La riflessione del filosofo polacco Roman Ingarden sull'opera d'arte, adottando il metodo fenomenologico, offre un apporto originale e critico al dibattito tra realismo e idealismo. Qual è il modo di esistenza proprio dell'oggetto artistico? E dell'opera architettonica in particolare? In cosa si differenzia rispetto all'opera letteraria? Queste pagine, per la prima volta tradotte in versione integrale e messe in connessione con autori affini o vicini a Ingarden nonché con la sua ricca ontologia, mettono in evidenza la duplice struttura dell'opera architettonica, fondata da un lato nella materia reale e dall'altro nell'atto creativo e contemplativo dell'uomo: la sua riuscita e la sua bellezza sono il risultato della logica interna imposta dall'architetto e della sua capacità di incarnare tale idea nell'edificio
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un nuovo "territorio mentale", che elude le normali strutture di controllo sociale
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