Mostri. Distinguere o non distinguere le vite dalle opere: il tormento dei fan di Claire Dederer (Altrecose)

 In un libro generato da un lungo pezzo pubblicato sulla Paris Review nel 2017, mentre nasceva il movimento #MeToo, e subito diventato virale e discusso, Claire Dederer coinvolge i lettori nel chiedersi: come dobbiamo convivere, oggi, con le opere di artisti (ma anche artiste) «mostruosi»? Possiamo e dobbiamo ancora amare le opere di Hemingway, Allen, Polanski, Miles Davis, o Picasso? I geni – che chiamiamo anche «mostri» di bravura – meritano un trattamento speciale? La responsabilità maschile è identica a quella femminile, e che cosa può far deragliare il giudizio quando l’artista è una donna, come nel caso di J.K. Rowling, o di Virginia Woolf? Dederer ammira con coinvolgimento certi film di Polanski ogni volta che li vede, ma non gli concede indulgenze o attenuanti sugli abusi: si può convivere con questa contraddizione? Sono tutte domande protagoniste di questi anni e di quelli che verranno, sui giornali e nei dibattiti in tv, ma anche negli uffici che frequentiamo ogni giorno, a cena con gli amici, e nelle nostre coscienze. Le risposte non sono mai nette, per Dederer, e proprio questo le rende delle risposte preziose e soddisfacenti. Illuminante, onesto e mai così attuale, "Mostri" è un libro scritto come una conversazione con chi legge, ricco di divagazioni interessanti, che aiuta a pensare e a discutere. Prefazione di Giulia Siviero.




Rossetti. Ediz. illustrata di Maria Teresa Benedetti (Giunti Editore)

 Dante Gabriel Rossetti (Londra 1828 - Birchington-on-Sea 1882): poeta romantico, cultore di Dante Alighieri, appassionato di Medioevo e di misteri, simbolista estetizzante, è il più perfetto rappresentante dei preraffaelliti. Il gruppo, che comprendeva anche Millais, Hunt, Brown, caratterizzò la pittura inglese di epoca vittoriana con le sue composizioni antiaccademiche ispirate al Quattrocento italiano, da loro considerato il momento di massima purezza e genuinità espressiva dell'arte europea. Rossetti, figlio di un esule italiano, a vent'anni tradusse in inglese la Vita nuova di Dante e fu tra i fondatori della citata confraternita. Aveva iniziato a dipingere da adolescente e prestissimo si innamorò e sposò una sua modella, Elizabeth Siddal, che rimase per sempre il suo punto di riferimento. La sua produzione è caratterizzata da una potente capacità evocativa di mondi simbolici idealizzati, densi di sensualità e mistero, popolati di modelle identiche alla sua Elizabeth.




Sovrani a tavola. Pranzi imbanditi nelle corti italiane. Ediz. illustrata a cura di Andrea Merlotti, Silvia Ghisotti, Clara Goria (Silvana)

 Il pranzo reale è certamente una delle immagini più affascinanti della civiltà delle corti. Eppure le opere che lo raffigurano sono estremamente rare e non ne mostrano quasi mai la quotidianità. L’iconografia delle tavole di corte, infatti, rappresenta per lo più pranzi ufficiali, per nozze, incoronazioni o altre cerimonie. Nello stesso tempo la figura del re che mangia è stata oggetto di letture molteplici, che vanno dalle fiabe alle caricature politiche sino al cinema. Allegoria del potere e, insieme, crocevia di visioni diverse e contrastanti, le tavole reali sono, quindi, un tema iconografico particolarmente complesso. Il volume analizza l’immagine e la realtà del pranzo reale attraverso il prisma delle corti dei sovrani italiani, fra Cinquecento e Ottocento, in un arco cronologico che dall’Italia degli antichi Stati giunge a quella, finalmente unita, della Belle Époque. Una grande varietà di opere, tra dipinti, disegni, incisioni, servizi da tavola, arredi, oggetti preziosi, vetri e argenti, ma anche menu storici, per un viaggio nel mondo delle corti tra arte e storia.


Le vite. Un racconto provinciale dell’arte italiana di Luca Beatrice (Marsilio)

 Tra aneddoti, curiosità e qualche cattiveria, divagazioni e note critiche, un viaggio nel tempo e nello spazio, un’incursione negli studi d’artista e nelle osterie dove scambiare idee e materiali, alla ricerca di quell’«Italia senza centro, non unitaria ma molteplice, attraversata da una lingua fresca, croccante, vibrante, contro quella di plastica della globalizzazione».


Critico e curatore eclettico, rabdomante eterodosso, da anni Luca Beatrice racconta il mondo dell’arte come luogo di scambio simbolico ma anche come teatro di accesi conflitti. Rimettendo al centro del discorso critico i legami tra personalità artistiche e contesto storico-culturale, tra riflessione ed esecuzione, spinge a rivalutare le tante realtà della penisola e la loro capacità di esprimere e interpretare interi universi di senso. Nel confronto con venerati maestri e picareschi compagni, artisti le cui poetiche si traducono in pratiche quotidiane, attraversa i decenni che vanno dal boom economico alle atmosfere cupe degli anni settanta, dal fermento della Transavanguardia e del punk agli anni novanta, che individua come «l’ultimo momento in cui si poteva identificare un’arte italiana», fino ai giorni nostri. Dai prodromi dell’Arte Povera alle ultime sperimentazioni del contemporaneo, si susseguono le vite, tra gli altri, di Giulio Turcato, Carla Accardi, Mario Schifano, Michelangelo Pistoletto, Carol Rama, Emilio Isgrò, Maria Lai, Salvo, Antonio Trotta, Sandro Chia, Corrado Levi, Marco Lodola, Maurizio Cattelan, Vanessa Beecroft, Francesco Vezzoli. Al controcanone accedono anche personaggi che a vario titolo hanno rivoluzionato il modo di concepire e narrare l’arte, da Umberto Allemandi a Giancarlo Politi, da Francesco Bonami a Roberto D’Agostino. Tra aneddoti, curiosità e qualche cattiveria, divagazioni e note critiche, un viaggio nel tempo e nello spazio, un’incursione negli studi d’artista e nelle osterie dove scambiare idee e materiali, alla ricerca di quell’«Italia senza centro, non unitaria ma molteplice, attraversata da una lingua fresca, croccante, vibrante, contro quella di plastica della globalizzazione».

Pier Luigi Nervi di Giulio Carlo Argan (Abscondita)

 «Come ogni tecnica del pensiero umano anche la tecnica costruttiva non può seguire un rigido filo logico, ma s’intreccia con il complesso delle esperienze, finisce col diventare modo di intendere il mondo. Ciò che importa, secondo Pier Luigi Nervi è “seguire spontaneamente, con animo semplice e sereno, la estrinsecazione delle proprie capacità costruttive ed estetiche e soprattutto la propria naturale ispirazione. La quale, per essere inevitabilmente influenzata da quel complesso di fattori che costituiscono l’ambiente in cui viviamo, è più efficacemente espressiva del nostro tempo di quanto lo possano essere pochi elementi decorativi applicati, più che per intima convinzione, per seguire la moda del momento”». Con una nota di Cristiana Chiorino.

Costantinopoli e il suo impero. Arte, architettura, urbanistica nel millennio bizantino di Mauro Della Valle (Jaca Book)

 Negli ultimi decenni la nozione di «arte bizantina» si è ampliata al punto da divenire un contenitore molto elastico nel quale far confluire esperienze molto diverse, dalle Isole Britanniche alla Nubia, dalla Spagna alla Georgia e all’Armenia. In realtà la gran parte di questi territori, in contatto con l’Impero bizantino a vario titolo e in momenti diversi, ha presto sviluppato una fisionomia artistica molto caratteristica e il contributo di Bisanzio non è più identificabile. Questo libro mostra come si debba parlare di «arte bizantina» esclusivamente per quella prodotta nei territori governati dall’imperatore d’Oriente o in altre aree ove sia dimostrabile la presenza di maestranze provenienti da quei territori o dalla capitale Costantinopoli. Costantinopoli, con la sua impareggiabile produzione architettonica e artistica ha esercitato per secoli una forte influenza sull’intero Mediterraneo. La caduta della città per mano degli Ottomani, il 29 maggio 1453, pone fine in modo brusco a una vicenda più che millenaria.