T.A.Z. Weblog Party

un nuovo "territorio mentale", che elude le normali strutture di controllo sociale

sabato 15 giugno 2024

Harun Farocki and Paola Yacoub at Beirut Art Center

Oggi a Lecce Street Art Vandali o Artisti? Di Donato Di Poce

 Presentazione del volume Street Art  Vandali o Artisti? Di Donato Di Poce (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno) sarà presentato oggi 15 giugno 2024 ore 18,30 presso la Biblioteca Bernardini di Lecce (Ex Convitto Palmieri – p.zzetta Carducci) da Marcelo Buttazzo (poeta), Errica Muscogiuri (esperta d’arte, Fondazione Palmieri), Mauro Marino (poeta, operatore culturale), Stefano Donno (editore de I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno) che dialogheranno con l’autore

L’ appuntamento ha il Patrocinio della Provincia di Lecce – Salento D’Amare, e hanno contribuito alla loro realizzazione i seguenti partners: Biblioteca Bernardini, Regione Puglia, Polo Biblio Museale di Lecce, Teatro Pubblico Pugliese, Pilll Cultura, Provincia di Lecce, Città di Lecce, Fondazione Palmieri di Lecce

Street Art  Vandali o Artisti? La Street Art, nata come fenomeno di controcultura negli anni ’70 nelle metropoli americane, ha conosciuto negli ultimi decenni un’evoluzione straordinaria, affermandosi come una forma d’arte a sé stante e conquistando la ribalta internazionale. L’eterogeneità di tecniche e linguaggi rappresenta uno dei tratti distintivi della Street Art. Graffiti, murales, stencil, sticker art, installazioni e performance sono solo alcune delle modalità espressive utilizzate dagli artisti per comunicare con il pubblico. Le opere di Street Art affrontano una varietà di temi, spaziando dalla critica sociale e politica alla denuncia di ingiustizie e disparità, fino all’esaltazione della bellezza e della cultura locale.

La natura effimera e spesso trasversale di questa forma d’arte conferisce alle opere una carica dirompente e un forte potere dirompente. La Street Art ha ormai travalicato i confini delle metropoli, approdando in quartieri residenziali, gallerie d’arte e musei. Istituzioni e privati iniziano a riconoscere il valore di questa forma d’arte, commissionando opere a street artist di fama internazionale. Essa dialoga con lo spazio urbano, integrandosi con l’architettura e il tessuto sociale del quartiere riuscendo a riqualificare aree degradate, donando nuova vita a spazi anonimi e creando un senso di appartenenza nella comunità.

L’Italia vanta una scena di Street Art vivace e in continua evoluzione. Da Banksy a Keith Haring, passando per Shepard Fairey e Blu, numerosi artisti di fama internazionale hanno lasciato il loro segno nel nostro paese.


mercoledì 12 giugno 2024

“Una Boccata D’Arte” a Guardialfiera: l’artista olandese Beatriz de Rijke

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Existentialism, mostra d'arte di gioielli contemporanei

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A Parigi da Christie’s le importanti collezioni trovano il consenso del mercato - Il Sole 24 ORE

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Carrara studia da capitale: "Qui l’arte contemporanea"

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A Siena Opera Laboratori acquista il Palazzo delle Papesse

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Paola Antonelli su Gae Aulenti e il design – l'episodio 1 di Gae Aulenti's Legacy | Triennale Milano

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Interview with artist Zilvinas Kempinas

sabato 8 giugno 2024

Christina McPhee: Shed

MAURO REA CARTE, PARASSITI E ALTRE STORIE

MAURO REA

CARTE, PARASSITI E ALTRE STORIE

 

Studio d'Arte FC, in via Tanari 1445/b

Castel San Pietro Terme (Bo)

 

Inaugurazione sabato 8 giugno ore 18,00

8 giugno / 15 agosto 2024.

 

Orari: Lunedi chiuso.

Dal martedi al venerdì ore 17,30 / 19,30.

sabato e domenica su appuntamento.

 

Donato Di Poce presenterà durante l’inaugurazione il libro " MAURO REA Icone Pop", I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno

 

Il libro - "Il furore CreAttivo e sperimentale di Mauro Rea, non smette di stupire e di regalarci nuove sorprese e rivelAzioni, e questa raccolta di piccoli capolavori (perlopiù polimaterici su legno di circa 20x 40), vere e proprie “Icone POP” finalmente in mostra, ne sono la testimonianza. In realtà si tratta di sedimentazioni e accumulazioni carsiche che nel tempo Rea ha sapientemente elaborato e accumulato come un alfabeto iconico raccolto dalla strada(lattine di Coca Cola schiacciate e sapientemente e Duchampianamente decontestualizzate), per diventare matrice e logos di una rinascita materica ed estetica. Chiariamo subito che l’utilizzo del banale quotidiano che opera Rea non è da ricondurre alla serialità filosofica e concettuale dei Brillo Box di Warhol, semmai allo stordimento esistenziale di Baquiat e alle contaminazioni ludiche di Haring. E qui si evidenzia con forza e leggerezza, turbamento e grazia poetica, questo precoce maestro neo-futurista, neodada, neo-pop e patafisico che è Mauro Rea, con tutta la forza eversiva e sovversiva, lavica e incantatoria di un outsider che sceglie di rimanere libero e non inglobato dal sistema dell’Arte, come un ragazzo pasoliniano che ha attraversato tutti gli alfabeti dell’avanguardia, ma che rimane incantato dalla forza lavica della materia di Burri(plastiche bruciate), Mastroianni(cartoni polimaterici), Raushenberg(Assemblage oggettuale), Spoerri(etnosincretismi), Baj(eresia ludica e patafisica dei generali). Ma l’originalità di Rea, che ne fa anche la sua unicità e grandezza nel panorama artistico contemporaneo è la sua capacità di contaminare la materia con le sue visioni interiori, con il suo vissuto esistenziale e la sua tecnica artigianale sapientemente appresa da ragazzo dai maestri carnevaleschi ciociari. Infatti Rea ha travasato le suggestioni dei suoi idoli ed eroi di cartapesta, nelle attuali icone pop, che trasudano redenzione ed estasi, implosioni oniriche e colate emozionali, di grande valenza emotiva, votiva diremmo anzi Pasolinianamente “la religione della materia” e “la scarnificazione dello spirito”."

 

Organizzazione: Marea Servizi per l'arte, Anna Boschi, Donato Di Poce, Franco Rea, Manuela Mazzini.

 

” La materia non muore mai

La vita non muore mai

Subisce solo continui scambi di senso

Intervalli di vitalità

E allarga ogni volta

I nostri orizzonti

Dilata ogni volta i confini

Non siamo altro che materia

Provvisorie soluzioni

Temporanee verità.

La vita non è altro

Che la danza della bellezza

Sopra un abisso”.

 

Donato Di Poce - Milano, 27/8/2014

 

( ...) Vediamo allora gli esempi presenti nella mostra del 2024 che, secondo la volontà dell'autore, costituiscono un'antologia della produzione di una vita intera: «quasi tutti i lavori sono realizzati con materiali diversi, di recupero e alla base vi è sempre una forte riflessione e attenzione ai contenuti, ad un'idea di transitorietà, di caduta e riscatto, sono visioni, memorie, discese nell'inconscio. La Natura, che è rappresentata dalla foglia secca di bosco inserita nel collage polimaterico, si fonde con il simbolo dell'industria, vale a dire la lattina di limonata schiacciata , all'insegna dell'“Icona Pop” come Mauro Rea stesso la definisce. ... Il messaggio finale è insomma che l'Industria nella società di massa ha modificato la Terra intera e il suo ecosistema nella contemporanea era dell'antropocene, vale a dire del mondo antropizzato. (...) Al giorno d'oggi non siamo più abituati ad assistere ad un'Arte che trasmetta un significato profondo quindi il messaggio nascosto del Diapason conferisce alle opere esposte in questa Mostra di Mauro Rea un valore aggiunto inestimabile e sono convinto che produrrà un effetto molto positivo per l'apprezzamento dell'uomo e della donna comuni nei confronti dell'Arte Contemporanea. Come dice Mauro Rea: Arravutamm o'munno. L'Immaginario non ha confini. (Stefano Colonna)

 

(...) Mauro Rea, con tutta la forza eversiva e sovversiva, lavica e incantatoria di un outsider che sceglie di rimanere libero e non inglobato dal sistema dell’Arte, come un ragazzo pasoliniano che ha attraversato tutti gli alfabeti dell’avanguardia, ma che rimane incantato dalla forza lavica della materia di Burri (plastiche bruciate), Mastroianni (cartoni polimaterici), Raushenberg (Assemblage oggettuale), Spoerri (etnosincretismi), Baj (eresia ludica e patafisica dei generali)… La maestria di Rea e della sua ancora una volta Pasoliniana, “disperata vitalità” riesce a raccogliere in preghiera artistica, le devastAzioni neo futuriste e le contaminazioni ludiche Patafisiche, riesce a raccogliere e assemblare un Caos CreAttivo, dove il passaggio dell’uomo e della storia, lascia i segni sulla materia e sulle cose operando una vera redenzione del caso. Da qui la sua texture segnica, tematica e materica che schiaccia sensi e dissensi, in un nuovo alfabeto di minotauri, uccelli primordiali, pesci cannibali, upupe montaliane e personaggi dall’anima robotica, costellazioni antropomorfe e galassie aniconiche. (Donato Di Poce)

 

(...) L’epifania del suo gesto è antica, si direbbe arcaica, antropologicamente derivata da automatismi primordiali prim’ancora che psichici. Nei suoi quadri, infatti, non vi sono relazioni surreali, tracce di scritture di relazione alla Masson o alla Ernst, né giochi di colori alla Mirò, isole sabbiate e polimateriche alla Prampolini (che pure paiono evidenti), quanto un potente moto tellurico, un sentimento antico della natura di lucreziana memoria del “De Rerum natura” (tanto per intenderci), che dalla mano dell’artista si dipana su è giù, in alto in basso, fuori e dentro del centro fino a toccare il bordo della terra. Sono strutture antropologiche di un immaginario, per dirla con Gilbert Durand, che firmano tipologie ricomposte di segni desunti dai miti, da rimandi di letterature ignote e misteriose; sono fiori di un giardino organico popolato da piante e da mostri insorti dalle crepe della coscienza come animali emersi dal bestiario fantastico, come urli di incubi della notte della ragione, figli insani di un’altra stagione e di un altro spazio figurato. (Alessandro Masi)

 

(…) La pittura di Mauro Rea si pone dunque come punto di equilibrio tra la materia e la memoria, tra la terra e la sua ritualità. Un equilibrio che pur concretizzandosi nel quadro lo attraversa per andare oltre, al di là di uno spazio concluso per evocare l'infinità degli spazi esterni, dove la materialità del colore si trasmuta in terra, quella terra che è ferita, solcata dall'aratro, quella terra scura che è l'inizio e la fine di ogni ciclo vitale, che è luogo di nascita, di morte e di rinascita e che con il suo ritmico mutare scandisce il tempo di ogni vita, della vita. (Loredana Rea)




giovedì 6 giugno 2024

INAUGURATA “BACK TO PIETRA & Co. - PUBLIC ART A SIRMIONE” Mostra a cielo aperto da Punta Grò alle Grotte di Catullo

È stata ufficialmente inaugurata a Sirmione (BS) la mostra Back to Pietra & Co., un percorso espositivo a cielo aperto che da Punta Grò alle Grotte di Catullo presenta 26 opere di 15 artisti. Back to Pietra & Co. nasce nel segno di Lillo Marciano, curatore e ideatore delle precedenti edizioni di Pietra&Co. e di molte iniziative della Via del Marmo.

 

Il progetto, a cura di Valentina Marciano e Paola Cavalli, con la collaborazione di Franco Ghirardi, imprenditore e artista, è organizzato dal Consorzio Marmisti Bresciani e dal Comune di Sirmione con la partecipazione della Direzione Regionale Musei Lombardia, l’istituto del Ministero della Cultura che gestisce – insieme oltre ad altri 13 musei – l’area archeologica delle Grotte di Catullo a Sirmione.

 

Il progetto omaggia la collaborazione pluriennale tra Sirmione e Lillo Marciano, da sempre sostenitore di interazioni tra arte, territorio e pubblico, della bellezza senza tempo della penisola catulliana, della valorizzazione del mondo della pietra bresciana come patrimonio artistico e culturale del futuro e di una dimensione culturale al di fuori dei luoghi deputati e circoscritti all’arte.

 

L'iniziativa propone un percorso espositivo a cielo aperto da Punta Grò al centro storico di Sirmione. Spiagge, vie, piazze, vicoletti e parchi diventano i luoghi di incontro tra sculture realizzate con la pietra bresciana, installazioni contemporanee e persone, per riannodare il rapporto tra arte e pubblico e rimotivare la scoperta di una creatività al di fuori dei luoghi canonici dell'arte. 

Riportare l’arte al pubblico e il pubblico all’arte senza perdere intensità e capacità di sperimentare, sosteneva Lillo Marciano, per questo il percorso espositivo contamina i luoghi del quotidiano, portando le persone ad un incontro “imprevisto” con l’arte e utilizzando proprio questo effetto a sorpresa come strategia di comunicazione per incoraggiare anche quella parte di pubblico inconsapevole.

 

“Questo progetto nasce da una promessa fatta guardando l'ultimo orizzonte con papà a Punta Grò” racconta Valentina Marciano, figlia di Lillo e co-curatrice del progetto, “È un’eco della prima edizione di Pietra&Co nel 2007, nata per proporre a tutti i visitatori di Sirmione l'incontro tra il mondo della pietra bresciana e i diversi linguaggi artistici contemporanei. Nei diversi anni questo percorso di public art ha preso forme diverse, ma in ogni edizione il filo conduttore è stato proporre un'arte che fosse un osservatorio sulla realtà, una scoperta dell'altro da sé, un laboratorio di idee condiviso con il pubblico, per uscire dalla nostra indiscutibile soggettività, considerare punti di vista sconosciuti e aprirci a nuove letture di gesti, situazioni e immagini del mondo che ci circonda. L'arte è sempre stata un dialogo tra le emozioni che volevamo trasmetterci io e papà, consapevoli che la vera opera d'arte è sempre stata l'unicità di ogni istante della nostra vita. Nella sconfinata curiosità e nell'intelligente sensibilità degli artisti che mi hanno affiancato in questo percorso, ho ritrovato un po' di quella poesia che credevo ormai persa. Bisogna saper sognare.”

 

Sirmione ha avuto la fortuna di ricevere in dono dal suo passato una grande ricchezza artistica e culturale, un'eredità che vive nel presente e che chiede a gran voce di mantenere alta la bellezza come linea guida del nostro fare quotidiano. In un mondo dove è sempre più difficile perseguire questa strada, Sirmione guarda con attenzione alle espressioni della creatività contemporanea, in modo particolare quando queste si mettono in relazione con la sua grande storia, rinnovando ogni anno il sostegno all’arte ed agli artisti nell’ambito di rassegne, incontri e mostre. Back to Pietra & Co. segna quindi il ritorno della feconda collaborazione di Sirmione con il Consorzio Marmisti Bresciani, all’insegna di una grande rassegna artistica che, grazie anche alla collaborazione con la Direzione Regionale Musei Lombardia, intende rinnovare l’interesse e le emozioni suscitate dalle passate edizioni con una mostra diffusa in spazi aperti e luoghi pubblici che sorprenderà cittadini e visitatori con opere e installazioni che sono il frutto dell’incontro tra la sensibilità degli artisti e lo spirito dei luoghi, installazioni pensate appositamente per questi spazi che parlano a Sirmione e che da Sirmione vengono arricchite di significato. Alcune di queste opere rimarranno anche al termine della rassegna, lasciando un segno di bellezza permanente sul territorio.

 

“Il Consorzio Marmisti Bresciani, promotore del distretto lapideo bresciano, anche attraverso iniziative culturali, dopo il grande successo di Glocal Emotion in Cava Burgazzi a Rezzato, quest’anno è lieto di presentare il progetto espositivo Back to Pietra & Co..”, afferma Luisa Senini, Presidente del Consorzio Marmisti Bresciani. “La mostra intende omaggiare la creatività di Lillo Marciano, che è stato nostro curatore per molti anni, ideando e proponendo eventi di arte contemporanea, lapidea e non, anche nella bellissima penisola di Sirmione.”

 

Gli artisti che partecipano a questa edizione, scultori della pietra, artisti monumentali contemporanei e creatività legate ai mondi emergenti della digital art e dei linguaggi performativi, oltre a proporre un'esperienza inclusiva al di fuori dei luoghi espositivi tradizionali, hanno contribuito, con opere site-specific nate per Sirmione, a creare un percorso in cui arte e ambiente si compenetrano e ad immergere il pubblico in una creatività evocativa dello spirito del luogo, che consenta di identificarsi ed orientarsi in esso.

 

“Ogni uomo è un artista - J. Beuys. Questa citazione” racconta Paola Cavalli, co-curatrice del progetto, “mi fa pensare a Lillo Marciano uomo e artista dall’animo delicato, capace di esprimere in modo poetico il suo amore per l’arte, per gli artisti, per le loro idee e non solo, sentimento che è stato il filo conduttore della propria esistenza e della propria produzione artistica. Per Lillo ogni uomo aveva un potenziale artistico, la sua attenzione al singolo mi ha sempre affascinato insieme ai suoi progetti rivoluzionari e senza tempo, che esprimevano la sua umanità, la sua creatività e sensibilità. Noi siamo onorati di riproporre il suo progetto dedicato a Sirmione, dal titolo Pietra & Co, rinominandolo Back to Pietra & Co., con l'intento di ricordare (che vuol dire riportare al cuore) e ripercorrere questo suo progetto che da Punta Grò ci conduce fino al centro di Sirmione, facendoci sognare grazie ad un percorso costellato di opere d’arte. Fondamentale la presenza degli artisti, complici straordinari che ci hanno permesso di realizzare tutto questo: esponenti della storia della pietra e della scultura locale che dialogano con artisti d’arte contemporanea e l’immancabile Lillo Marciano.”

 

Custodi indiscussi dello spirito autentico dei luoghi nel percorso curatoriale di Lillo, sono i lupi dei Cracking Art, che nel 2016 con la mostra Cave Canem nella dismessa cava Burgazzi di Virle Treponti, hanno trasformato un luogo abbandonato da anni in un luogo dell'arte dove riflettere sulla storia millenaria della lavorazione del marmo locale.

Il progetto ideato dai Cracking per le Grotte di Catullo nasce dalla volontà di dare continuità a questa visione in un luogo dallo spirito storicamente evocativo, che sembra resistere incontaminato alle modifiche imposte dal tempo. Un luogo ricco di storia e di bellezza, come sono le Grotte di Catullo, si carica di nuove suggestioni grazie al dialogo tra le imponenti sussistenze archeologiche e il linguaggio contemporaneo di Cracking Art. Commenta Flora Berizzi, direttrice delle Grotte di Catullo e del Museo Archeologico Nazionale di Sirmione: “Un accostamento non scontato, quello tra i coloratissimi lupi di Cracking Art e lo splendido contesto archeologico e paesaggistico delle Grotte di Catullo, capace di far scaturire nuovi e sorprendenti sguardi sul nostro patrimonio archeologico. Non è la prima volta che le Grotte di Catullo si aprono ai linguaggi dell’arte contemporanea: l’abbiamo già fatto nel 2022 con le installazioni luminose di MAI Museum e con la mostra fotografica Otium, di Arianna Arcara, tuttora visibile all’interno del Museo Archeologico. Un incontro, quello fra arte contemporanea e patrimonio archeologico che intende rivivificare le magnificenti rovine dell’antica villa romana, integrando storia, cultura e ambiente naturale”.

 

Il progetto Back to Pietra & Co. è stato realizzato grazie al generoso supporto delle istituzioni patrocinanti (Camera di Commercio di Brescia, Botticino Stone District, Scuola delle Arti e della Formazione Professionale Rodolfo Vantini, Visit Brescia, Confapi Brescia), al contributo di numerosi sponsor tecnici e alla disponibilità di realtà territoriali che hanno fornito collaborazione e location, come in particolare il Villa Cortine Palace Hotel.

 

La mostra sarà allestita fino al 3 novembre 2024. Tutti i dettagli del percorso, gli artisti e le opere sono disponibili nel portale turistico del Comune di Sirmione: visitsirmione.com o sulle pagine social del Consorzio Marmisti Bresciani.




Foggia: Francesco Petrone. Rossi Cardinali - Mostra d'arte contemporanea in Puglia

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Il G7 porta in Puglia i grandi capolavori della pittura italiana: al Castello di Mesagne 51 opere d'arte in mostra

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Pralina N° 102 - Alessandro Savelli. Capire l'arte contemporanea con Sergio Mandelli

Thorsten Passfeld at Galerie Levy

mercoledì 5 giugno 2024

In Messico con Frida Kahlo. L'autoritratto come geografia di Paola Zoppi (Perrone)

Paola Zoppi immagina una cartografia essenziale nella quale far convergere case, città e strade, nelle quali la vita dell'artista messicana ha preso forma; e una mappa astrale che delinea il profilo di Frida al momento della sua venuta al mondo e prima che il mondo stesso entrasse in lei. Tuttavia una storia non può essere solo lo svolgersi cronologico di fatti e non può limitarsi a ciò che già conosciamo. Frida va ricercata nelle parti del suo corpo che, una volta fratturate, sono divenute genesi e spazio della sua arte; nelle parole diventate luogo di passione: disintegrazione, nascita, doppio. In quella cultura materiale che si alimenta del suo volto, lo stesso che l'artista ha disegnato ossessivamente per prima.



Pralina N° 101 - Elena Strada. Capire l'arte contemporanea con Sergio Mandelli

The Garden of Forking Paths Sculpture Project