«Ho appreso quanto so sull’architettura dalle radici, dai viaggi per tutto il mondo e dall’incessante sperimentazione ed esperienza nello studio della natura. E in ogni esperimento nato da questa sensibilità, e sempre basato su esperimenti preliminari, mai ho avuto il coraggio di mentire. Nel frattempo associavo alla mia vita tutte le manifestazioni di bellezza che mi riusciva di vedere. E tutte quelle che potevo acquistare e usare per mio studio e mia gioia le acquistavo come si acquista una biblioteca, e con esse ho vissuto quanto più ho potuto. Non ho mai apprezzato troppo l’abito mentale del collezionista». Con queste parole Frank Lloyd Wright (1867-1959), l’architetto forse più grande della modernità – certamente il più visionario, il più utopico, il più radicale, il più appassionato –, conclude il suo Testamento, dopo aver ripercorso la sua vita e la sua lotta per affermare i princìpi in cui crede.
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