra, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore
e le “belle” idee per cui si muore. Unica morte accettabile è quella nel proprio letto.
10. Musei, biblioteche, accademie non ci riguardano
ma non vi è alcun bisogno di distruggerle. Siamo per
il femminismo, per la donna portatrice di vita e non di
distruzione.
Respingiamo quindi l’immagine aberrante di una parità sessuale che non esiste e la maschilizzazione nel
capitanato d’industria, nella competizione e nella violenza.
11. Fanno schifo le grandi folle manipolate dai media,
il fervore degli arsenali e dei cantieri, i fumi puzzolenti
e venefici delle officine, i moti rivoluzionari e fasulli
delle violente e criminali città moderne... Vogliamo una
società solare.
Noi fondiamo oggi il Futurismo Statico, in nome
dell’immobilismo plastico, per liberare gli uomini dalla
cancrena del moto, del motore, del turismo dopolavoristico o intellettuale che sia.
Voi ci credete pazzi mentre proponiamo una nuova
sensibilità. …L’immaginario dei cieli è il nostro habitat
che il tempo scandisce nel divenire della memoria.
Stesi sul letto del mondo, accarezziamo la volta stellare. Ubu è con noi.”
Seguiranno altre “encicliche” ironiche e sovversive contro il cattolicesimo e gli ecclesiastici dictat:
“De Phatafisica foeminarum”, “Dererum Gayorum”, la “Populorum progressio” e la “Rerum novarum”.
Il leitmotiv del suo pensiero è sempre teso a ribadire l’importanza di non prendersi troppo sul serio.
Nel 1963 fonda “L’Istituto Milanese di Alti Studi Patafisici” con i Satrapi Leiris, Clair, Mirò, Dubuffet, Farfa ed Escher.
L’Apocalisse:
L’Ironia, l’irriverenza, il grottesco, il gusto del paradosso ha guidato il suo fare riuscendo a fare della Patafisica una delle Avanguardie Artistiche del ‘900 di maggior impatto etico e mediatico oltre che artistico, di cui il ciclo dell’Apocalisse (con prefazione di U. Eco) resta una pietra miliare. Ecco cose scrive U. Eco in proposito: “ Baj ha concepito per uno spazio tridimensionale una grande Apocalisse a tre piani, grottesca e tragica, ironica e preoccupata. E che la sua mostra si presenti come meditazione e sul libro dell'Apocalisse e su altri libri che han parlato di apocalissi è reso evidente dal fatto che, all'inizio della serie delle immagini, sta un libro di Konrad Lorenz sui peccati della nostra civiltà. Da questo fatto, dal fatto che Baj ha voluto illustrare in una sorta di grande affresco o di anti cappella Sistina alcune preoccupazioni che serpeggiano nella cultura contemporanea (...) è nata l'idea di questo libro in cui le riproduzioni dei particolari della Apocalisse di Baj sono una parte del testo, fanno corpo col resto del discorso. Umberto Eco, nel suo saggio introduttivo, commenta le ragioni per cui Baj doveva arrivare alla rappresentazione apocalittica, e il senso che le rimeditazioni apocalittiche hanno assunto nei vari secoli passati e nel nostro. Infine, le immagini di Baj si saldano con brani letterari di varia estrazione, giocati sempre sulla contrapposizione tra un testo antico e uno moderno. Un libro su un pittore? Un libro fatto anche da un pittore? Un fumetto patafisico le cui nuvolette provengono da biblioteche al di sopra di ogni sospetto? Un incontro fra uno scrittore, un pittore e una serie di citazioni illustri? Probabilmente tutto questo, non certo un catalogo, anche se all'origine vi è qualcosa di apparentemente simile a una mostra. Ovvero, un catalogo: ma di diffusi terrori, di molte minacce, di alcuni vaticini, di varie denunce. Tra il grottesco e l'erudito, un modo di impegnarsi a parlare, per apologhi, sulla situazione attuale" (dal retro di copertina).”