Il saggio affronta i concetti di spazialità e temporalità nell’architettura attraverso le teorie che determinano la stessa disciplina, ma anche tematizzando il suo specifico trascorrere nel tempo. L’autore esamina inizialmente il contesto francese del Sei-Settecento, nel quale appare per la prima volta una considerazione del fondamento arbitrario delle regole relative agli ordini di colonne e del problema della loro applicazione. In secondo luogo, concentra la sua riflessione sull’autonomia disciplinare della storia dell’architettura e sui suoi limiti nel pensiero di Gustavo Giovannoni, per ragionare successivamente, tramite il richiamo al lavoro di Emilio Garroni, sulle difficoltà di un approccio all’architettura come “linguaggio”. Infine, vengono approfonditi due casi sulla temporalità dell’architettura, ove si ripercorrono temi cari al pensiero di Cesare Brandi e dell’oggi quasi dimenticato Wilhelm Pinder, influente storico dell’arte tedesco, al quale si deve la più compiuta formulazione del problema delle “generazioni” nella storia delle arti.
T.A.Z. Weblog Party
un nuovo "territorio mentale", che elude le normali strutture di controllo sociale
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